Utente | Messaggio |
12:37 10 marzo 2009
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14:35 10 marzo 2009
| Rose
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I paradossi del linguaggio, cara daniela. 
Chissà perchè tutte quelle 'spinosità' alla fine del video 
Interessante, comunque. Grazie. 
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14:49 10 marzo 2009
| admin
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le "spinosità" non le ho capite neppure io. Però il testo mi è piaciuto, ma a me la Szymborska piace molto, in generale
La moglie di Lot
(da Grande numero)
Ho guardato indietro, è vero. Dicono per curiosità. Non pensano neppure che potessi avere altri motivi: il rimpianto di una coppa d'argento lasciata nella mia casa di Sodoma. La voglia di non vedere più il mio probo marito che mi camminava davanti. La voglia di verificare se si sarebbe fermato, qualora fossi morta (non si fermò). La disubbidienza degli umili. La speranza che Dio ci avesse ripensato, e non facesse morire migliaia di innocenti. La solitudine e la vergogna di fuggire così di nascosto. Ma forse fu solo un colpo di vento che mi sciolse i capelli e che istintivamente mi fece girare la testa. È possibile che io sia caduta, e poi divenuta di sale con il viso rivolto alla città.
W. Szymborska
 
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15:12 10 marzo 2009
| Rose
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Confesso di non conoscere questa autrice, daniela. E' grave?
Sulla moglie di Lot, potrei fare un sermone ma vi risparmierò.
La Szymborska (ho dovuto fare il copia-incolla … questo nome avrebbe trovato posto anche nell'altro topic, vero?) ne vuol fare un quadro umano, per così dire e presenta varie ipotesi. La più verosimile è il fatto che rimpiangesse le cose lasciate indietro. Non a caso, la sua figura viene ripresa nei vangeli per simboleggiare chi appunto, intrapreso un modo di vivere più cristiano, si 'volta indietro' alle pratiche precedenti.
Avrei qualcosa da dire sulla 'disubbidiemza degli umili' … una contraddizione di termini; gli umili dovrebbero avere l'ubbidienza connaturata.
Altro punto, a Sodoma e Gomorra, non erano così 'innocenti' … non agli occhi di Dio, comunque che, invece, è vero che, almeno in un'altra occasione, 'ci ripensò' e fu quando mandò Giona a predicare (con successo) agli abitanti di Ninive.
(Non mi sono mangiata l'intera Bibbia … anzi … ho dimenticato tante cose, purtroppo)
L'ipotesi più tristemente divertente, fatta dall'autrice, è che la poverina non volesse più avere davanti il marito. Ah!ah!
Una domanda: Cosa c'è di poetico in questa poesia? Mah!
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15:26 10 marzo 2009
| admin
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penso che tu l' abbia un po' troppo calata nella realtà biblica, mentre – forse – sono le riflessioni di una donna di fine 900 che si mette le vesti della moglie di Lot e guarda alla sua Sodoma e Gomorra…
Comunque, come sempre, è questione di gusti personali.
E ad ogni modo, te la presento
W. Szymborska
 
Premiata con il Nobel nel 1996 e con numerosi altri riconoscimenti, è generalmente considerata la più importante poetessa polacca vivente. In Polonia, i suoi volumi raggiungono cifre di vendita che rivaleggiano con quelle dei più notevoli autori di prosa, nonostante in un'occasione Szymborska abbia ironicamente osservato, nella poesia intitolata Ad alcuni piace la poesia (Niektorzy lubią poezje), che la poesia piace a non più di due persone su mille.
Szymborska utilizza espedienti retorici quali l' ironia, il paradosso, la contraddizione e la litote, per illustrare i temi filosofici e le ossessioni sottostanti. Szymborska è una miniaturista, le cui poesie compatte spesso evocano ampi enigmi esistenziali. Benché molte delle sue poesie siano lunghe una pagina appena, esse toccano spesso argomenti di respiro etico che riflettono sulla condizione delle persone, sia come individui che come membri della società umana. Lo stile di Szymborska si caratterizza per l'introspezione intellettuale, l'arguzia e la succinta ed elegante scelta delle parole.
Quanto sopra, naturalmente, da Wikipedia
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15:38 10 marzo 2009
| Rose
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Grazie, daniela. Credo abbia ragione tu. Del resto, la mia ignoranza è abissale.
Sarà interessante leggere altre cose di quest'autrice. Sono felice che una poetessa abbia successo, per cambiare, mentre è in vita e che in Polonia, ci siano tutta questa sensibilità e interesse per la poesia.

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18:11 10 marzo 2009
| admin
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| Amministratore
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Una fotografia dell'11 settembre
Saltarono dai piani in fiamme, giù
… uno, due, altri ancora
più in alto, più in basso.
Una fotografia li ha colti mentre erano vivi
e ora li preserva
sopra il suolo, diretti verso il suolo.
Ognuno di loro ancora intero
con il proprio volto
e il sangue ben nascosto.
C'è ancora tempo,
perchè i loro capelli siano scompigliati,
e perchè chiavi e spiccioli
cadano dalle loro tasche.
Essi si trovano ancora nel reame dell'aria,
entro i luoghi
che hanno appena aperto.
Ci sono soltanto due cose che posso fare per loro
… descrivere questo volo
e non aggiungere una parola finale.
Wislawa Szymborska, 11 settembre 2002.
e davvero non c' é niente da dire in più
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21:12 10 marzo 2009
| Rose
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Un avvenimenti così pieno di ombre, ancora. Chissà se si riuscirà mai a far luce su ciò che è relamente accaduto quel giorno. I versi della Szymborska sono drammatici e surreali.
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21:17 10 marzo 2009
| franco
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i tre paradossi iniziali, mi avevano lasciato piuttosto indifferente,
la moglie di lot, è stata invece una lettura che mi ha molto colpito e trovo umanissimo quel rivendicare quasi orgogliosamente, persino le proprie debolezze come un patrimonio personale caratterizzante e per il quale vale sempre e comunque la pena di un attimo di rimpianto, di un voltarsi rapido e di pagarne il fio.
Questa dell'11 settembre è di una tragicità assoluta, quell'attenzione ad es, al dettaglio apparentemente così banale "chiavi e spiccioli", è da brivido.
Qualche moneta per il distributore del caffè, le chiavi della macchina che attende al parcheggio, la quotidianità che agonizza in quel tragico intervallo, in quel volo che è vita, pulsante, consapevole, ma senza più futuro.
Sono d'accordo con Rose, è interessante questa autrice che neanch'io conoscevo,
grazie Daniela.
f
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21:31 11 marzo 2009
| sandra
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A guardare quella foto di New York con le torri gemelle al loro posto, signora admin, viene un nodo in gola… Anch'io trovo tremendi i versi di questa poetessa polacca… la vita si manifesta in piccoli oggetti, piccoli gesti che, ad un certo punto, non esisteranno più.
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21:39 11 marzo 2009
| admin
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| Amministratore
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… ma che sono, dal poeta, congelati in "attimo-per sempre" di compiuta immortalità. Come se non avessero "mai-ancora" toccato il suolo. E', per me, una splendida elegia.
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14:42 13 marzo 2009
| admin
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| Amministratore
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Amore a prima vista
Sono entrambi convinti
che un sentimento improvviso li unì.
E' bella una tale certezza
ma l'incertezza è più bella.
Non conoscendosi prima, credono
che non sia mai successo nulla fra loro.
Ma che ne pensano le strade, le scale, i corridoi
dove da molto tempo potevano incrociarsi?
Vorrei chiedere loro
se non ricordano-
una volta un faccia a faccia
forse in una porta girevole?
uno “scusi” nella ressa?
un “ha sbagliato numero” nella cornetta?
ma conosco la risposta.
No, non ricordano.
Li stupirebbe molto sapere
che già da parecchio
il caso stava giocando con loro.
Non ancora del tutto pronto
a mutarsi per loro in destino,
li avvicinava e allontanava,
tagliava loro la strada
e soffocando un risolino
si scansava con un salto.
Vi furono segni, segnali,
che importa se indecifrabili.
Forse tre anni fa
o il martedì scorso
una fogliolina volò via
da una spalla a un'altra?
Qualcosa fu perduto e qualcosa fu raccolto.
Chissà, forse già la palla
tra i cespugli dell'infanzia?
Vi furono maniglie e campanelli
su cui anzitempo
un tocco si posava su un tocco.
Valigie accostate nel deposito bagagli.
Una notte, forse, lo stesso sogno,
Subito confuso al risveglio.
Ogni inizio infatti
è solo un seguito
e il libro degli eventi
è sempre aperto a metà.
Da “La fine e l'inizio” – 1993 – Traduzione Pietro Marchesani
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18:12 14 marzo 2009
| Rose
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| Ospite
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Molto prosastica nella forma, questa composizione mi piace per l'idea di fondo che pare farsi più poetica nelle ultime strofe.
A me è successo spesso che dopo aver conosciuto 'ufficialmente' una persona, la incontri dappertutto. Cosa accade? Non è che all'improvviso abbiamo cambiato abitudini o itinerari; semplicemente, prima non la vedevo.
Forse accade così anche in amore … all'improvviso, un giorno, VEDIAMO una persona che era lì e non notavamo.
"il caso stava giocando con loro.
Non ancora del tutto pronto
a mutarsi per loro in destino,
li avvicinava e allontanava,
tagliava loro la strada
e soffocando un risolino
si scansava con un salto.
"
e ancora
"
Chissà, forse già la palla
tra i cespugli dell'infanzia?
Vi furono maniglie e campanelli
su cui anzitempo
un tocco si posava su un tocco"
Ah, questa parti finali mi piacciono davvero. 
Grazie per averci fatto conoscere quest'autrice, daniela. 
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22:15 12 aprile 2009
| admin
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| Amministratore
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Utopia
Isola dove tutto si chiarisce.
Qui ci si può fondare su prove.
L'unica strada è quella d'accesso.
Gli arbusti si piegano sotto le risposte.
Qui cresce l'albero della Giusta Ipotesi
Con rami da sempre districati.
Di abbagliante linearità è l'albero del Senno
presso la fonte detta Ah Dunque E' Così.
Più ti addentri nel bosco, più si allarga
la Valle dell'Evidenza.
Se sorge un dubbio, il vento lo disperde.
L'Eco prende la parola senza farsi chiamare
e chiarisce volenterosa i misteri dei mondi.
A destra una grotta in cui giace il Senso.
A sinistra il lago della Profonda Convinzione.
Dal fondo si stacca la Verità e viene lieve a galla.
Domina sulla valle la Certezza Incrollabile.
Dalla sua cima si spazia sull'Essenza delle Cose.
Malgrado le sue attrattive l'isola è deserta,
e le tenui orme visibili sulle rive
sono tutte dirette verso il mare.
Come se da qui si andasse solo via,
immergendosi irrevocabilmente nell'abisso.
Nella vita inconcepibile.
Wislawa Szymborska
 
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07:13 13 aprile 2009
| Rose
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| Ospite
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Davvero un'Utopia, un 'non luogo'.
"Malgrado le sue attrattive l'isola è deserta,
…
Come se da qui si andasse solo via
"
Bellissime "la fonte detta Ah Dunque E' Così" e la "grotta in cui giace il Senso".
Ecco, mi basterebbe trovare questa grotta.
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21:57 7 luglio 2009
| admin
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Gente sul ponte
Strano pianeta e strana gente che lo abita. Sottostanno al tempo, ma non vogliono accettarlo. Hanno modi per esprimere la loro protesta. Fanno quadretti, ad esempio questo:
A un primo sguardo nulla di particolare. Si vede uno specchio d'acqua. Si vede una delle sue sponde. Si vede una barchetta che s'affatica. Si vede un ponte sull'acqua e gente sul ponte. La gente affretta visibilmente il passo perché da una nuvola scura la pioggia ha appena iniziato a scrosciare.
Il fatto è che poi non accade nulla. La nuvola non muta colore né forma. La pioggia non aumenta né smette. La barchetta naviga immobile. La gente sul ponte corre proprio là dov'era un attimo prima.
E' difficile esimersi qui da un commento: il quadretto non è affatto innocente. Qui il tempo è stato fermato. Non si è più tenuto conto delle sue leggi. Lo si è privato d'influenza sul corso degli eventi. Lo si è ignorato e offeso.
A causa di un ribelle, un tal Hiroshige Utagawa (un essere che del resto da molto, come è giusto, è scomparso), il tempo è inciampato e caduto.
Forse non è che una burla innocua, uno scherzo della portata di solo qualche galassia, tuttavia ad ogni buon conto aggiungiamo quanto segue:
Qui è bon ton apprezzare molto questo quadretto, ammirarlo e commuoversene da generazioni.
Per alcuni anche ciò non basta. Sentono perfino il fruscio della pioggia, sentono il freddo delle gocce sul collo, guardano il ponte e la gente come se là vedessero se stessi, in quella stessa corsa che non finisce mai per una strada senza fine, sempre da percorrere, e credono nella loro arroganza che sia davvero così.
 
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15:06 8 luglio 2009
| Manfredi
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Qui il tempo è stato fermato. Non si è più tenuto conto delle sue leggi. Lo si è privato d'influenza sul corso degli eventi. Lo si è ignorato e offeso.
il tempo che l' artista blocca nella sua opera, l' attimo perfetto in cui tutto si immobilizza e respira piano, l' istante consacrato per l' eternità…, un motivo caro alla Szymborska (anche nella poesia sull' 11 settembre, qualche post prima).
Anche se:
Per alcuni anche ciò non basta. Sentono perfino il fruscio della pioggia, sentono il freddo delle gocce sul collo,…
diventare parte del paesaggio, divenire una delle persone raffigurate
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22:25 9 settembre 2009
| admin
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Un amore felice. E' normale? è serio? è utile? Che se ne fa il mondo di due esseri che non vedono il mondo? Innalzati l'uno verso l'altro senza alcun merito, i primi qualunque tra un milione, ma convinti che doveva andare così – in premio di che? Di nulla; la luce giunge da nessun luogo - perchè proprio su questi e non su altri? Ciò offende la giustizia? Sì. Ciò infrange i princìpi accumulati con cura? Butta giù la morale dal piedistallo? Sì, infrange e butta giù. Guardate i due felici: se almeno dissimulassero un po', si fingessero depressi, confortando così gli amici! Sentite come ridono – è un insulto. In che lingua parlano - comprensibile all'apparenza. E tutte quelle loro cerimonie, smancerie, quei bizzarri doveri reciproci che si inventano - sembra un complotto contro l'umanità! E' difficile immaginare dove si finerebbe se il loro esempio fosse imitabile. Su cosa potrebbero contare religioni, poesie, di che ci si ricorderebbe, a che si rinuncerebbe, chi vorrebbe restare più nel cerchio?

Un amore felice. Ma è necessario? Il tatto e la ragione impongono di tacerne come d'uno scandalo nelle alte sfere della Vita. Magnifici pargoli nascono senza il suo aiuto. Mai e poi mai riuscirebbe a popolare la terra, capita, in fondo, di rado. Chi non conosce l'amore felice dica pure che in nessun luogo esiste l'amore felice. Con tale fede gli sarà più lieve vivere e morire. Wislawa Szymborska
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22:31 9 settembre 2009
| Manfredi
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ma l' amore felice,…capita e non c' è nessun merito in questo. capita e basta.
gli innamorati felici manco s' accorgono che il mondo gira e le cose avvengono e cambiano.
ma è di una qualche utilità l' amore felice?
Carina la domanda
anche perché, credo che molti, ma proprio molti, un amore felice lo vorrebbero, alla faccia della sua utilità o meno
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