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Gli idiomi e le difficoltà delle traduzioni

UtenteMessaggio

12:26
9 febbraio 2010


Carmen

Ospite

Sommarbarnet blev en vinterkvinna

(svedese)

The summerchild became a winterwoman

(inglese)

La bimba estiva divenne donna inverno

***

Stamattina riflettevo sulle traduzioni e gli idiomi, partendo da questa breve frase.

In svedese è praticamente perfetta e per la contraddizione della stagione e per immagine e sensazione. Quasi potrebbe essere un'ironia. In Svezia esistono per davvero “bambini estivi”, poiché ai miei tempi (non so ora se ancora funziona così), quando i genitori d'estate non potevano tenere i propri figli a casa per svariati motivi, venivano affidate ad altre famiglie durante tutto il periodo delle vacanze scolastiche estive. Ritornavano in famiglia con l'apertura delle scuole. Questi bambini erano chiamati “sommarbarn” “figli d'estate”.

In inglese potrebbe pure funzionare come immagine, soprattutto ha il privilegio del suono.

In italiano trovo che questa frase stona e per il suono e per le sfumature che vorrebbe trasmettere la frase e non lo fa. Parrebbe una frase senza senso, o per lo meno non trasmette completamente quel che invece lo svedese evidenzia.

IO credo che quando si tratta di traduzione è difficile, perché per tradurre bisognerebbe tener conto, oltre dello strumento della lingua, anche  gli idiomi, la cultura e le tradizioni di un altro paese e far capire cosa veramente si vorrebbe dire diventa quasi un'impresa.  

A mio avviso è impossibile, a meno che non sia qualcosa di tecnico, fare una traduzione letterale. Anzi, non mi piaciono proprio le traduzioni letterali. Il traduttore dovrebbe essere una persona colta, conoscere davvero cosa l'autore straniero voleva dire,  e saper gestire tutte e due le lingue con grande padronanza.

Quando esce un libro straniero e fa successo, dietro all'autore c'è sempre un grande traduttore, a mio modesto avviso.

Voi che ne pensate?

Carmen

Ed ecco un esempio di poesia svedese che riguarda l'argomento, che scrissi tempo fa, tradotta poi in italiano, ma dovetti postare un postilla per far capire cosa sono i “sommarbarn”.

BARNDOMSLAND

 

Ibland (men bara någon gång)

vänder jag mig åt barndomens land

där flyter drömmen på floden

och leendet lyser i solen.

 

Det var där jag förlorade

mitt oskylda blonda skratt

och gåvan av grändernas

vita och lyckliga natt (det var Julen).

 

På vägen till Skräddarens gränd

hamnar jag i mormor Marias

sköna och eviga famn.

 

Ibland (men bara någon gång)

rusar tiden tillbaka.

 

 

 

Libera traduzione in lingua italiana

 

 

PAESE NATIO

 

Qualche volta (ma solo raramente)

rifilmo il paese natio

dove il sogno sfiora il fiume

e il sorriso risplende al sole.

 

Là persi la bionda risata innocente

ed il dono

dei vicoli bianchi e notturni

(nei Natali felici).

 

Sulla strada che porta

alla via del Sarto mi ritrovo

nelle braccia eterne di nonna Maria,

avvolta dall’atavico suo calore.

 

Qualche volta (ma solo raramente)

il tempo corre all’indietro.

 

 

Carmen  

 

13:34
9 febbraio 2010


Rose

Ospite

Sono d'accordo con te, cara Carmen. Occorre anche una buona conoscenza dell'autore che si sta traducendo ed una certa creatività, per rendere le espressioni 'intraducibili'. Insomma, è' una grande sfida, ma molto gratificante. Io e Daniela, abbiamo a volte collaborato (due teste sono meglio di una), con risultati pensiamo discreti.

E' triste a volte vedere sul web traduzioni raffazzonate o troppo letterali. Quando dei versi sono belli meritano una buona traduzione.

13:41
9 febbraio 2010


admin

Amministratore

messaggi3520

Penso che tu sia nel giusto, Carmen. Per tradurre ad hoc, occorre molto di più della traduzione letterale, occorre sì, la conoscenza della lingua (è naturale!), + quella della fraseologia, delle espressioni idiomatiche e del contesto storico, culturale e sociale di ciò che si va a tradurre. Insomma, tradurre è un lavoro difficile, a volte mi è capitato di vedere la traduzione come una forma di cratività a sè stante, che ripropone i lavori altrui, nella pienezza del rispetto e cioè proprio avendo cura di "capire" e di "far capire" ogni risvolto.

Quando si parla di traduzione "libera" non si intende certo una manipolazione dei testi, nè una loro rielaborazione personale, ma di trovare la strada migliore per offrirli al lettore in tutte le loro sfumature. Il che, a mio modesto parere, è quasi impossibile.

Quanto alla frase d' esempio che hai postato, indubbiamente è talmente collegata a un costume locale che, in traduzione, perde di senso. Anche in inglese, a mio parere.

dmk

14:18
9 febbraio 2010


Carmen

Ospite

e pensate che tempo fa stavo leggendo una storia di una donna irachena (mi interessano le condizioni delle donne orientali che poi riescono a superare tante difficoltà ed evolversi talmente tanto da poter raccontare e denunciare), ora non mi ricordo esattamente il titolo, poi magari ve lo riporto. A parte la pessima traduzione trovai un errore grammaticale italiano che mi fece decidere di smettere di leggerlo. Non so, forse sbaglio, ma mi suonò errato: le mie parenti, non sarebbe corretto scrivere i miei parenti , quando si parla dei parenti in senso generale?  E siccome, io stessa, non è che ho una completa padronanza della lingua italiana, mi son detta: se continuo a leggere questo libro mi farà venire tanti di quei dubbi sul giusto e sullo sbagliato, che avrei fatto confusione. Molto meglio nel mio caso, allora, leggere un libro di un autore italiano. Almeno, si pressuppone che sappia la grammatica italiana.

Quando scrivo un testo in svedese, penso in lingua svedese e quando poi lo traduco in italiano devo pensare in italiano e scrivo "libera traduzione" perché per dare l'immagine che volevo dare posso essere costretta di cambiare un aggettivo diverso dall'orginale con un altro.

Come dice Daniela, la libera traduzione non è travolgere il pensiero dell'autore, ma trovare la parola giusta dell'altra lingua per dare l'esatta interpretazione.

E ha ragione anche Rose nel sostenere che bisogna conoscere a fondo l'autore, perché se per esempio c'è da tradurre una frase e si conosce l'ironia dell'autore, quella frase deve avere la sua componente ironica, suppongo, anche se sembrerebbe una frase seria.

Ehi già, anche il traduttore è un artista.

Grazie a tutte e due.

Carmen

14:32
9 febbraio 2010


Elina

Ospite

l'argomento è davvero interessante

la traduzione di un testo è un "nuovo lavoro", nel senso che costa fatica, presupponendo un'interazione col testo d'origine

nelle traduzioni fatte da Rose e Daniela colgo rispetto verso il testo che risulta poi arricchito "di nuova luce" Kiss

17:29
9 febbraio 2010


Carmen

Ospite

dove trovo le traduzioni di Daniela e Rose? Grazie Elina!

19:21
9 febbraio 2010


Pietro

Ospite

Argomento molto interessante. Ricordo quando, da studente, mi sono imbattuto per la prima volta nell'espressione inglese "pulling someone's leg", che io tradussi, candidamente "tirare la gamba a qualcuno". Solo in seguito imparai che è un modo per dire "prendere in giro qualcuno".

Gentile Carmen, qui sul forum c'è una sezione inglese, con diverse traduzioni delle nostre Daniela e Rose. Kiss

22:20
9 febbraio 2010


Manfredi

Ospite

condivido in pieno quello che è stato detto precedentemente e credo anch' io che si possa parlare di "un' arte del tradurre". punterei anche molto sulla capacità del traduttore a "immedesimarsi", a porsi in uno stato d' animo il più vicino possibile a quello dell' autore. 



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