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UtenteMessaggio

14:39
11 luglio 2010


borablu

Ospite

L’uomo si sa, è dotato di fervida fantasia, e nella sua testa si agita una Bicamerale neurale: il cervello del premier è sempre impegnato a cancellare qualche articolo della Costituzione (a quanto pare emenda anche nel sonno). Ieri è arrivata l’ultima perla: “La libertà di stampa non è un diritto assoluto”, Silvio Berlusconi dixit. E così – zac! – è partita una sforbiciata anche all’articolo 21, inutilmente garantista e troppo vincolante per i governanti desiderosi di stampa benevola.
Il diritto de-costituzionale. Evidentemente hanno ragione Pippo Civati ed Ernesto Ruffini – due giovani leoni della nuova generazione del Pd – secondo cui “è ormai necessario scrivere una manuale di diritto de-costituzionale con tutti gli articoli della Carta ormai rivisitati dal Cavaliere”. L’unico problema, aggiunge ironico Civati “E’ che questo libro di testo andrebbe aggiornato quasi tutti giorni”.

La legge più uguale per me. Sul primo capitolo, invece, non ci sono dubbi. Andrebbe dedicato all’articolo 3, che il premier ha già riscritto con opportune modifiche parlando dei propri processi: “La legge è uguale per tutti, ma è più uguale per me” (testuale) con una involontaria parafrasi orwelliana. Si dovrebbe poi passare all’articolo 41 già ampiamente riformulato, più o meno così: “Bisogna liberalizzare davvero l’impresa, rimuovendo i limiti imposti dalla Costituzione sovietica del 1946”. In quel testo,“si parla molto di lavoro e quasi mai di impresa – aggiunge il premier – che è citata solo nell’articolo 41. Non è mai citata la parola mercato. Purtroppo una legge ordinaria non basta, bisogna riscrivere la Carta”.

Una Corte bolscevica. Senza parlare del ruolo e della composizione della Corte Costituzionale, anche questo rivisitato: “Oggi, come è noto, la Corte è costituita da una maggioranza di giudici di sinistra che quando decidono che una legge non gli va bene la fanno impugnare e la abrogano”. Ieri, però, la cattedra di diritto De-costituzionale ha dato il meglio di sè. Per rispondere allo sciopero dei giornalisti, indispettito dal silenzio dei media, Berlusconi ha rovesciato la prospettiva. Non è la legge che vieta di pubblicare le notizie ad essere un bavaglio per la libertà, dice il premier. Ma “la stampa schierata con la sinistra, pregiudizialmente ostile al governo, che disinforma, distorce la realtà e calpesta in modo sistematico – parole del Cavaliere – il diritto sacrosanto della privacy dei cittadini, ad aver imposto il bavaglio alla verità”. Ovvio. Il tutto consegnato a un memorabile discorso destinato ai promotori della Libertà, i legionari berlusconiani che dovranno difendere la democrazia nei giorni della caduta degli Dei. Il presidente affida loro “il compito non facile ma importante di liberare la verità da questo bavaglio”. Per Berlusconi sono “certi giornalisti” che “calpestano il diritto ad un uso sereno del telefono”, “invocando la loro libertà come se fosse un diritto che prescinde dagli altri”. Berlusconi li bacchetta. E qui arriva la perla di dottrina: “In democrazia non esistono diritti assoluti, perchè ciascun diritto incontra il proprio limite negli altri diritti egualmente meritevoli di tutela che, in caso della privacy, sono prioritariamente meritevoli di tutela. Un principio elementare della democrazia ma che la stampa italiana, nella sua maggioranza, ignora”.

Ironia & durezza. E le parole con cui il Guardasigilli Angelino Alfano annunciava al Quirinale “modifiche significative”? Abrogate pure quelle. La prima risposta è arrivata dai finiani di FareFuturo guidati da Filippo Rossi: “la libertà di stampa – si legge sul sito – non è mai abbastanza” ed è un “diritto assoluto”. Dura anche la capogruppo Pd al Senato Anna Finocchiaro: “Il premier attacca la stampa tacciandola di fare disinformazione”. Sarcastico Nichi Vendola: “Berlusconi prova a rovesciare la realtà: la sua idea è che bisogna irrigimentare la stampa per raccontare propagandisticamente l’Italia come il paese della cuccagna”. I diritti Costituzionali saranno pure relativi: le vocazioni anticostituzionali del premier restano, venate di aspirazioni assolutistiche, con buona pace di chi vorrebbe dialogare con lui sulle riforme all’insegna del “male minore”.

22:24
11 luglio 2010


admin

Amministratore

messaggi3520

"In democrazia non esistono diritti assoluti, perchè ciascun diritto incontra il proprio limite negli altri diritti …"

Vero. Io sono libera, ma la mia libertà trova un limite nel rispetto della tua. Checchè se ne voglia dire, la faccenda suona così in democrazia. 

dmk

22:42
11 luglio 2010


Manfredi

Ospite

già. anche perchè, se non ci fosse libertà di stampa, il Fatto non potrebbe pubblicare quello che pubblica. quindi, per favore, invoco equilibrio nell' uso di parole come “dittatura”Wink

ci si è dimenticati di quello che comporta?

ma ci si rende conto che, se dittatura fosse, noi non saremmo qui a parlare?

di più, ci si rende conto che le “dittature”, la lora epoca sono tramontate? che una qualsiasi recrudescenza in questo senso è sinonimo di anacronismo di pensiero e di una errata o manchevole prospettiva storica?

ancora, che a cercare di inculcare lo spauracchio di una deriva dittatoriale, si ottiene il risultato opposto?

e che, se nel nostro paese, si pone un problema “libertà di stampa”, questo è il risultato di un uso scriteriato che si è fatto della suddetta libertà?

parlavo la scorsa settimana con un collega dell' università di Tubinga, il quale mi faceva osservare che, da loro, anche la sola idea di una “regolamentazione” delle intercettazioni ecc è semplicemente impensabile, perché, da loro, i giornali “sanno come comportarsi”, con correttezza anche contro “i nemici”. non giocano allo sfascio, loro. 

22:56
11 luglio 2010


admin

Amministratore

messaggi3520

Mi fate ripensare a Hobbes, Locke e, naturalmente Rousseau, i contrattualisti per eccellenza, insomma.

Breve considerazione generaleSmile - insisto sul "generale" e quindi, specifico, non strettamente collegata all' argomento di cui sopra -.

Libertà e regole: due termini in apparente opposizione. E' ovvio che là dove vengono poste delle regole, sono tracciati netti confini che delimitano le nostre libertà. Le libertà sono numerose, presenti in ogni aspetto del nostro quotidiano: libertà di spostarci, ma anche di stare; libertà di parlare, ma anche di tacere; libertà di esprimere le nostre opinioni, ma anche di non divulgarle
Ma cosa significa, concretamente, libertà? Quando possiamo sentirci realmente liberi? Libertà è fare quello che voglio, quando voglio?

E poi, sono libero anche quando faccio del male a me stesso e agli altri? Personalmente, considero la libertà un valore in continua crescita, in costante evoluzione. La libertà quindi non può ridursi ad una scelta di auto-distruzione e di avvilimento sociale.
Il singolo individuo stipula ogni giorno un contratto sociale con gli altri uomini, per poter sopravvivere, con ciò riconoscendo convenzioni ed adattandosi a norme di comportamento. E' un inevitabile compromesso per vivere: fin dalla nascita, e in sempre maggior misura nel corso dell'esistenza, le nostre scelte, le nostre decisioni sono vincolate – regolamentate da diversi fattori da quelli affettivi a quelli morali.

Credo che una libertà senza regole sarebbe solo prodromo a una confusa anarchia.

dmk

16:40
12 luglio 2010


borablu

Ospite

Non ci capiamo o non vogliamo capirci.

Con diritto assoluto non intendo dire diritto senza limiti, ma diritto imprescindibile.

Non ho detto che esista una dittatura berlusconiana, ma che non esiste ancora.

E poi, Manfredi, non esistono dittature sulla terra?

Vuoi che ci mettiamo a contarle?

E, per finire, non è bello giocare sempre due contro uno.

E con ciò finisco una semper con le mie provocazioni.

22:25
12 luglio 2010


admin

Amministratore

messaggi3520

Beh, Mario, ammetterai che non sempre si può essere dello stesso parere. Mi dispiace per il “giocare 2 contro 1″, ma non posso farci niente… se non arriva nessun altro a dire la sua, ponendosi, magari, in linea con quella che tu chiami “la tua provocazione”.

Quanto a quello che tu intendi con “diritto assoluto”, i.e. “imprescindibile”, sono d' accordo. La mia attenzione si focalizza su un uso, come dire, particolare di questo diritto. Un uso che non mi sta bene. 

Dici che  che senti arrivare una dittatura. E' un' opinione tua, che, come tale va rispettata. Che però io non condivido. E spero che anche la mia mancata condivisione possa essere oggetto di rispetto. Non la condivido perché la vedo una forzatura creata mattone su mattone, ricorrendo spesso e con ossessiva ripetitività, ai tempi bui del fascismo, agitato come spauracchio per intimorire la gente. Bene, io mi sbaglierò, ma un ritorno, nel futuro del 2010 a qualcosa del tipo dittatura fascista, nel contesto europeo di oggi, è fuor dal mondo. E ciò non toglie, ovvio, che in altri continenti, le dittature ci siano ancora. Purtroppo. Pensa alla libertà di stampa in Cina, tanto per citarne una.

dmk

00:19
13 luglio 2010


borablu

Ospite

Appunto, Daniela.

Tanto per citarne una.

E poi se non ci fossero contrasti di opinione sai che  noia?

Questi per te:

22:16
13 luglio 2010


Manfredi

Ospite

effettivamente, se tutti la pensassero allo stesso modo, ci sarebbe da morire di sbadigli.

in ogni caso, voglio ben evidenziare che il mio intervento era diretto esclusivamente, e ripeto: esclusivamente, al Foglio, al suo modo di scrivere, di fare informazione, di essere sempre disperatamente, a mio parere, schierato. non è una bella cosa, sempre a mio parere, per produrre un' informazione corretta. vale per il Fatto Q. come per tutte le testate schierate incapaci di fare distinzioni fra il grano e il loglio.

quindi, nulla di cui sopra era diretto a te, Mario, che hai solo sottoposto all' attenzione un articolo, come era tuo pieno diritto fare.

22:45
13 luglio 2010


Manfredi

Ospite

ho dimenticato, ringrazio dmk per aver interpretato le mie parole sulle dittature oggi: intendevo proprio “nel contesto storico europeo”.

Cina, Korea del Nord, paesi islamici…. bene, sappiamo tutti che quanto a democrazia son messi maleWink, ne hanno di strada da fare…

resta il fatto che, per esempio, molti (o solo alcuni, non so) leggono nel Patriot Act statunitense un germe di totalitarismo volto a dar luogo a nuove forme ibride di democrazie e democrazia limitata.

chiaro che così non si tiene conto del come, del perché il Patriot Act è stato votato e messo in pratica. indubbiamente esso costituisce una limitazione dei diritti, ma a monte ha motivi di estrema serietà. e a me risulta che la maggioranza dei cittadini USA ne ha capito e approvato le motivazioni. ne avrebbero fatto a meno,certo, ma la sicurezza personale e quella nazionale sono stati considerati elementi sufficienti per il “sacrificio” richiesto.

23:02
13 luglio 2010


admin

Amministratore

messaggi3520

Ti ringrazio, Mario, per il regalo. Lo sai, i tuoi regali sono sempre graditissimiLaugh

dmk

23:13
13 luglio 2010


admin

Amministratore

messaggi3520

Manfred, il Patriot Act ha suscitato non opposizione, ma una specie di triste presa di coscienza, fra i cittadini americani, che il principio dei diritti inalienabili non è intangibile di fronte a necessità di carattere estremo. Questa consapevolezza è vissuta con rassegnata consapevolezza. Gli ideali dovrebbero reggere il mondo, e, nel mondo, le vite di tutti: capita a volte che si scontrino con realtà devastanti con quel che ne consegue.

Il che non ha niente a che vedere con il Ddl intercettazioni, chiaramente. Penso che ci sia tanta di quella confusione in giro che orientarsi è divenuto difficile e forse, pericoloso per la salute mentale. La mia, almeno.

Me ne vado, sono stanchissima, il caldo mi sta creando problemi.

Notte!!!!!!!!!!!!!!!!!!!Laugh

dmk

21:25
14 luglio 2010


fernirosso

Ospite

sarebbe alquanto bello poter dire che in ciascuno c'è un maestro da ascoltare,che la libertà ognuno di noi l'ha ed è senza limiti,compresa quella di ammazzare, poiché è legale ammazzare per legge un popolo intero: basta dire che si è in guerra e per esserlo basta accampare prima dei diritti e poi le truppe o le bombe.e ci sono bombe ideo-(il)logiche, ideali, sia che si tratti di supporti economici o religiosi si finisce sempre per impastarsi di interessi, e mai sono umanitari (a quelli gli si spara contro)solo u(h!)mani. Mani dovunque ha posto l'uomo, anche quello che sta zitto o quello che protesta perchè dalla finestra non butta la tv, il pc,il cell,il video. il citofono, l'auto anche se non è blu, il viaggio in tasmania, o in kenia o negli states e ancora tanto tantissimo altro…

Non provoca nulla ormai, tranne le parole che ci si scambia in amcizia certi che la passione è comune e che il bene per l'altro ognuno lo sente, finchè sta su piccoli recinti senza re.Ma poco oltre il presidente, il governante, il ministro o il faccendiere fanno ciascuno ciò che scrisse Macchia-velli del solito principe.Il principio non cambia e non cambia nemmeno con la latitudine.L'uomo è semplice-mente uomo dovunque sulla terra e da secoli ormai s'è incancrenita la solita storia.Ci sono state rivoluzioni, ma non c'è stata la evoluzione emotiva.Si sentono sempre gli stessi desideri e nessuno resta, persino in una piccola discussione impassibile.Allora cosa fare? Continuare a dire la propria umanità, sono millenni che la terra ci sopporta e quando ne avrà abbastanza senza chiamare alcun congresso ci darà l'out e i dinosauri, che anche noi li abbiamo o siamo, spariranno per altre nuove ere.Un abbraccio a tutti.f

22:54
15 luglio 2010


admin

Amministratore

messaggi3520

Ci sono state rivoluzioni, ma non c'è stata la evoluzione emotiva

Come non essere d' accordo? so che mi si potrebbe ribadire che dai tempi antichi, qualche modificazione in meglio c' è stata, nell' umano comportarsi. Diciamo che sì. Ma non credo si possa parlare di “evoluzione”, come penso Ferni la intenda. A volte ho l' impressione che, al contrario, ci sia stata una malefica involuzione. 

L'uomo è semplice-mente uomo dovunque sulla terra …

dmk



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