“Georgia con il suo puro profilo contro il legno
scuro delle pareti, calma e luminosa, con i capelli
dritti e neri raccolti in un nodo sulla nuca, le mani
forti e bianche, che toccavano e sollevavano tutto,
perfino un uovo sodo, come se fosse un essere
vivente, mani lente e sensibili che uscivano dal
vestito bianco e nero, sempre bianco e nero. ”
Doroty Brett


" Nessuno vede i fiori- realmente – sono troppo piccoli – non abbiamo tempo – e per vedere occorre tempo, come per avere un amico… Così mi sono detta – dipingerò quello che vedo – quello che il fiore è per me, ma lo dipingerò in grande …….." (Georgia O'Keeffe)
Categoricamente esclusa la presenza umana, sono la natura, il tempo, i vegetali, gli animali, o giganteschi fiori variopinti e, da ultimo, cieli solcati da nubi, i temi, tutti di chiaro significato simbolico, che la O'Keeffe affronterà sino alla fine della sua lunga vita.
Colto nei suoi caratteri salienti, osservato attraverso un'immaginaria lente di ingrandimento, riprodotto in una visione totalizzante, questo “Iris nero” del 1926, un olio su tela di 91,4×75,9 cm, oggi al Metropolitan Museum of Art di New York, è al tempo stesso fortemente naturalistico eppure totalmente interpretato secondo un sentire soggettivo che penetra l'essenza dell'oggetto reso riconoscibile dal solo dettaglio.
E proprio l'ingrandimento anomalo, una tecnica che anticipa la Pop Art (si pensi a Warhol e soprattutto a Oldenburg) ed obbliga l'osservatore ad una analisi partecipata di immagini non sempre identificabili al primo sguardo, determina la progressiva astrazione che caratterizza nel tempo sempre più le opere della O'Keeffe, per la quale il segno ed il colore diventano pura espressione di personali stati d'animo, testimonianza di un percorso spirituale che parte dal reale, mai negato, per aspirare all'assoluto.