

Esponente di punta della neo-avanguardia del Gruppo 63, è autore di poesie in cui la dissoluzione del linguaggio, raggiunta attraverso la commistione delle forme linguistiche, intende porsi come registrazione della crisi storica dell'ideologia borghese, politica e letteraria.
Ha scritto
- romanzi in cui prevalgono un sistema ludico di smontaggio delle tradizionali forme narrative e una volontà di recupero del linguaggio 'basso'
- libretti per le musiche di Luciano Berio, soggetti per balletti e una riduzione dell'”Orlando furioso” di Ariosto per la regia teatrale di Luca Ronconi. Ha collaborato, con i suoi testi, con molti musicisti
- un buon numero di saggi. Studi alighieriani sono “Interpretazione di Malebolge” (1961), “Il realismo di Dante” (1965). Indagini sulla letteratura tra XIX e XX secolo i volumi “Tra liberty e crepuscolarismo” (1961), “Guido Gozzano” (1966). La tendenza a privilegiare un filone di ironica contestazione dei canoni letterari è anche evidente nella polemica antologia “Poesia del Novecento” (1969)
Identikit
mi autoproduco, fragile, mi clono,
stacco me da me stesso, e a me mi dono:
mi autodigitalizzo, ologrammatico,
replicandomi in toto, svelto e pratico:
mi automaschero e, assai plasticamente,
sindonizzo il mio corpo, e la mia mente:
mi autoregistro, ormai, se mi iconizzo,
cromocifrato in spettro – e mi ironizzo
da Mikrokosmos. Poesie 1951-2004, a cura di Erminio Risso, Feltrinelli, 2004.