Utente | Messaggio |
21:13 5 novembre 2009
| Rose
| | |
| Ospite
| | |
|
|
Un artista poliedrico, romanziere, autore di opere teatrali, saggista e polemista.
Pierpaolo Pasolini fu un intellettuale di sinistra scomodo e criticato duramente anche dalla sinistra. Visse una vita all'insegna dello scandalo, fu perseguitato dalla censura, non si contano le denunce ed i processi che gli furono intentati, eppure fu una delle figure cruciali della cultura italiana del '900.
Pasolini in un'intervista di Enzo Biagi:
|
|
22:21 5 novembre 2009
| admin
| | |
| Amministratore
| messaggi3520 | |
|
|
Fu critico della mentalità borghese, della, allora agli inizi, società dei consumi e anche della mentalità sessantottina: oggi, un intellettuale poliedrico, interzionalmente riconosciuto come uno dei massimi esponenti della cultura del XX secolo.
Ragazzi di vita
Gli adolescenti della periferia di Roma, sottoproletari con alle spalle famiglie sfrattate, ammucchiate insieme ad altre famiglie in stanze e corridoi di edifici fatiscenti.
Il romanzo racconta le loro giornate trascorse alla ricerca di soldi e passatempi. Sono personaggi emarginati dalla città normale e rispettabile, non integrati in un contesto sociale di lavoro o scuola: la strada è il loro spazio e la loro scuola. Una delle sensazioni più immediate, durante la lettura, è che si stia assistendo alla storia di adolescenti che non sono mai stati bambini. In loro non c'è la voglia di giocare innocentemente, nessuno di loro è ingenuo.
La povertà e la disperazione che regnano in questo romanzo non guardano in faccia a niente e nessuno: per gioco si può decidere di bruciare uno del gruppo, per rabbia si può reagire accoltellando la propria madre, per necessità si rubano i soldi di tasca a un amico con il quale ci si stava divertendo sul fiume poco prima.
Il romanzo fu criticato e Pasolini denunciato per oscenità. Il processo si concluderà con l' assoluzione dell' autore con “formula piena”, grazie anche alle testimonianze: di Carlo Bo, che dichiarò che il libro era ricco di valori religiosi “perché spinge alla pietà verso i poveri e i diseredati” e non contenente oscenità perché “i dialoghi sono dialoghi di ragazzi e l'autore ha sentito la necessità di rappresentarli così come in realtà”. E di Giuseppe Ungaretti che inviò una lettera firmata ai magistrati che si occupavano del caso “Ragazzi di vita”, dicendo loro che si trattava di un abbaglio clamoroso perché il romanzo di Pasolini era semplicemente la cosa più bella che si poteva leggere in quegli anni.
|
|
|
22:25 5 novembre 2009
| Rose
| | |
| Ospite
| | |
|
|
Dopo i disordini di Valle Giulia, Pasolini scrisse questa poesia:
"II PCI ai giovani!!" È triste. La polemica contro il PCI andava fatta nella prima metà del decennio passato. Siete in ritardo, figli. E non ha nessuna importanza se allora non eravate ancora nati… Adesso i giornalisti di tutto il mondo (compresi quelli delle televisioni) vi leccano (come credo ancora si dica nel linguaggio delle Università) il c…. Io no, amici. Avete facce di figli di papà. Buona razza non mente. Avete lo stesso occhio cattivo. Siete paurosi, incerti, disperati (benissimo) ma sapete anche come essere prepotenti, ricattatori e sicuri: prerogative piccoloborghesi, amici. Quando ieri a Valle Giulia avete fatto a botte coi poliziotti, io simpatizzavo coi poliziotti! Perché i poliziotti sono figli di poveri. Vengono da periferie, contadine o urbane che siano. Quanto a me, conosco assai bene il loro modo di esser stati bambini e ragazzi, le preziose mille lire, il padre rimasto ragazzo anche lui, a causa della miseria, che non dà autorità. La madre incallita come un facchino, o tenera, per qualche malattia, come un uccellino; i tanti fratelli, la casupola tra gli orti con la salvia rossa (in terreni altrui, lottizzati); i bassi sulle cloache; o gli appartamenti nei grandi caseggiati popolari, ecc. ecc. E poi, guardateli come li vestono: come pagliacci, con quella stoffa ruvida che puzza di rancio fureria e popolo. Peggio di tutto, naturalmente, e lo stato psicologico cui sono ridotti (per una quarantina di mille lire al mese): senza più sorriso, senza più amicizia col mondo, separati, esclusi (in una esclusione che non ha uguali); umiliati dalla perdita della qualità di uomini per quella di poliziotti (l'essere odiati fa odiare). Hanno vent'anni, la vostra età, cari e care. Siamo ovviamente d'accordo contro l'istituzione della polizia. Ma prendetevela contro la Magistratura, e vedrete! I ragazzi poliziotti che voi per sacro teppismo (di eletta tradizione risorgimentale) di figli di papà, avete bastonato, appartengono all'altra classe sociale. A Valle Giulia, ieri, si è cosi avuto un frammento di lotta di classe: e voi, amici (benché dalla parte della ragione) eravate i ricchi, mentre i poliziotti (che erano dalla parte del torto) erano i poveri. Bella vittoria, dunque, la vostra! In questi casi, ai poliziotti si danno i fiori, amici.
|
|
22:32 5 novembre 2009
| admin
| | |
| Amministratore
| messaggi3520 | |
|
|
Un "ribaltamento" di punto di vista, di focalizzazione. Una riflessione che vale. Grazie, Rose.
|
|
|
22:36 5 novembre 2009
| Rose
| | |
| Ospite
| | |
|
|
Sì, Daniela. Ecco perchè era un personaggio molto scomodo e inviso da molta gente. Non a caso la sua morte è ancora un mistero. La verità era così pericolosa che il ragazzo che confessò il delitto ha fatto 30 anni di carcere, prima di ritrattare.
|
|
22:51 5 novembre 2009
| admin
| | |
| Amministratore
| messaggi3520 | |
|
|
L'Italia sta marcendo in un benessere che è egoismo, stupidità, incultura, pettegolezzo, moralismo, coazione, conformismo: prestarsi in qualche modo a contribuire a questa marcescenza è, ora, il fascismo.
Pier Paolo Pasolini
Vie Nuove n. 36, 6 settembre 1962
|
|
|
22:56 5 novembre 2009
| Rose
| | |
| Ospite
| | |
|
|
Mi verrebbe da dire: “L'italia era solo agli inizi, caro Pierpaolo, del processo che descrivi così bene!”
Chissà cosa avrebbe pensato Pasolini degli sviluppi successivi …
Chissà cosa avrebbe detto della caduta del comunismo, della capitalizzazione della Cina … chissà cos'avrebbe detto dei realities!
|
|
23:04 5 novembre 2009
| admin
| | |
| Amministratore
| messaggi3520 | |
|
|
Mi hai tolto le parole di bocca, Rose!
|
|
|
10:28 6 novembre 2009
| sandra
| | |
| Ospite
| | |
|
|
Ah! Pasolini, la pietra dello scandalo!
Non ne so molto, a dire la verità, oltre a questa aura di disapprovazione che lo circonda. Copio da Wiki:
“Attento osservatore della trasformazione della società del dopoguerra sino alla metà degli anni settanta. Suscitò forti polemiche e accesi dibattiti per la radicalità dei suoi giudizi, assai critici nei riguardi delle abitudini borghesi e della nascente società dei consumi italiana, ma anche nei confronti del Sessantotto e dei suoi protagonisti.”
Uno così i guai li cerca e li trova, per forza.
|
|
13:20 6 novembre 2009
| Pietro
| | |
| Ospite
| | |
|
|
E' vero, signorina Sandra, ma è apprezzabile la sincerità dell'individuo. Questa bisogna riconoscerla a Pasolini, che sembrava animato da una forte visione libertaria che non si mescolava con le ideologie politiche.
Per le sue opere letterarie o cinematografiche, venne più volte accusato di oscenità e vilipendio alla religione, ma come ebbe a dire Moravia, sarebbe stato molto più giusto incolpare il regista di aver vilipeso i valori della piccola e media borghesia italiana. Questo, in effetti era quanto non gli veniva perdonato, come quelli a sinistra non gli perdonavano le critiche rivolte loro. Per esempio, il film "Uccellacci e uccellini", interpretato da Totò e Ninetto Davoli, trattava il tema della crisi politica del PCI e del marxismo in chiave ‘ideocomica'.
Periodicamente viene chiesta la riapertura dell'indagine sulla morte dello scrittore, ipotizzando che Pasolini sia stato ucciso non da un «ragazzo di vita» bensì da un gruppo, e che le ragioni siano di tipo politico, legate alla stesura del suo romanzo inedito, Petrolio, basato probabilmente sul caso Mattei.
|
|
16:42 6 novembre 2009
| Manfredi
| | |
| Ospite
| | |
|
|
Pasolini disse della sua ultima opera di narrativa, Petrolio: “Ho iniziato un libro che mi impegnerà per anni, forse per il resto della mia vita. Non voglio parlarne, però: basti sapere che è una specie di 'summa' di tutte le mie esperienze, di tutte le mie memorie”. Così scriveva il 10 gennaio 1975. Il nuovo libro al quale Pasolini stava lavorando e che egli stesso aveva indicato come un corposo volume che avrebbe toccato le duemila pagine è rimase incompiuto. Tutto quanto lo scrittore era riuscito a comporre è stato pubblicato nel 1992 da Einaudi. O, per meglio dire, il volume pubblicato comprende 133 “appunti”, parecchie annotazioni o “promemoria”, oltre a una lettera ad Alberto Moravia; contiene pure alcuni schizzi inseriti dall'autore nel manoscritto.
Paolo Volponi, scrittore italiano recentemente scomparso, nel 1976, riferendosi all'ultimo colloquio avuto con Pier Paolo Pasolini, suo grande amico, a sua volta racconta: «Una volta mi ha detto, e lo ripeto cercando nel ricordo le sue parole: “Mah, io adesso, finitoSalò, non farò più cinema,…Sto lavorando a un romanzo. Deve essere un lungo romanzo, di almeno duemila pagine. S'intitolerà Petrolio. Ci sono tutti i problemi di questi venti anni della nostra vita italiana politica, amministrativa, della crisi della nostra repubblica: con il petrolio sullo sfondo come grande protagonista della divisione internazionale del lavoro, del mondo del capitale che è quello che determina poi questa crisi, le nostre sofferenze, le nostre immaturità, le nostre debolezze, e insieme le condizioni di sudditanza della nostra borghesia, del nostro presuntuoso neocapitalismo. Ci sarà dentro tutto, e ci saranno vari protagonisti. Ma il protagonista principale sarà un dirigente industriale in crisi“.
In questo suo ultimo romanzo, Pasolini ritorna su alcuni dei temi che egli preferisce: la “mutazione antropologica” a causa della quale ormai tutta una popolazione si è trasformata in neo-borghesia, la sparizione del “popolo puro”, portatore di grandi valori, l'identificazione dei democristiani con i fascisti. Il tutto, scritto nella “lingua che si adopera per la saggistica, per certi articoli giornalistici, per le recensioni, per le lettere private o anche per la poesia.
Nel romanzo vi è tutto il mondo contemporaneo, vi è cioè un contributo essenziale che Pasolini offre per la comprensione di ciò che è accaduto nel nostro paese tra gli anni Sessanta e gli anni Ottanta. E molte sono, in Petrolio, le dichiarazioni di Pasolini su se stesso. Alcune citazioni possono fornire qualche esempio:
«Carlo guardava quei fascisti che gli passavano davanti. Le persone che passavano davanti a Carlo erano dei miseri cittadini ormai presi nell'orbita dell'angoscia e del benessere, corrotti e distrutti dalle mille lire di più che una società “sviluppata” aveva infilato loro in saccoccia. I giovani avevano i capelli lunghi di tutti i giovani consumatori, con cernecchi e codine settecentesche, barbe carbonare, zazzere liberty; calzoni stretti che fasciavano miserandi coglioni. La loro aggressività, stupida e feroce, stringeva il cuore.Quella massa di gente sciamava per quella vecchia strada senza il minimo prestigio fisico, anzi fisicamente penosa e disgustosa. Erano dei piccoli borghesi senza destino, messi ai margini della storia del mondo, nel momento stesso in cui venivano omologati a tutti gli altri». (pp. 501-503)
|
|
18:26 6 novembre 2009
| Rose
| | |
| Ospite
| | |
|
|
18:47 6 novembre 2009
| Manfredi
| | |
| Ospite
| | |
|
|
Vero, Rose!
Totò e suo figlio Ninetto vagano per le periferie e le campagne circostanti la città di Roma. Durante il loro cammino incontrano un corvo . Come viene precisato:“Per chi avesse dei dubbi o si fosse distratto, ricordiamo che il Corvo è un intellettuale di sinistra -diciamo così- di prima della morte di Palmiro Togliatti”.
Il Corvo narra loro il racconto di Ciccillo e Ninetto (anch'essi interpretati da Totò e Ninetto), due monaci francescani a cui San Francesco ordina di evangelizzare i falchi ed i passeri. I due frati non riusciranno a raggiungere il loro obiettivo, perché, pur essendo riusciti ad evangelizzare le due “classi” di uccelli, non avranno posto fine alla loro feroce rivalità: per questa mancanza verranno rimproverati da San Francesco ed invitati ad intraprendere nuovamente il cammino di evangelizzazione.
Chiusa la parentesi del racconto, il viaggio di Totò e Ninetto prosegue; il Corvo li segue e continua a parlare in tono intellettualistico e altisonante. I protagonisti, in un contesto fortemente visionario, incontrano altre persone, tra le quali: alcuni proprietari terrieri che ordinano a Totò e Ninetto di allontanarsi dalle loro proprietà e finiscono per sparare contro i due, che non vogliono obbedire; una famiglia, che vive in condizioni assai degradate, a cui Totò intima di abbandonare la propria casa; un gruppo di attori itineranti a bordo di una Cadillac; i partecipanti al “1° convegno dei dentisti dantisti” ecc Alla fine del film, i due, stanchi delle chiacchiere del Corvo, lo uccidono e se lo mangiano.
L'atroce amarezza dell'ideologia sottostante al film (la fine di un periodo della nostra storia, lo scadimento di un mandato) ha finito forse col prevalere. Mai ho scelto per tema di un film un soggetto così difficile: la crisi del marxismo della Resistenza e degli anni Cinquanta, poeticamente situata prima della morte di Togliatti, subita e vissuta, dall'interno, da un marxista, che non è tuttavia disposto a credere che il marxismo sia finito (il buon corvo dice: “Io non piango sulla fine delle mie idee, perché verrà di sicuro qualcun altro a prendere in mano la mia bandiera e portarla avanti! È su me stesso che piango…”). Ho scritto la sceneggiatura tenendo presente un corvo marxista, ma non del tutto ancora liberato dal corvo anarchico, indipendente, dolce e veritiero. A questo punto, il corvo è diventato autobiografico, una specie di metafora irregolare dell'autore. Totò e Ninetto rappresentano invece gli italiani innocenti che sono intorno a noi, che non sono coinvolti nella storia, che stanno acquisendo il primo jota di coscienza: questo quando incontrano il marxismo nelle sembianze del corvo.
Pier Paolo Pasolini, Capolavori italiani, L'Arca società editrice de “l'Unità”, maggio 1995.
|
|
11:11 7 novembre 2009
| Pietro
| | |
| Ospite
| | |
|
|
E' proprio il caso di dire che Pasolini precorreva i tempi con una lungimiranza impressionante e sosteneva le sue tesi con coraggio, in tempi in cui le ideologie la facevano da padrone.
“Io non piango sulla fine delle mie idee, perché verrà di sicuro qualcun altro a prendere in mano la mia bandiera e portarla avanti! È su me stesso che piango".
Un corvo molto saggio, nella cui delusione molti, a partire dal sottoscritto, possono identificarsi. Vorrei aggiungere che anche le bandiere e le idee sono cambiate.
|
|
18:30 7 novembre 2009
| Rose
| | |
| Ospite
| | |
|
|
Non abbiamo parlato di un aspetto della vita di Pasolini che pur attenendo alla sfera privata, influì parecchio su di lui e sull'atteggiamento della critica, del pubblico, dei giudici (fu al centro di più di 30 procedimenti giudiiziari) e dei suoi stessi 'compagni'.
Il tema dell'omosessualità è trasversale a quasi tutte le sue opere e contribuì a renderlo un personaggio scomodo. Lo stesso partito comunista lo espellerà, il 26 Ottobre 1949, per 'indegnità morale'.
Erano ancora lontani i tempi in cui i 'trans' sarebbero stati invitati nelle trasmissioni televisive come ospiti ed opinionisti. La faccina storta non è per i 'trans', ma per chi usa ogni mezzo per fare audience.
|
|
21:46 10 novembre 2009
| Rose
| | |
| Ospite
| | |
|
|
Un filmato interessante sul 'pathos' in alcuni film di Pasolini.
Notevole l'ultima parte dove spiega come abbia cercato di riprodurre nel cinema alcune rappresentazioni esistenti in pittura.
|
|