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nobel per la pace…..in carcere

UtenteMessaggio

12:12
20 maggio 2009


stella

Ospite

L'APPELLO  (CORRIERE DELLA SERA)
Aung San Suu Kyi,
non smettiamo di difenderla
È iniziato a Rangoon, a porte rigidamente serrate – esclusi dunque giornalisti, diplomatici stranieri e pubblico – il processo ad Aung San Suu Kyi, 63 anni, tredici dei quali (nell'arco di 19) passati agli arresti domiciliari. Arresti che, beffa estrema, dovevano concludersi alla fine della settimana prossima. L'icona della resistenza contro il regime dei generali birmani ne rischia ora altri cinque di carcere per avere accolto e rifocillato il mormone americano, John William Yettaw, che il 6 maggio aveva attraversato a nuoto un lago per raggiungerla nella sua abitazione.

E c'è da scommettere che quest'ultimo, a sua volta sotto processo in un giudizio separato, pur essendo in teoria il vero responsabile dell'accaduto, avrà una pena ben più mite, se l'avrà. Perché è americano ma, ancora di più, perché la spina nel fianco del regime è lei e l'occasione per incarcerarla di nuovo va, evidentemente, colta. Duecento oppositori del regime hanno manifestato ieri davanti al tribunale in favore di Aung San Suu Kyi-nome da scrivere per intero e non, come vuole il regime, abbreviato in Suu Kyi, per far dimenticare alla cittadinanza che è figlia di un eroe nazionale, il generale Aung San – ma si vorrebbe che si manifestasse per lei in tutto il mondo, uscendo da quella certa diffusa, rassegnata indifferenza con la quale è stata accolta la notizia del suo nuovo arresto.

Innumerevoli volte si è, in effetti, già scritto di lei e delle persecuzioni delle quali è stata vittima, al punto che l'opinione pubblica – fatta di noi tutti – pare ormai assuefatta e incapace di ribellarsi ancora, di protestare e di difenderla. Ed è probabile che proprio su questa assuefazione faccia conto, e ne approfitti, il regime dei generali per colpirla di nuovo, chissà, in modo definitivo, viste l'età e le non brillanti condizioni fisiche. Chiudere o socchiudere gli occhi, anche solo per stanchezza, su una giustizia così tragicamente ingiusta vorrebbe dire, si sa, condannare altri forse numerosi sconosciuti alle medesime iniquità. La nostra grande centenaria, Rita Levi Montalcini, ancora una volta ha dato prova di tenace vitalità chiedendo al governo birmano la liberazione di Aung San Suu Kyi. Nella speranza che la sua voce sia di esempio e traino per molte altre.

Isabella Bossi Fedrigotti
19 maggio 2009 

 

Una donna eletta liberamente dal popolo Birmano, doveva diventare primo ministro, il regime militare cerca in ogni modo di eliminarla.

12:52
20 maggio 2009


franco

Ospite

ormai essere stati eletti liberamente, pare non essere più garanzia di diritto a svolgere il proprio ruolo politico, nemmeno se a volerlo è la maggioranza dei cittadini.

Non solo in Birmania, mi pare.

In questi momenti si sta infatti per l'ennesima volta cercando di sottrarre la sovranità al popolo e lasciarla nelle mani di altre caste, persino nel nostro Paese.

Operazione infame che fortunatamente è stata così preannunciata, che non sortirà altro effetto se non quello di renderci un po' più faziosi tutti quanti e certamente più lontani da quella pacificazione nazionale, sempre invocata ma sempre disattesa.

f

12:54
20 maggio 2009


Gio

Ospite

La nuova accusa, che comporta da tre a cinque anni di carcere, arriva a pochi giorni dalla scadenza degli arresti domiciliari, il 27 maggio. Secondo gli osservatori la giunta militare del Myanmar punta a una condanna per togliere visibilità a San Suu Kyi in vista delle elezioni del 2010. John Yeattaw, 53 anni, è comparso anche lui davanti ai giudici nel carcere di Insein, a nord di Rangoon, ma non è stata stabilita ancora una data per il suo processo, ha detto l'avvocato Hla Myo Myint, lo stesso di San Suu Kyi. L'arresto di Yeattaw è stato annunciato dalle autorità birmane una settimana fa dopo essere rimasto nascosto due giorni nella residenza di San Suu Kyi.

(da Panorama del 14 maggio 2009)

16:40
20 maggio 2009


admin

Amministratore

messaggi3520

Dalla decisione del comitato per l' assegnazione dei Premi Nobel:

Oslo, 14 Ottobre 1991

“Il comitato per l' assegnazione dei Premi Nobel ha deciso di assegnare il Nobel per la Pace 1991 a Aung San Suu Kyi di Myanmar (Burma) per la sua lotta non violenta per la democrazia e i diritti umani.

La lotta di Aung San Suu Kyi costituisce uno dei più straordinari esempi di coraggio civile in Asia nelle recenti decadi. Ella è divenuta un importante simbolo della lotta all' opressione…

Nel conferire il Nobel per la Pace 1991 a Aung San Suu Kyi, il Comitato norvegese dei Premi  Nobel vuole rendere onore a questa donna per i suoi infaticabili sforzi e insieme dimostrare sostegno a quanti, nel mondo, stanno cercando di ottenere democrazia, diritti civili e riconciliazione etnica, per mezzo della non violenza…”

Ecco, proprio per questo, come altri prima di lei, come altri dopo di lei, è considerata un pericolo, la voce di una coscienza che può, se non fatta tacere, mettere a rischio un sistema di regime.

Naturalmente, processo a porte chiuse.Yell

La deprecazione globale (ma sì, usiamo questo termine!) si è già azzittita? arresa? 

Forse ci sono altri argomenti – più stimolanti – in ballo. In ultima analisi è solo il caso di un' altra martire. 

Quanto alle parole di Franco:

ormai essere stati eletti liberamente, pare non essere più garanzia di diritto a svolgere il proprio ruolo politico, nemmeno se a volerlo è la maggioranza dei cittadini…

ho fatto un breve giro in rete, ho letto alcune testate…

No comment. 

Come si fa a giungere a una pacificazione nazionale? con questi presupposti? 

Ormai pacificazione nazionale sono solo due parole svuotate di ogni risvolto realistico. Parole. Parole. Parole. Mio parere, naturalmente.

dmk

20:39
20 maggio 2009


Rose

Ospite

Perche hanno paura di lei?

Come dice daniela, "la voce di una coscienza può, se non fatta tacere, mettere a rischio un sistema di regime". Yell

20:48
20 maggio 2009


admin

Amministratore

messaggi3520

Il regime ha accettato di far riprendere Aung San Suu Kyi per alcuni attimi e di lasciarla parlare con alcuni rappresentanti dell' informazione.

(sentito da un TG)

dmk

20:59
21 maggio 2009


Manfredi

Ospite

questo ieri, ma oggi hanno già ripreso il processo a porte chiuse.

Hanno solo dato un' illusione di apertura, cercando di tacitare le critiche che stanno piovendo loro addosso un po' da tutte le parti. Tipico.



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