Com’è strano il meccanismo dei ricordi … spesso basta un accenno musicale, un particolare profumo a creare un ‘dejà vu’ e a trasportarci indietro di decenni, per ritrovare i colori ed i suoni di un’infanzia che credevamo dimenticata.
Oppure, forse è semplicemente l’età che avanza e, com’è risaputo, ci si sofferma volentieri sui tempi andati, anche perché, stranamente, all’improvviso sembrano più vivi di certi fatti accaduti il giorno prima.
Anche mio fratello maggiore, quello che sta in America, ama ricordare il passato. Tant’è che negli ultimi tempi, al telefono, più di una volta mi aveva accennato ad un suo desiderio … una sorta di esigenza interiore, di tornare, per così dire, sulle tracce della sua infanzia e rivisitare i luoghi che l’avevano visto bambino ‘terribile’ (lui fu la prima ‘pecora nera’ della famiglia, ma in seguito, a turno, quasi tutti abbiamo rivestito quel ruolo).
Frank Domenico, il mio ‘big brother’, un cuore gentile dentro un corpo decisamente ingombrante … la fotocopia dello zio prete, dicono tutti i parenti, al punto che, quando è in visita nel paesino di montagna dove lo zio svolgeva il suo ministero, capita sempre che qualche anziana signora si giri a guardarlo allibita, pensando di trovarsi davanti al “siùr arsiprét” redivivo.
Eccolo qui, dunque, il mio fratellone, alla fine di un viaggio d’affari in Europa, più deciso che mai a compiere il suo ‘tuffo nel passato’.
Una bella influenza mi ha messo fuori combattimento e non sarò in grado di accompagnarlo a Miramare. Sì, perché è lì che vuole recarsi, a Rimini, il luogo dove, da bambini, si andava nella 'colonia' dello zio prete, appunto.
Appurato che nella stretta cerchia familiare, nessuno condivide il suo desiderio, né ha il tempo di fare il viaggio con lui, Frank non demorde e comincia con l’andare a trovare i ‘cugini della montagna’.
Ah! questa famiglia di Agnosine merita una digressione importante. Dodici figli, ciascuno con la propria famiglia e un numero indefinito di nipoti. Uniti, come ogni famiglia dovrebbe essere. Quasi tutti impegnati nelle due/tre aziende familiari … sono la dimostrazione vivente che si può andar d’accordo sul lavoro, anche tra parenti e che si può restare uniti, anche dopo che ciascuno s’è creato la sua, di famiglia. In poche ore hanno organizzato un banchetto per incontrare me e Frank. Sono rimasta colpita dal gruppo dei giovani. Molto rispettosi, a turno sono venuti a baciare la nonna (una vera ‘matriarca’, ormai, la vecchia zia Giulia) e a salutare noi, i cugini in visita. Un tavolata allegra, ma senza eccessi, in un clima affettuoso e ospitale. Davvero una bella famiglia, questi B. di Agnosine.
Ma dicevo di Frank, il sentimentale italo-americano, alla ricerca di compagnia per il suo viaggio nel passato. Evidentemente, certi tratti del cuore sono comuni ad una certa età, infatti, Frank non ha avuto difficoltà a comunicare il suo entusiasmo ai cugini Domenico dei Novagli, suo omonimo, Federico di Agnosine e ad un vecchio amico d’infanzia soprannominato, ai tempi, ‘Tremenda’, con cui aveva condiviso le vacanze al mare. Detto e fatto, i quattro compagni si sono accordati per quando partire per la loro avventura.
Quando, un po’ febbricitante, a causa dell’influenza, li ho visti avviarsi, un paio di giorni dopo, a bordo del ‘fuoristrada’ di Domenico dei Novagli, mi sono detta: “Tre cugini ed un Tremenda”, ecco un titolo giusto per questa storia.
L’atmosfera era quella della scampagnata. Quattro allegri sessantenni, con l’aria di ‘bigiare scuola’ e davanti a sé alcune ore di viaggio, per confrontare ricordi ed esperienze. Fa niente se ciascuno aveva il proprio carico di malanni legati all’età o alla cattiva salute, quello era un giorno di vacanza anche dalle preoccupazioni … infatti, le stesse mogli avevano dato il loro benevolo consenso.
Tre cugini, dunque: Mènec, Tigre, Pagnuchìnô e l’amico Tremenda. Il primo, dal Minnesota, USA, il secondo dalla ‘bassa bresciana’ e gli altri due, dalla Val Sabbia. Dopo più di 50 anni si sono ritrovati, per compiere questo viaggio a ritroso nel tempo. E’ passato mezzo secolo, sono molto cambiati, ciascuno ha ricevuto la sua misura di gioie e di problemi, dalla vita, ma hanno in comune il desiderio di rivivere le emozioni di un tempo.
Ho dovuto attendere fino alla sera tardi, per avere il resoconto della gita. Frank mi ha raccontato, entusiasta, che “tutto è ancora là”. Hanno ritrovato la casa, acquistata dallo zio prete da una maestra di Rimini che aveva insegnato a Bione per molti anni e che alla fine ha voluto essere sepolta vicino al suo Don Giuseppe. La villa ha ancora un aspetto dignitoso ed è abitata.
Passeggiando lungo la strada, in nostri 4 amici hanno visto un’anziana, nel giardino di una casa vicina e le hanno rivolto la parola. La signora abita lì dagli anni ’50 e ricorda perfettamente il prete con la sua squadra di ragazzini che spesso sostavano sul suo muretto, nell’andare e venire dalla spiaggia. Possiamo immaginare la sua meraviglia nel sentire che quattro di quei bambini erano proprio quei signori davanti a lei.
E cos’avrà pensato la signora Z., rispondendo alla porta, quando i nostri amici si sono decisi a suonare alla villa, acquistata dai suoi genitori, dopo la morte dello zio prete? Con quale piacere, si saranno tutti resi conto, ad un certo punto, che la piccola Ester che giocava coi bimbi della colonia era proprio lei!?
E poi la passeggiata sulla spiaggia, libera dalla miriade di ombrelloni che la ingombrano, quando è piena stagione. Chissà se i nostri amici hanno ritrovato l’atmosfera di 50 anni fa, respirando l’aria ventilata, ricca di salsedine. Frank mi ha detto che hanno ricordato le birichinate che combinavano. Lui aveva la fama di bambino terribile ed era facile attribuirgli anche le marachelle degli altri. In ogni caso, sembra che il vicino della villa, ad un certo punto abbia sporto una lamentela formale allo zio, a causa della continua sparizione di ortaggi dal suo giardino. Frank ha ricevuto la sua parte di ‘scapaccioni’, gli altri pare l’abbiano fatta franca.
Poi, un ricco pasto a base di pesce, al circolo nautico, con un amico di Tremenda e la moglie e quindi il viaggio di ritorno, col cuore gonfio di emozioni.
La presenza di Frank in questi giorni ha fatto da catalizzatore per la memoria e la visita ai cugini di Agnosine ci ha ricordato la semplicità di un tempo, quando, nelle famiglie numerose, non era un problema l’arrivo di altri due o tre bambini, perché venivano messi ‘testa-coda’ con gli altri, nei grandi letti di crine. Che risate, quelle notti!
Com’è strano il meccanismo dei ricordi …