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la classe operaia va in paradiso (film 1971)

UtenteMessaggio

10:25
4 maggio 2009


franco

Ospite

un dubbioso “forse”, tanto per mugugnare tra me e …me

 

 

quando nel 1971 Petri girò questo film, forse non immaginava che poco meno di quarant'anni dopo, la classe operaia, avendo verificato che grazie al proprio voto, in paradiso ci sarebbe finita in realtà solo la propria classe dirigente politica e sindacale, avrebbe rinunciato così in massa al sogno “metafisico”, in favore di una più modesta e concreta speranza di miglioramento delle proprie condizioni di vita e di lavoro.

 

Dal sondaggio IPSOS pubblicato su Il sole 24 ore del 2 maggio

…Al di là del dato generale, significativa la lettura dei consensi per categorie professionali. Un dato su tutti: nella categoria operai-esecutivi: il Popolo della libertà «doppia» il Partito democratico con un 43,4% contro il 22,4%; con l'aggiunta della Lega, poi, in questo segmento della popolazione il centro-destra raggiunge il 58,2%…

Forse tutta l'intellighenzia salottiera e con la “evve” moscia, che pascola costantemente su tutti i canali, a tutte le ore e su tre quarti della stampa italiana, non li convince più, forse i lavoratori veri si sono stancati dei soliti maestri che, con l'alibi del “poteve opevaio” han costruito le proprie carriere ed il proprio successo.

Forse eh….

solo un forse…

f

 

13:52
4 maggio 2009


admin

Amministratore

messaggi3520

Forse…, eh sì!Wink ho letto anch' io del sondaggio… 

Ma ecco un commento di un esponente del PD: (par condicio, sempre!Smile)

«Ce lo aspettavamo - ha affermato Giorgio Tonini, responsabile dell'area studi e formazione del Pd - e anche le nostre indagini, che abbiamo realizzato con altri istituti davano le stesse tendenze di fondo. Da tempo è evidente che i blocchi interclassisti sono saltati e dunque, vista la maggioranza di cui gode il PdL, è spiegabile che il distacco si riscontri in tutti i segmenti della struttura sociale e non soltanto in uno». Tonini vede nei dati comunque un aspetto positivo: il minor peso dell'appartenenza ideologica dell'elettore che sancisce una maggiore mobilità del voto di cui anche il partito oggi all'opposizione potrebbe beneficiare: «Le fasi politiche possono essere capovolte». 


Ma come invertire il trend? «Sono convinto il problema del Pd sia soprattutto dicomunicazione politica. La nostra è elitaria e si rivolge di più ai lettori dei quotidiani e ai navigatori della rete, con un livello di scolarizzazione più elevato. Il centrodestra invece riesce a comunicare meglio proprio con le fasce basse che hanno un rapporto più semplice con la comunicazione politica e che si informano prevalentemente attraverso la televisione».

Insommma, secondo Tonini, uno dei problemi principali del Pd è quello di non essere riuscito a portare il confronto politico con il centrodestra sul terreno della «concretezza» e le scelte del segretario Dario Franceschini in tema di comunicazione vorrebbero colmare proprio questo 'gap'.

Un esempio? «Il PdL - cita Tonini - ha speso 4 miliardi di euro per abolire l'Ici, una misura di cui beneficiano principalmente le fasce di reddito più elevate, mentre ha speso solo 400 milioni per la social card, a favore delle fasce più deboli». Confrontarsi sulle politiche concrete, spiega il senatore del Pd, vuol dire «riuscire a comunicare questo paradosso a chi viene penalizzato da scelte del genere».

Un dato che preoccupa Tonini è il calo dei consensi del Pd tra i lavoratori autonomi rispetto al 2008. «Lo scorso anno avevamo beneficiato del discorso del Lingotto, quando Walter Veltroni, candidandosi, aveva espresso posizioni di apertura nei confronti di questo segmento della struttura sociale e con il programma elettorale il Pd aveva insistito sull'innovazione. Avevamo raccolto significativi progressi nel mondo dell'impresa e degli autonomi. Poi - sostiene Tonini – la minore comprensibilità del nostro messaggio ci ha fatto perdere terreno». In controluce, però, Tonini coglie una nota positiva: «Con un messaggio più coerente, più stabile e più tenacemente riformista il Pd può raccogliere consenso anche in un'area tradizionalmente non vicina».

L'egemonia culturale del PdL, come l'ha definita Nicola Rossi sulle colonne del Sole 24 Oredunque non è irreversibile, anche se è una egemonia che riguarda tutti i paesi europei.

«Le cose possono cambiare - afferma Tonini - ma non cambiano da sole. Ci vuole tutto l'impegno del Pd su due fronti: quello dell'innovazione sul piano politico e programmatico e quello della professionalità organizzativa e comunicativa per parlare alla società italiana e smascherare la truffa con cui la destra, non solo in Italia, riesce a conquistare il consenso dei ceti più deboli». (di Gi.C.)

Da: http://www.ilsole24ore.com

Non commentoLaugh

dmk

17:14
4 maggio 2009


franco

Ospite

è giusto,

e non intendo nemmeno io estendere oltre la discussione, soprattutto in termini di “schieramenti” contrapposti, (Tonini sorvola ad esempio sul fatto che tra i laureati la prevalenza del Pd è di circa solo un punto percentuale su 30, scavalcato poi di nuovo tra i diplomati);

mi interessava di più il dato “sociologico” relativo alla classe lavoratrice per eccellenza, quella a cui Marx fa riferimento in termini di “coscienza”, quando scrive che:

“…Perciò i lavoratori produttivi possono essere considerati a questo riguardo come i detentori esclusivi della coscienza di classe…”

Direi che è la constatazione che quest'ultima (la coscienza di classe, appunto) non si incarni più nello storico movimento che da sempre si è ritenuto l'unica forma in grado di rappresentarla e di esprimerla a pieno titolo, ritenendosi anzi proprio la sua espressione e concretizzazione, che mi è sembrato meritasse d'essere evidenziata, lasciando ovviamente ad ognuno il sacrosanto ed indiscusso diritto di ritenerlo una cosa positiva o negativa.

Un “fatto” comunque lo è e senza dubbio un fatto significativo.

f

17:59
4 maggio 2009


admin

Amministratore

messaggi3520

è chiaro, Franco, (lo è almeno per me) che la “coscienza di classe” non si sente più così tanto “rappresentata”, né supportata, né difesa da codesti rappresentanti e il fatto, questo “fatto” è del tutto significativo, in funzione di un cambio di rotta nella suddetta coscienza che forse, oggi, è in cerca di chi possa dar loro voce diversa… Pare che i “lavoratori produttivi” del 2000 A.D. non siano più quelli del tempo di Marx. E, soprattutto, non siano più quelli del nostro  dopoguerra.

Tonini ha “sorvolato” su alcuni elementi del sondaggio, anch' essi significativi: ma bisogna capire: stanno giocando “in difesa”Laugh e tutto fa brodo. Come sempre.

Naturalmente voglio ringraziarti, e ti prego di crederlo sul serio, per aver portato l' argomento anche qui, dove, mi è stato detto all' orecchio, non ci si interessa altro che di frivolezze (sic). 

dmk

19:09
4 maggio 2009


franco

Ospite

…mi è stato detto all'orecchio…

attenta Daniela quando porgi l'orecchio… :-)

f

20:20
4 maggio 2009


Rose

Ospite

Mi ha colpito in questi giorni una domanda ricorrente che  giornalisti di chiare tendenze politiche hanno rivolto ad altrettanti esponenti della stessa fede politica e cioè:

“Secondo lei, l'Italia è un paese libero?”

La risposta è stata, regolarmente: “E' un paese sempre MENO libero:”

Ecco, a me verrebbe spontaneo di chiedere a questi signori, quale sistema più libero raccomanderebbero. Forse quello degli ex paesi socialisti?

Io li ricordo i 'compagni' che negli anni '70/'80 tornavano dai viaggi organizzati nell'ex Unione Sovietica e bisbigliavano (perchè non sarebbe stato leale dirlo ad alta voce):

“Però ti fanno vedere solo quello che vogliono e non puoi allontanarti mai dal gruppo. Non sei LIBERO di andare a visitare quello che vuoi, COME QUI DA NOI.

Qualcuno obietterà che quei governi non esistono più … infatti hanno fallito miseramente. Venendo agli attuali politici della sinistra, credo che abbiano fatto da tempo la loro storia. Riconosco alle organizzazioni sindacali del passato di aver contribuito ad un miglioramento delle condizioni di lavoro degli operai, ma dubito anch'io che, oggi come oggi, questi ultimi si sentano ancora rappresentati da chi la politica la fa di mestiere e che, per dirla con Franco, “con l'alibi del 'poteve opevaio' han costruito le proprie carriere ed il proprio successo”.

Indubbiamente, tuttavia, esistono ancora dei leali sostenitori della sinistra. L'altro giorno, mi è capitato di incontrare, fuori dall'ospedale, a fare volantinaggio, il segretario della vecchia sezione locale del PCI. Ecco, vederlo ancora lì, dopo tanti anni, a fare le stesse cose, è senz'altro una forma di coerenza apprezzabile. Mi ha detto che sono in molti a partecipare alle grandi manifestazioni nazionali. All'ultima, ha sostenuto, erano in 300.000.

“E, secondo la questura?” ho chiesto io.

“Ah bèh, secondo loro, non eravamo di più di 20 o 30.000?

Che dire? Punti di vista (o svista?) differenti?

Non vorrei, con questa chiaccherata, dare l'impressione di essere di destra.

Non ho fiducia nella politica, ma trovo noiosa e distruttiva l'opposizione a oltranza.

Mi sembrerebbe ragionevole una sorta di alternanza di governo e, mentre ha il potere uno, CHE LO LASCINO GOVERNARE, intervenendo nelle cose gravi, non nei pettegolezzi e nella vita privata dei politi in questione. Confused

21:17
4 maggio 2009


franco

Ospite

un'articolata risposta Dolcerose,

e anche coraggiosa nel suo riferirsi senza ipocrisia, ai diversi modelli di società che dal dopo guerra e per molti anni in Italia e non solo, si sono confrontati o meglio scontrati.

Oggi naturalmente c'è l'ipocrita tendenza ad attribuire tutto ad un “superamento” (negato ad altri per principio) per cui i fautori di un certo tipo di stato, dichiarano d'averne preso le distanze, ma non dimostrano certo di aver rinunciato ai metodi del nobile fine che giustifica gli ignobili mezzi.

Tuttavia credo che la questione della libertà di stampa e di informazione, come viene strumentalmente riproposta da circa quindici anni, riguardi in pratica il noto conflitto di interessi derivante dalla proprietà, o partecipazione ad essa, di alcune case editrici o di alcune emittenti televisive, facendo coincidere tout court questa circostanza con la libertà o meno di espressione e di pensiero di chi scrive su quelle testate o parla in quelle reti televisive.

Naturalmente il fatto oggettivo che noi godiamo di uno tra i più pluralisti sistemi informativi del mondo, sfugge a chi redige statistiche in funzione di parametri che per essere applicati al caso Italia, meriterebbero un approfondimento ed un'analisi che spesso mancano.

Quanto a far governare chi è stato chiamato dall'elettorato a farlo, non esclude nè il contrasto deciso, nè la critica feroce, nè le proposte alternative dell'opposizione, anzi, più esistono antitesi alle tesi, più si ottengono sintesi migliori; esclude però la menzogna strumentale, la calunnia in quanto tale e il pregiudizio come unico atteggiamento.

f

22:16
4 maggio 2009


fernirosso

Ospite

se gli insegnanti sono dei lavoratori allora sono la categoria dei “disparati”. Il ministero della pubblica istruzione, a tutt'oggi, a pochi giorni ormai dagli esami e con un calendario fitto di lavori e programmi, non ha mandato un euro a nessuna scuola! E' praticamente mpossibile gestire le attività. Questa è la triste indecente verità. Si chiede di fare i corsi di recuperoe non ci sono i fondi per pagarli, si chiede che, per verificare le assenze dei “fannulloni” la scuola richieda la visita fiscale, ma la usl chiede alla scuola di pagare l'uscita del medico fiscale perchè non ha soldi per pagarla. Questa la nostra indigente situazione pubblica. E non si risponde alle richieste di spiegazione, si tace…ma non erano i sapienti, quelli del ministero? quelli che odveavno far funzionare l'apparato alleggerendolo? COSE DA NON CREDERE MA VERE, COSE DA CATAFASCIO.f

22:18
4 maggio 2009


admin

Amministratore

messaggi3520

Franco: …mi è stato detto all'orecchio…

Eh, ci sto attenta, ma tanto attenta che di più non si può (o quasi)Yell

Rose, mi hai fatto tornare in mente un film della serie Don Camillo, quello in cui lui e Peppone vanno in Russia… Quando Peppone viene trattenuto nella grande Madre Russia, per accertamenti clinici, è praticamente disperato.

Parlando seriamente, concordo su quanto dici accadeva in passato (ragazzi, ma era solo ieri!Smile). Risulta anche a me, esattamente così. 

L' alternanza politica al governo sarebbe, a mio parere, un' ottima soluzione per il governo dei paesi. Da noi non ci si è ancora giunti. Altrove mi sono trovata a dire che per arrivarci, occorre una maturità politica che noi, democrazia fra le più giovani dell' Europa occidentale (basta fare un raffronto temporale con il Regno Unito), forse proprio in funzione di questa gioventù, non siamo stati in grado, ancora, di costruire.

Anche là dove esiste, il confronto fra i due schieramenti non è senza esclusione di contrasti, come dice Franco. Ma qui da noi, c' é qualcosa di più, di profondamente avvilente e meschino: la strumentalizzazione, la becera menzogna, la semplice falsità, e sotto, di base, la rabbia di chi non si rassegna a aver perso e che, invece di aiutare il paese dalla posizione in cui si trova, spara a zero, noncurante di tutti noi, solo per abbattere chi ha vinto. Questa la mia sensazione a pelle. Una sensazione che non mi piace. Per niente.

dmk

22:40
4 maggio 2009


admin

Amministratore

messaggi3520

Corsi di recupero e loro finanziamento? 

Da La Tecnica della Scuola:

C'è preoccupazione da parte dei genitori che temono la bocciatura dei figli. Gli studenti che devono fare gli esami di maturità sono in ansia per il loro destino scolastico. E le scuole hanno difficoltà nell'organizzare le attività di sostegno e di recupero

…mettere in pratica il decreto del ministro risulta essere più difficile del previsto. Prima di tutto mancano i finanziamenti: organizzare i corsi di recupero costa e non tutti gli istituti riescono a fronteggiare queste spese. 

Secondo il ministero nel primo quadrimestre dell'attuale anno scolastico gli studenti hanno accumulato 8 milioni di insufficienze. Quindi da febbraio a maggio si dovrebbero svolgere corsi di almeno 15 ore ciascuno per aiutare questi studenti a recuperare le carenze.  
“Per recuperare 8 milioni di debiti con corsi destinati a gruppi di 10 alunni occorrono 12 milioni di ore di recupero, che remunerate a 50 euro l'ora determinano un impegno di 600 milioni”….

E' un estratto datato 18 Marzo 2008. Il problema, indecente, esisteva allora, esiste oggi, e esisterà in futuro finché non si arriverà a colmare i problemi creati da un sottosviluppo – mi si conceda il termine – della gestione scolastica italiana in cui, nel corso di decenni, ogni azione è parsa rivolta a incrementare carenze, senza risolvere problemi. E, per farlo, ci vuole un bel tot di tempo. 

dmk

22:43
4 maggio 2009


franco

Ospite

…COSE DA NON CREDERE MA VERE, COSE DA CATAFASCIO.f…

Se mi è concesso Fernanda, a me pare che la cosa da non credere e davvero da catafascio, sia la necessità della visita fiscale per snidare l'assenteismo tra i componenti di una categoria che per cultura e ruolo istituzionale, dovrebbe dare esempio di correttezza morale e professionale.

Quel 40 per cento di assenteismo in meno, ottenuto con la minaccia di questo strumento così poco dignitoso,  non fa onore per prima cosa proprio a quegli insegnanti e non solo a loro, ovviamente, che lo trovavano naturale ed accettabile.

I fondi per le scuole non sono stati destinati? Male, certamente! Forse se da molti anni si fosse risparmiato su sprechi di questo genere, probabilmente oggi sarebbe più semplice reperirli.

I dati postati da Daniela, mi sembrano confermarlo

Quanto all'alternanza, in realtà in Italia c'è stata;

in questi 15 anni il centrosinistra è tornato al governo due volte con Prodi ed una con D'Alema.

Il dramma per l'opposizione è proprio il fatto che non riesce a farlo dimenticare agli italiani.

Quanto alla contrapposizione, è vero che debba esistere, ma non trovo accettabile il livello di odio ad personam, che si sta seminando, con la delegittimazione non solo di un governo, ma di un'intero elettorato.

Chi rimpiange lo scontro ideologico, ha dimenticato i nostri ragazzi che si massacravano davanti alle scuole e alle università, è a questo che vogliamo tornare? E' all'odio e al disprezzo che affidiamo il dibattito politico?

Ci vorrebbe un po' di equilibrio in più e di faziosità in meno, ma credo sia utopia anche solo sperarlo.

f

23:06
4 maggio 2009


admin

Amministratore

messaggi3520

vero, Franco, c' è stata alternanza, solo che io non l' ho vissuta come vera alternanza (e con me, altri). Non come quell' alternanza proficua che ha luogo in altri paesi. E questo aspetto che sento (sbaglierò) come deficitario, che mi suona frutto di immaturità. 

Per il resto, come avrai capito, sono sulla tua linea. E non capisco, non concepisco come si possa ancora, di nuovo, dopo l' esperienza del passato, soffiare sul fuoco dello scontro ideologico. Il contrasto politico è sacrosanto. L' odio fazioso è immorale oltre che improduttivo.

Poi, devo dire in tutta sincerità, incomincio a non poterne più di sentir parlare dell' Italietta (spregiativo), di sentire insultate le più alte cariche dello stato (che, in fin dei conti, ci rappresentano in Italia e nel mondo), del sentir contestati quelli – tanti! – che hanno votato il presente governo e che, per averlo fatto, vengono indicati dalla minoranza, come dei perfetti incoscienti, insipienti, nonché dementi.

E non voglio pensare che l' auspicare un contesto diverso, sia mera utopia. Anche solo per il fatto che continuare su questa strada  porterebbe allo sfascio più completo del sistema paese. E' possibile che non ce se ne renda conto? è possibile…, pare proprio che sia possibile.

dmk



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