Mariangela Gualtieri parole, Cesare Ronconi regia e luci.


Teatro Valdoca Paesaggio con fratello rotto Canto di ferro A chi esita
Ragazza uccello di M.Gualtieri
Amore mio, è difficile da questo fondo, da questo finale, dire come mi manchi, come immenso tu sei nel mancare, adesso che mi sono persa tra masse dure, fra cinghie di buio pesto, senza divinità, senza la tua mano che tutto sorregge. Tu mi credi più forte, mi pensi in oro e argento, ma guarda l'orma che lascio, come di cagna, di passero stanco, di bruco, di mosca. Non senti come mi spengo se non mi ami? Mi secco come una pianta. Amami ancora un poco, con cura, con tempo, con attesa. Amami come amano i forti spiriti, senza pretesa, con fuoco generoso, con festa, senza ragionamento. E scusa, scusa, questo mio domandare ciò che si deve dare, questo avere bisogno, scusalo. Non è degno del patto che lega la rondine al suo volo, la rosa al suo profumo, il vino al suo colore, il tuo cuore al mio.
Questa invece è un'altra angolazione:direi che è l'occhio che si fa cuneo dentro la passione e lì cede alla liquidità il cristallino della prospettiva con cui inquadriamo il mondo.
quando vidi la prima di Paesaggio con fratello rotto dissi a Cesare che non aveva diritto di portare in scena questa crudeltà tremenda e di incastrarla tra le vertebre dei giovani, poiché i disastri di cui parla lo spettacolo non sono dei giovani, anzi sono anch'essi gli animali rotti.
Così ne parla Mariangela Gualtieri a cui appartengono tutti i testi portati in scena dal Tetaro Valdoca.
Teatro Valdoca
Paesaggio con fratello rotto – trilogia
Mariangela Gualtieri e Cesare Ronconi
un dvd e un libro di 140 pagine
euro 16,00
In quest'opera c'è il ritratto, l'istantanea, di qualcosa di attuale e invisibile.
C'è un dolore che sembra riguardare soprattutto l'occidente: la spaccatura micidiale fra noi e l'anima del mondo, quell'energia intuita e sempre tradita, che ci tiene vivi.
Questa “anima del mondo”, questo pezzo di brace cosmica che brucia nella terra e in ognuno di noi, è ciò che viene fotografato in questa opera. È anche fotografata la distanza fra ciò che sentiamo e il modo in cui viviamo, fra il nostro dentro e il nostro fuori, per dirla semplicemente.
“Come siamo andati lontano da ciò che ci tiene in vita!” grida la filosofia. Qui appunto si fotografa quella lontananza.
Non abbiamo smesso di credere nella forza della poesia, di pensare a uno spettacolo anche come atto di resistenza contro la Signoria Attuale. Che cosa sia questa Signoria Attuale in parte tutti lo sappiamo e in parte non lo sapremo mai: una forza, comunque, che tenta di fare di noi un ovile muto, di deprimere la nostra vivezza, di metterci sulla schiena pesi schiaccianti. Ci guardiamo intorno e scorgiamo ovunque segni invasivi di questa forza indebolente. Pochi chilometri più in là la vediamo all'opera coi suoi morti ammazzati e bombardati. Ecco, ci muove una voglia d'esortazione, una paura, una pietà. Soprattutto la voglia di tenerci ben desti, di pronunciare parole troppo taciute, di cantare e ballare con la potenza disarmata dei bambini. Mariangela Gualtieri