e non mi fermo mai
non posso fermare il mio unico piede
sono un corpo di vento
e non ho cordone di attracchi sul ventre nuoto nello spazio rivoluziono
vado e poi torno sono la lisca di un pesce senz’acqua
volato giù in basso dalla bocca di chi
non sa dire il suo nome sono
rimasta conficcata nell’oscuro
scia del silenzio lingua di tutte le altre
voce e vita da un immemorabile inizio del tempo
e mi allargo mi espando
introvabile indizio di spazio covo
le mie uova sono me stessa e labirinti di vortici sbecchetto
sull’orlo dell’occhio che ancora non vede
dentro la mia viscera di stelle
dove noi siamo peso lievissimo del cielo stalattiti e altari senza radici
le vostre mie vite
sono vergini foreste piantate tra insonni scogliere
l’incalzante ignoranza è scambiata per mistero
noi corpi mai nati per intero siamo
riflussi di piccole maree da trasporto tra i pianeti
siamo minuscole tende nell’ inganno di essere stati
mentre tutto è liquida ombra di luce senza confini o domini
disegnati noi siamo fin dentro le ossa dall’anima spessa che unica mostra
la misura di chi porta e a nulla muove senza il fragile uscio di un corpo
un telaio di battiti e battute per sollevare filo per filo l’erba
piantare la pioggia goccia per goccia scrivere
del pesce ogni squama la conchiglia la veglia in un cuore di quarzo la perla
imprimendo a ciascuno la stessa identica forza
per nascere e bruciare per vivere senza fine questo cosmo
senza tregua una corsa senza pari preme da dentro la vostra scena
e segna in noi il costruttore del sogno il sognatore che mai si risveglia
un respiro dentro la stessa volta e tutto il cielo continuo ricade
dentro la coperta la sottile membrana la pelle quel velo palpabile
che ci tiene in piedi e ci stende
gli uni fino agli altri come immensi
accampamenti di prati noi e montagne sabbia dei deserti noi fiumi
oceani di visibile e invisibili precipizi noi di un sole
spentosi per sempre
in questo falso re-
cinto dell’essere.