Narciso di Caravaggio: l'uomo che si perde nel rimirarsi;
immagine emblematica della nostra era del nichilismo realizzato.
Benvenuti, utenti di Dmksite, nell’era del nichilismo compiuto.
Cominciamo l’anno nel segno di Nietzsche e di Dostoevskij, attualissimi scrittori/pensatori di fine ottocento.
Entrambi scorgevano nel loro tempo e nel futuro – un futuro che è ora il nostro presente – l’avvento del nichilismo realizzato, l’Ospite inquietante, come lo chiamava Nietzsche è diventato il Padrone di casa di tutti i giorni.
Parlo del crollo dei princìpi e dei sistemi di valori, con la differenza essenziale che per Nietzsche si trattava di una liberazione da festeggiare –come si tentò di fare negli anni ’70 imbottendosi di droghe, per esempio – e per lo scrittore russo di una malattia da curare con lunghe e severe terapie.
E’ quasi inutile che io sottolinei che per fine della civiltà non intendo Apocalisse o distruzione del mondo; questi ragionamenti non hanno niente a che fare con le apocalissi d’accatto di quei profeti dell’horror che mirano solo a vendere il loro ciarpame o fare qualche militonto per le loro chiesette da Luna Park.
I valori sono stati distrutti ma il mondo continua lo stesso a seguire il Principio dei non princìpi: l’aumento del profitto fine a se stesso.
Il valore base della nostra civiltà è stato dall’origine l’Agorà: la piazza dove ognuno poteva esprimersi liberamente e concorrere al bene comune della Polis dov’era nato o venuto a vivere.
L’Agorà ospitava anche il mercato, dove i cittadini si truffavano e s’insultavano a vicenda, era il lato in ombra che necessariamente contorna ogni valore alto.
Ora il Mercato ha sconfitto l’Agorà, e la nostra civiltà è morta.
Stessa sorte toccò ai valori insegnati dal Maestro anarchico Gesù, l’amore e il perdono.
La sua rivoluzione spirituale fu sconfitta dalle Chiese che perseguono con i loro Torquemada solo il Potere –un’altra faccia del Profitto- e i suoi princìpi non furono mai attuati se non in poche oasi –penso a Francesco d’Assisi e ai monaci irlandesi dell’XI secolo- o isole felici, quanto effimere.
Pertanto: la giustizia, la democrazia, l’amore, il perdono, Dio e gli dei, gli eroi, il dovere della memoria…tutto è stato annientato.
Le radici greche e cristiane della nostra civiltà divelte dal terreno fertile e lasciate a seccare e a marcire nei nostri deserti costellati da bancomat e computer, mentre milioni di esseri umani consumano il loro inferno privato ogni giorno nell’ormai più totale indifferenza.
E allora vi chiedo: che cosa posso ancora sperare?
Ho sempre pensato che la speranza non nasce da una visione del mondo rassicurante e ottimista, bensì dalla lacerazione dell’esistenza vissuta e patita senza veli e menzogne, che crea un’insopprimibile necessità di riscatto.
Il male radicale che ci avvolge esige di essere scrutato fino in fondo, per essere affrontato con la speranza di superarlo.
Charles Peguy considerava la speranza la virtù più grande, proprio perché le inclinazioni a disperare e a vivere nell’oblio sono così forti e radicati nel cuore umano.
Sta diventando difficile, se non impossibile, vedere quello che avviene e nondimeno credere che domani andrà meglio.
La speranza è una conoscenza completa delle cose, osservava Gerardo Cunico; non solo di come esse appaiono e sono, ma anche di come devono diventare per essere conformi alla loro piena realtà e identità non ancora dispiegata, alla legge del loro essere.
Vi lascio quindi spazio per testimoniare i vostri valori, spiegando come riuscite a sottrarli al nichilismo compiuto.
Questo è uno spazio cooperativo e collettivo, apritevi pure.
Io credo che l’ultima speranza per la nostra civiltà Occidentale stia nell’applicazione dei valori del profeta Gesù di Nazareth, tradito dalle Chiese sataniche dedite al Potere e al Profitto.
Sul come si possano applicare quei princìpi e sottrarli al nichilismo, vi prego di non chiedermi delucidazioni; quello che sento è che quei talenti rappresentano la nostra ultima speranza.