"Alice nel Paese delle meraviglie"
Non si tratta proprio di adattamento teatrale dell'opera originale, la storia infatti comincia nel momento in cui finisce il viaggio straordinario di Alice bambina. L'autore con l'aiuto della fantasia del pubblico permette ad Alice di vivere sulla scena tutti i momenti belli e dolci dell'adolescenza, i primi amori, l'avvento dell'età matura, le scoperte della vita, riso e pianto, felicità e tristezza. Tutto ciò si svolge sullo sfondo pittoresco di una Praga antica, con i suoi gioielli architettonici e la sua ricca storia, ma anche di una Praga rappresentata come crocevia della cultura cristiana e di quella ebraica.


Molte tecniche si fondono in Alice nel paese delle meraviglie: dalla danza, all'acrobazia, all'arte mimica. Ma è chiaro che su tutte spicca quella che dà alla compagnia il nome. Si tratta di una disciplina che si rifà al Bunraku, il teatro di marionette giapponese, sviluppatosi nel corso del XVII secolo, in cui i burattinai sono interamente vestiti di nero. È così che gli attori tendono a scomparire, pur rimanendo visibili, apparendo quasi come l'ombra dei loro personaggi. La tecnica è poi stata perfezionata da elaborazioni successive: oggi – grazie a un sapiente uso delle luci – gli attori divengono assolutamente invisibili e si confondono con il fondale, rigorosamente nero. Hanno così la possibilità di spostare degli oggetti senza essere visti, il palcoscenico sembra dunque incantato e la scenografia sembra muoversi da sola .

