Il 21 febbraio 2010 si è conclusa la 60ma edizione del Festival di Berlino.
Nonostante l'importanza del numero, non ci sono state celebrazioni particolari, e il tenore del festival è stato improntato alla tipica sobrietà teutonica. Unica forma di festeggiamento al di fuori degli schemi è stata la proiezione della copia restaurata di Metropolis di Fritz Lang alla Porta di Brandeburgo. Anche se non c' erano film italiani nella sezione ufficiale, le “Mine vaganti” di Ozpetek erano presenti in Panorama (il corrispondente degli Orizzonti veneziani). L'anteprima stampa ha ottenuto un interesse molto ridotto. Maggiore interesse ha suscitato il film di Soldini “Cosa voglio di più”, Pietro Marcello con la sua “Bocca di lupo” ha portato a casa l'unico premio: il Teddy (premio per il cinema a sfondo gay-lesbo-trans) per il miglior documentario.
Il vincitore morale del Festival è stato Roman Polanski, che ha ricevuto l'orso d'argento “in contumacia” (è agli arresti domiciliari in Svizzera). Il premio è stato ritirato dal suo produttore Robert Benmussa che ha riferito una frase dello stesso Polanski: “non sarei venuto a ritirare il premio nemmeno se avessi potuto: di solito mi arrestano in questi casi”. Tratto dall'omonimo romanzo di Robert Harris e interpretato da “Ghost writer” riporta Polanski alle atmosfere noir a lui più congeniali.
L'Orso d'oro per la 60ma edizione del Festival di Berlino è andato a “Bal” (Miele), del regista turco Semih Kaplanoglu. E' la delicata storia di un bambino che vive in una comunità isolata e ha difficoltà di inserimento scolastico. L'improvvisa scomparsa del padre getta il piccolo nella disperazione e lo spinge a cercarlo. Splendida interpretazione del piccolo Bora Altas, di soli 6 anni all'epoca della realizzazione del film. Tecnicamente molto valido, “Bal” avrà serie difficoltà a trovare un pubblico al di là dei circuiti del Festival.
Mauro Corso, da: http://filmup.leonardo.it/