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Dietrich Bonhoeffer: Storia di un eroe mite in tre aneddoti

UtenteMessaggio

07:30
18 gennaio 2011


OmarBunfai

Ospite

 

Viviamo in un’era che si compiace di non avere più eroi.

Brecht diceva: “Sventurata la terra che ha bisogno di eroi”, pensando al sanguinoso macello della seconda guerra mondiale che infuriava fuori dalla sua finestra, desertificando il mondo.
Allora quella frase era giusta e sacrosanta, oggi invece la mancanza di eroi è solo collegata alla desolante mancanza di valori e di princìpi che annichilisce la nostra civiltà europea.

C’è  eroismo ed eroismo.
L’eroismo autentico, a mio modo di vedere, non è l’esibizione di muscoli morali gonfiati al silicone, bensì la semplicità – spesso inconsapevole – che affronta realtà anche terribili, mettendo in gioco la propria vita per valori irrinunciabili, con la spontaneità con cui si assolvono i doveri quotidiani pure quando sono spiacevoli, senza alcun piacere di farlo ma senza nemmeno pensare di tirarsi indietro.

In questo senso per me eroe è Dietrich Bonhoeffer, il teologo e pastore evangelico tedesco salito sul patibolo del lager di Flossemburg, a soli 39 anni, il 9 aprile 1945, in quanto sospettato d’aver partecipato ad una congiura contro Hitler.

Bonhoeffer amava dire che il cristiano non è un furbo che fa un’assicurazione sulla vita eterna.
Ribadiva l’obbligo, per chi si dichiara seguace di Gesù, di essere, come voleva Nietzsche, “ fedele alla terra ”, alla sua miseria, alla fame e alla morte, senza ricorrere al vile trucco di rifugiarsi, quando la vita diventa difficile e pericolosa, “nelle cosiddette regioni eterne”.
Una fuga nell’aldilà, egli dice, tradisce il messaggio cristiano; non per nulla il Dio cristiano si è fatto uomo, si è calato nel tempo, nella storia, nella mondanità, nella carne.
La parabola umana di Bonhoeffer è una vera testimonianza di martirio per la fedeltà alla terra del Mysterium Incarnationis.

Era andato, in qualità di pastore evangelico, a prestare il suo operato in comunità protestanti degli Stati Uniti, raccomandato da parenti ed amici a rimanervi, visto che era il 1939, il terribile anno d’inizio della seconda guerra mondiale.
Egli invece volle partire con l’ultima nave tedesca che rientrava in patria, poco prima dell’inizio del conflitto bellico, per condividere, disse, la condizione della sua nazione.
Sapeva bene che il nazismo era la negazione cristiana, l’avvento dell’Anticristo – durato per fortuna meno della mia giacca a vento -; ma accettava il rischio, per affermare a quante più persone possibili che era ingiusto e per combatterlo.
Gesù non è venuto a creare un’altra religione-istituzione che promette vita comoda, ma a chiedere al cuore dell’uomo un cambiamento, faticoso quanto spesso pericoloso.
“Guarda che devi cambiare”, è questo il monito che trapela non scritto dai Vangeli.
Per Gesù il mondo così com’è va cambiato e si è sempre in cammino verso una trasformazione interiore, una rivoluzione disarmata che porti la novità innanzitutto nel nostro cuore, e poi al resto delle persone.
La novità è l’amore.
La novità più antica dell’Universo.
Per questo il cambiamento non potrà mai venire dall’imposizione delle armi, ma solo dalla volontà d’ognuno di noi, in quel supremo atto di civiltà che è il donarsi per gli altri in nome di princìpi sacrosanti.
Così come il cambiamento non potrà mai avvenire, se ci rifiutiamo di affrontare il male, che è sempre la mancanza d’amore e di pietà verso l’essere umano.

Bonhoeffer scriveva alla sua fidanzata, mentre era imprigionato a Buchenwald, prima della sua esecuzione a Flossemburg:
“ Il nostro matrimonio – Dietrich immaginava un evento che purtroppo non avverrà mai – sarà un sì alla terra di Dio; esso irrobustirà il nostro coraggio ad agire, e a compiere qualcosa sulla terra.”
Sempre nelle stesse lettere alla fidanzata, Dietrich le scriveva che non aveva alcuna voglia né compiacimento o entusiasmo nel fare il martire; spesso le diceva che non aveva nessuna voglia di vedere Dio anzitempo, ma che avrebbe dato tutti i suoi averi per riabbracciare lei.
Nello stesso tempo le diceva che non ci pensava nemmeno a cedere e a tirarsi indietro, con serena fermezza.

L’ultima testimonianza è quella del medico del campo di Flossenburg dove Bonhoeffer fu impiccato dai nazisti.
Il medico scrisse: "la mattina di quel giorno (9 aprile) tra le 5 e le 6, i prigionieri furono fatti uscire dalla cella e fu letto l’atto di accusa.
Dalla porta socchiusa di una cella della baracca, poco prima della consegna della casacca dei prigionieri, vidi il pastore Bonhoeffer inginocchiato, immerso in un’intensa preghiera con il suo Dio.
Il modo di pregare di quell’uomo così simpatico, pieno di abbandono e di fiducia, mi scosse profondamente.
Ai piedi della forca si fermò ancora un breve istante in preghiera, indi salì coraggioso e rassegnato la scala. La morte seguì dopo pochi secondi. Mai nella mia carriera medica, vidi un uomo morire con tanta fiducia in Dio."

“Se un giorno mi trovassi nella Kurfurstenstrasse (una delle principali strade nel centro di Berlino) e mi venisse incontro un pazzo, alla guida di un'automobile, che investe i passanti, quale sarebbe il mio compito di Pastore? Seppellire i morti e curare i feriti o anche di cercare di arrestare quel pazzo?"
Così rispose Bonhoeffer ad un suo compagno di prigionia che gli chiedeva perché pur essendo pastore, avesse partecipato alla Resistenza.

Questo senso di responsabilità era la sua fedeltà al mondo, dove il fulcro di questa fedeltà alla terra non era l’ebbro vitalismo o il cocciuto immanentismo della volontà di Potenza dell’ultimo Netzsche, ma poggiava sull’insegnamento di Gesù di Nazareth, il Dio che si è fatto uomo per insegnarci ad amare e a combattere l’odio.

Sia pietà per l’eroe.

14:26
19 gennaio 2011


admin

Amministratore

messaggi3520

Dietrich Bonhoeffer

"Solo il grande concilio ecumenico della santa chiesa di Cristo da tutto il mondo può parlare in modo che il mondo, nel pianto e stridor di denti, debba udire la parola della pace, e i popoli si rallegreranno perché questa chiesa di Cristo toglie, nel nome di Cristo, le armi dalle mani dei suoi figli e vieta loro di fare la guerra e invoca la pace di Cristo sul mondo delirante."

Nel 1945 la Chiesa confessante offrì a Stoccarda la famosa ammissione di colpa:

"La chiesa [...] è rimasta muta dove avrebbe dovuto gridare, perché il sangue degli innocenti gridava al cielo… Essa è rimasta a guardare quando sotto la copertura del nome di Cristo si sono compiute violenze ed ingiustizie… La chiesa confessa di aver assistito all'uso arbitrario della forza brutale, alle sofferenze fisiche e spirituali di innumerevoli innocenti, all'oppressione, all'odio, all'assassinio senza levare la propria voce in loro favore, senza aver trovato vie per correre loro in aiuto. Essa si è resa colpevole della vita dei fratelli più deboli e indifesi di Gesù Cristo (gli ebrei)… Lo confessa… Non ha rinfacciato al calunniatore la sua ingiustizia e ha abbandonato il calunniato al suo destino."

dmk

14:47
19 gennaio 2011


Manfredi

Ospite

già, la famosa ammissione di colpa di una Chiesa non – eroica, ben lontana dalle posizioni di Bonhoeffer che fu uno fra i primi a schierarsi contro anti semitismo (cfr. conferenza La Chiesa di fronte al problema degli ebrei)

Bonhoeffer riconosce allo Stato il diritto di decidere dal punto di vista legislativo sulla questione ebraica, ma insieme sosteneva che la chiesa dovesse interrogare lo Stato circa il carattere legittimante statale del suo agire,in altre parole la Chiesa può responsabilizzare lo Stato. La chiesa infatti ha un obbligo incondizionato nei confronti delle vittime dell'ordine sociale, anche se non appartengono alla comunità cristiana. Se la chiesa vede che lo Stato eccede, essa è nella condizione "non soltanto di fasciare le vittime che sono finite in mezzo agli ingranaggi della ruota, ma di arrestare gli ingranaggi stessi".

e questo, a mio modo di vedere le cose, é valido sempre, anche oggi, quando si reclama, da parte dei più, la NON INGERENZA (?) della Chiesa nello Stato, sia pure nei problemi attinenti l' etica sociale. ma non voglio uscire dal seminato e non voglio, soprattutto, far polemica.

di Bonhoeffer ritengo importante questa frase pronunciata all' inizio dell' era hitleriana:

se il capo "permette al seguace che questi faccia di lui il suo idolo, allora la figura del capo si trasforma in quella di corruttore… Il capo e la funzione che divinizzano se stessi scherniscono Dio".

buona considerazione, non trovate?

Un grande uomo, un grande ministro di culto, un grande pensatore: la sua Resistenza e resa é un documento ormai famoso per riflettere sui rapporti fra fede e azione, fra religione e mondo. eroe? certo. e non per ché é stato incarcerato e poi impiccato, ma perché ha TESTIMONIATO, per tutta la vita, conscio del pericolo in cui si andava a mettere, il suo punto di vista di PACE e fratellanza e amore universali. Grazie, Omar.

14:56
19 gennaio 2011


Manfredi

Ospite

da una citazione di dmk in altro sito:

..Vorrei respirare il profumo del tuo essere, 
vorrei assorbirlo, restare in esso, 
come in un caldo giorno d'estate i fiori carichi invitano le api 
e le inebriano; 
come i nottambuli di ligustri s'ubriacano; 
ma un brusco colpo di vento distrugge profumo e fiori. 
E io sto come un folle 
Davanti a ciòè che è svanito, che è passato… 

Dietrich Bonhoeffer, Resistenza e Resa

ci si sente il travaglio interiore di chi ha la forza e il coraggio di porsi "il problema", per poter poi affrontarlo…

14:52
20 gennaio 2011


admin

Amministratore

messaggi3520

Ma dove sei andato a ripescarla?Smile Certo che hai sempre una memoria fenomenale! Io mi ero dimenticata di quel post!

Ad ogni modo, visto che siamo arrivati qui, io aggiungo, da un post di fernirosso:

Chi sono? 

Chi sono? Spesso mi dice questo o quello 
che dalla cella in cui son tenuto 
esco disteso, lieto e risoluto 
com’esce un signor dal suo castello. 

Chi sono? Spesso mi dicono 
che parlo a chi mi sorveglia 
con liberta', affabilita' e chiarezza 
come spettasse a me di comandare. 

Chi sono? Anche mi dicono 
che sopporto i giorni infelici 
imperturbabile, sorridente e fiero 
come chi e' avvezzo alla vittoria. 

Sono io veramente cio' che gli altri dicono di me? 
O sono soltanto cio' che io stesso conosco di me? 
Inquieto, pieno di nostalgia, malato come uccello in gabbia, 
bramoso di aria come mi strangolassero alla gola, 
affamato di colori, di fiori, di voci d'uccelli, 
assetato di parole buone, di umana compagnia, 
tremante di collera davanti all'arbitrio e all'offesa piu' meschina, 
agitato per l'attesa di grandi cose, 
preoccupato e impotente per gli amici infinitamente lontani, 
stanco e vuoto nel pregare, nel pensare, nel creare, 
spossato e pronto a prendere congedo da ogni cosa? 

Chi sono? Questo sono o sono quello? 
Sono oggi uno, domani un altro? 
Sono io l’un l’altro insieme? Davanti agli uomini un simulatore 
e davanti a me uno spregevole, querulo vigliacco? 
O cio' che ancora io sono somiglia all'esercito sconfitto 
Che si ritrae in disordine davanti alla vittoria gia' conquistata? 

Chi sono? Porre domande cosi' da soli e' a scherno mio. 
Chiunque io sia, tu mi conosci, tuo io sono, o Dio!

 

Dietrich Bonhoeffer

dmk



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