Claudia è un’amica un po’ sfortunata, di quelle che ogni tanto hanno bisogno di sfogarsi. In quei momenti non c’è nulla da fare, se non lasciarla parlare, cosa che può richiedere parecchio tempo. Per capire il tipo, una volta, mentre era ospite da noi, io, mio marito e mia suocera decidemmo di fare a turno … ogni due ore ci davamo il cambio all’ascolto. Inutile sacrificarsi in tre per tutto il tempo.
Ci illudevamo, in questo modo, che ci sarebbe toccato 1/3 degli argomenti, ma poi ci siamo accorti che lei ripeteva ogni particolare a tutti e che anzi, avere davanti una faccia ‘nuova’ le dava maggiore sprone.
Ma le vogliamo bene e, conoscendo i suoi guai, periodicamente ci sottoponiamo volentieri allo sfogo telefonico.
Tendiamo a sfruttare ancora l’idea dei turni, per cui, se mio marito è in casa, ad un certo punto le dico: “Claudia, c’è R che ti vuol salutare” e semplicemente glielo passo, ignorando gli enfatici segnali di diniego dell'interessato. Lui fa lo stesso, se gli è capitata la prima mezz’ora..
Questa lunga premessa, per giustificare il mio operato di oggi pomeriggio. E’ stato casuale … ma, come si dice, una cosa tira l’altra …
Claudia mi aveva chiamata al telefono ed io, ve lo assicuro, mi ero predisposta all’ascolto. Dopo i convenevoli di rito, so che c’è il ‘riassunto delle puntate precedenti’. Questa parte solitamente non richiede molta concentrazione, quindi, mi sono affacciata in giardino.
Acc…! sta piovviginando … Guarda il vento cos’ha combinato con ‘sta magnolia …Forse faccio in tempo a raccogliere le foglie … A mano, una alla volta?Per carità, prendo il rastrello. Claudia non se ne accorgerà neppure, tutta intenta a parlare.”
E così ho fatto. Mentre con la mano sinistra, tenevo il cordless all’orecchio, con la destra ho rastrellato tutte le foglie fin sulla pavimentazione del cortile (come sono più eleganti gli Inglesi e i Latini a chiamarlo ‘patio’) e poi, con la paletta e l’uso ingegnoso di un piede, sono riuscita a raccoglierle e a metterle dentro l’apposito contenitore.
Ero piuttosto soddisfatta. Claudia continuava a parlare tranquilla ed io ero riuscita a prendere due piccioni con una fava.
Povera Claudia, capitano tutte a lei … Forse è meglio che tiri dentro lo stendino … dovesse mettersi a piovere sul serio … dai, Rose, trascinalo, ma piano, perché se inciampa, si chiude su se stesso e allora sono guai. Piano … ecco, lasciamolo in garage, per il momento.
A questo punto, tanto vale che porti dentro anche la voliera, tanto ha le ruote e non dovrebbe essere difficile … ecco, brava, adesso sollevala, un angolo alla volta, per superare il centimetro della soglia … Bene, anche questa è fatta.”
Claudia era passata alle solite incomprensioni col genero, uno dei suoi cavalli di battaglia. Mentre le davo ragione, mi sono detta:
Meglio che vada a spazzare l’angolo dov’era la voliera. Se piove più forte, si fa un macello laggiù. Dai, armati di scopa, paletta e secchio e vedi se ci riesci, Rose.
Certo che questa povera donna non la invidio davvero. Non bastava il marito disgraziato, pure il genero!… Bèh, Rose, visto che sei qui, non ti conviene spazzare anche sotto questi cespugli?”
Una famigliola di merli vi ha fatto il nido e il loro via vai fa cadere un sacco di foglioline, fiori e bacche.
Il mio piede sinistro collaborava pienamente con la paletta.
Finito anche questo lavoro, ho ascoltato Claudia per qualche minuto, rispondendo a tono, ma … poi mi sono ricordata del cavolfiore da cuocere a vapore.
Urca! Dai, Rose, vedi se riesci a pulirlo con una mano sola … lascia perdere le foglie esterne per questa volta … su, tienilo fermo col gomito sinistro e taglia tutto … ecco, così. Ora, una sciacquata e via.
Via, perché l’ho portato a cuocere di là (per via dell’odore) in quella che chiamo ancora ‘la stanza della mamma’. La pentola era un po’ pesante, ma, appoggiandola al fianco …
Ecco fatto … Adesso cerca di non dimenticarla, sai che a R il cavolo piace al dente. “Sì, Claudia, certo che non devi farti sfruttare da tua figlia. Tre nipotini saranno adorabili, ma tenerli tutti i giorni è molto impegnativo.” Rose, controlla il cavolo … quasi ci siamo, ancora qualche minuto … anzi, spegni, andrà avanti ancora un po’ senza il pericolo di scuocere. “Dovresti farti rispettare di più, Claudia.” Ecco, il cavolo è perfetto. Scolalo … Come fai a scolarlo? Usa il mestolo forato, su!
Bene, sono soddisfatta. Vado a sedermi fuori, sotto al porticato e mi dedico completamente a Claudia. Poverina! “Ma come, ti hanno chiesto 40.000 euro in prestito!? non ci sono le banche che fanno i mutui?” Che bello qua fuori, questa pioggerella ci voleva proprio, sta rinfrescando … Però, se sposto quella petunia da sotto l’acqua, le corolle non si infradiciano. La ciotola non è così grande, forse ce la faccio anche con una mano sola … uffa! è più pesante di quanto pensassi … ecco qua, salvata la petunia! Rose, siediti e dà retta a Claudia! … Ehi, hanno suonato? “Scusami un attimo, Claudia, rispondo alla porta.” Ah, è il ragazzo che cura la parte fotografica dell’antologia del paese. Mi ha già riportato le foto di cui ha fatto la scansione. Bene! “Claudia, un attimo.” “Stefano, come si chiama l’editore di cui mi parlavi l’altro giorno? ti dispiace scriverlo qui? Grazie. Sì, ci vediamo.” “Dicevi, scusa, Claudia?” Questa è un’informazione utile, quella di un editore qui in un paese vicino, voglio dire …
Claudia aveva ripreso il filo tranquillamente e sono stata a sentirla per un po’.
Quasi quasi vado a fare pipì … tanto i pantaloni hanno l’elastico. Non sarà difficile, anche con una mano sola …”
Vi risparmio i particolari, ma sappiate che ho tirato pure lo sciacquone! Ebbene, sì, lo confesso.
Claudia sembrava non essersi accorta di niente ed ha proseguito imperterrita.
Alla fine (c’è sempre una fine), mi ha salutata con queste parole: “Ciao, Rose. Solo tu sai ascoltarmi davvero ed io invece ti faccio perdere un sacco di tempo. Chissà quante cose avresti avuto da fare!”
“Ma no, figurati!” le ho risposto, con un vago senso di colpa.