Utente | Messaggio |
10:00 23 febbraio 2010
| Rose
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Mi respinge la nudità
del giardino in inverno
contraltare
di un cielo livido
e ostile.
Pesa il silenzio.
Solo la voce del vicino
abbaia
un ordine al cane.
Il tempo aderisce
alle cose e passa
con loro.
L'unica rivincita
è sprecarlo
e annoiarsi
oppure fingere
di scrivere
magari una poesia.
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11:24 23 febbraio 2010
| elisa sala
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E poi esce non la finzione ma un acquerello invernale.
Quell'uomo che abbaia un ordine al cane mi sembra di sentirlo, rompe il silenzio frantumando l'immagine, e noi torniamo sulla terra.
Ho scritto queste poche righe guardando i miei pochi scheletrici alberi.
Grazie
E per il padrone
Elisa
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11:33 23 febbraio 2010
| Pietro
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Mi colpisce soprattutto il senso di desolazione; anche il cielo è ostile e il silenzio pesa come una cappa, come il tempo che passa, lasciando il suo segno sulle cose.
Il colpo di coda finale riporta l'equilibrio e gioca la tristezza con una chiusa ironica magistrale.
Ho molto apprezzato questa poesia, cara Rose. Grazie. 
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13:09 23 febbraio 2010
| Carmen
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Il vicino che "abbaia ordini al cane". questa immagine mi ha fatto sorridere, in effetti chissà cosa pensa il cane del suo padrone…a parte l'impatto dell'abbaiare e il silenzio. E' una poesia dai toni lievi e riflessiva, anche malinconica e che pone negli ultimi versi delle alternative un po' "rassegnate".
Piaciuta.
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14:18 23 febbraio 2010
| admin
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| Amministratore
| messaggi3520 | |
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Il paesaggio è spoglio e silenzioso. Senso di desolata nudità. Tutto è fermo.
Unica voce è l' abbaiare e, poichè ad abbaiare è un uomo, il latrato si configura nell' essenzialità di una cornice fuor dall' umano.
Una chiusa introspettiva che dall' annoiarsi o sprecare (il tempo) – modalità di vita che precludono ad ogni forma di serenità -, passa al più attivo e confortante "scrivere… una poesia".
Lavoro che esprime compiutamente uno stato d' animo e si dipana a passo lento e sicuro attraverso i meandri del "giardino d' inverno", come attraverso quelli dell' anima.
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14:52 23 febbraio 2010
| fernirosso
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eppure la si potrebbe leggere come una celata visione di sè.Il giardino è il proprio corpo, la nudità non più sopportabile,non tanto e solo perchè il corpo si rilassa, con il tempo i muscoli si fanno più molli, evidenziando ancora di più una fragilità della vecchiaia su cui non si può essere indifferenti e quell'abbaiare, del vicino al cane, sembra un'analisi del proprio parlare "del corpo", come il proprio animale fedele, il compagno, a cui ora ci rivolgiamo con disprezzo (non riesco a sopportare la tua nudità, perchè mette a nudo tutte le mie debolezze, le ansie, l'oscuro che, fino ad oggi, ho perlustrato come un cane fa con le zone d'ombra della casa ospitante).
Non trovo che siano tenui le luci di questo testo, dalla mia prospettiva, affrancata anche da quell'aderire del tempo alle cose. Facendole passare e passando esso stesso, il tempo, subendo anch'esso una consumazione, dice moltissimo, va in profondità, non spreca nemmeno un attimo, nemmeno quando afferma che l'unico modo per sostenere una ri-vincita, è sprecarlo, consapevole che è finzione anche questa, come quella di voler scrivere una poesia senza ricordare che l'essenza della scrittura sta nella polpa, la sostanza che assume, si assume in ogni parola, in ogni segno,disegno,visione.
Bella Rose, molto bella e lucidissima oltre che meravigliosamente vitale, senza scandalose affermazioni, mette a nudo ciò che spesso nascondiamo..ferni
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15:54 23 febbraio 2010
| lucia
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| Ospite
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Bella, bella. Anche a me è piaciuto il verso Solo la voce del vicino abbaia un ordine al cane. Anche tu sei nella rosa dei bravissimi. Ti meriti un regalo che ti ricorderà qualcosa.
 
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17:11 23 febbraio 2010
| sandra
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La nostra Rose, vecchia e flaccida? 
Ferni, non vorrei essere in te, quando lo leggerà. 
A me ha divertito quella rivincita che Rose vuole prendersi sul tempo: lui passa e lascia i suoi segni, ma lei se ne infischia e si permette pure di sprecarlo, annoiandosi. ah!ah!
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17:34 23 febbraio 2010
| Elina
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“Pesa il silenzio”
il paesaggio osservato diventa ostile, fastidiosi i suoni, le voci che provengono da altre case e allora non resta che inventare (”fingere”) un nuovo scenario oppure disegnarlo realmente
molto piaciuto Rose
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19:59 23 febbraio 2010
| Rose
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22:10 23 febbraio 2010
| Manfredi
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intrigante l' interpretazione di Ferni. tanto intrigante che mi piacerebbe farla mia
sinceramente non credo – e non so perchè – che Rose abbia scritto questi versi con quell' idea…, ma resta il fatto che i versi si prestano anche a questa lettura.
versi che mi hanno colpito per il senso di vuoto totale che trasmettono fino (e compresa) alla “finzione” finale.
fingere
di scrivere
magari una poesia.
d' altra parte “il poeta è un fingitore”, lo si sa e il tempo del vuoto si può ingannare o sfidare anche così.
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09:04 24 febbraio 2010
| Rose
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Perchè mi sento vagamente psicanalizzata?  
Ciao, Manfred e grazie. 
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16:58 24 febbraio 2010
| fernirosso
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Ho sistemato il testo:qui e là aveva delle mancanze. Ora mi pare più comprensibile, oltre che completo.
Sì ho visto e incontrato Rose fisicamente e non è cadente né decadente, né mollemente rilassati i muscoli del suo corpo. Qui, nel testo, mi riferivo ad un modo di guardare alla vecchiaia. Non vogliono, addirittura i non vecchi (trenta o quaranta anni sono indice di vecchiaia?) rifarsi i tratti perchè cedono le linee del volto? Dei fianchi…La pelle avvizzisce …come i petali delle rose!
Ma non si tratta di ROSE!Solo di un modo di vedere il magnifico giardino:corpo di tutte le stagioni di un'era…Bacio,ferni
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21:44 24 febbraio 2010
| Rose
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Grazie, Ferni.
Stendiamo un velo, anzi un bel po' di veli pietosi sul mio aspetto, please. Come diceva quella vecchia canzone:
E tutte le cose, sono come le rose che durano un giormo, un'ora e mai più … (o qualcosa del genere)
 
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15:07 25 febbraio 2010
| fernirosso
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volevo dirtelo ieri, poi avevo un sonno micidiale e ho rimandato ad oggi. Il segno del “meandro” noto anche come labirinto, è lo stesso segno che semplifica la configurazione della rosa e veneiva posto, nel neolitico, dunque non oggi, in corrispondenza del ventre o della testa come due punti, soprattutto il primo, che intrecciano i poteri di vita e morte. La rosa come segno del femminile, del ventre femminile e dunque segno della vita, ma come ventre della dea madre anche come luogo dei morti, inteso come momento rigenerante anch'esso. Senza la morte non si perpetua il ciclo della vita. Da lì nasce anche l'identificazione di Maria, (la vergine e V è la lettera del femminile che continua ad essere fertile, in questo senso vergine, perchè non corrotto dalla morte, non annientato dalla morte) che ha come fiore la rosa e il rosario come elemento di astrazione. Tutti segni della ritualità della fertilità. Ciao Rose,f
PS: pensa che uno dei più antichi segni è lo zig-zag: una M ripetuta, inizio di Madre.Monte,Mare;maria….E anche V e X (come doppia V una in un senso una nell'altro) appartengono ad un tempo che è lontanissimo: 40.000 a.c.
X sta per moltiplicazione (la riproduzione)Che osservatori i nostri antenati del neolitico,no?
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19:21 25 febbraio 2010
| Manfredi
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veramente interessante
 segni a M e a zig zag
fra gli altri numerosi segni del passato remoto, sono particolarmente affezionato a questo:
 segno dell' UOVO
simbolo della rigenerazione per eccellenza. Esso compare nella forma ovale dei vasi, nei motivi decorativi dipinti. Il simbolo dell'uovo non riguarda soltanto la nascita, ma anche la rigenerazione modellata sulla incessante creazione del mondo (uovo cosmogonico). Svolge, inoltre, una funzione funeraria: dal Neolitico Antico in poi i pithoi funerari avevano forma ovale, a simboleggiare il grembo della Dea Madre (uovo e utero).
Ce ne sono parecchi altri, naturalmente , tutti ricchi di valori simbolici.
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