E' attesa l'entrata in vigore di una legge che nella valutazione dei rischi in ambito lavorativo include la rilevazione dei fattori di stress lavoro correlato. Finalmente, in azienda, si parlerà di "persone" e non solo di "risorse umane".
Lo stress non è una malattia che si cura con l'antibiotico o l'aspirina, è un indicatore importante del fatto che nel complesso equilibrio "corpo-emozioni-mente e spirito" – si, anche spirito! – della persona c'è una voce che prevale e prevarica sulle altre, soffocando l'integrità della persona, ed è il malessere che ne deriva che è percepito come stress.
Il Decreto Legislativo 81/08 doveva entrare in vigore già nel maggio scorso, ma è stato rimandato al 2010. Psicologi e sociologi sono già in fermento e si preparano ad accogliere e soddisfare le richieste dell'articolo 24 che fa esplicito riferimento alla verifica delle condizioni in cui si svolge il lavoro, alla valutazione dello stress lavoro-correlato.
Sarà, in alcune aziende, la prima volta che verranno poste domande del tipo "trovi il tuo lavoro interessante", "come valuti la qualità delle relazioni con i tuoi colleghi", "ricevi apprezzamento dai tuoi capi", e così via. Forse, per molti, sarà anche la prima occasione per chiedersi "quanto sono felice in azienda, in questa azienda?". Il termine felicità ormai non è più un tabù sul lavoro, il prof. Tal Ben Shahar ha spopolato a Harvard con le sue lezioni sulla felicità che invitano le persone a riflessioni importanti sul modo in cui stanno vivendo la propria vita.
Non è il lavoro la causa dello stress? No. E' "come viviamo al lavoro", "come viviamo il lavoro".