

Gli avevano detto che all' inizio del viaggio inevitabilmente avrebbe provato disagio, ma che successivamente si sarebbe sentito via via più tranquillo, cullato come sarebbe stato da onde delicate come carezze. Ora si rendeva conto che la tranquillità dipendeva dal fatto che a poco a poco andava smarrendo il ricordo del luogo da cui proveniva: gli dispiaceva, perché era un posto davvero speciale, dove, a guardarsi intorno, si vedevano giochi di luci ed arcobaleni a cascata come spruzzi levati verso l' alto, dove occhi dorati sbocciavano ammiccando amichevoli nella pianura distesa come un' immensa coperta fra le nuvole.
C' era sempre luce nel suo paese, nessuno conosceva l' oscurità, ma solo un crepuscolo lieve che accarezzava le cose tingendo le nubi di rosa e violetto. E ad ogni crepuscolo qualcuno di loro partiva.
Gli avevano detto dove andava e che cosa l' attendeva: erano stati bravi i maestri a convincere quelli come lui che il viaggio era il meglio che potessero aspettarsi dal fatto di esistere, perché, si sa, quando si esiste si hanno delle responsabilità e si deve, dicevano, si deve sempre affrontare le proprie responsabilità.
Era questo il motivo per cui l' avevano fatto partire, sorridendogli incoraggianti. Ed era questo il motivo per cui si trovava adesso a galleggiare in uno spazio ristretto, legato da un filo sempre più sottile ai suoi ricordi. Non voleva dimenticare. Attraverso una parete sottile e opaca vide una scheggia argentea lacerare il buio intorno dandogli una consistenza lattiginosa, opalescente: intravide se stesso, le mani, i piedi, le braccia e le gambe, proprio come dovevano essere. Annuì, andava tutto bene, doveva solo aspettare. Avere pazienza e aspettare. Si mosse piano, con cautela. Non se la sentiva di far gran movimenti.
Quel viaggio, gli avevano detto, era un' avventura, anzi solo l' inizio dell' AVVENTURA.
L' avevano accompagnato per il primo tratto, facendogli compagnia, scintille come punti di luce che qua e là sfrecciavano veloci all' esterno del globo traslucido che lo ospitava, ma poi erano tornati indietro, lasciandolo solo. Avevano provveduto però a tutto: stava al caldo, aveva da mangiare e da bere, avrebbe solo voluto vedere meglio i luoghi che attraversava, anche se aveva l' impressione di non muoversi realmente, ma piuttosto di far solo piccoli movimenti come se stesse galleggiando, sospeso in un elemento sconosciuto. Aspettava.
Si stiracchiò, cercando di allungare le gambe in una posizione più comoda e si addormentò.
Si destò di colpo: tutto era in movimento intorno, si sentiva trascinato da una corrente impetuosa, verso un punto luminoso che pareva risucchiarlo: comprese che il viaggio era ormai giunto alla fine, uno spasimo di paura lo afferrò ed egli riuscì appena ad avere un ultimo consapevole pensiero: " Sono nato. ", si disse mentre con il primo strillo cancellava ogni ricordo dell' universo ormai lontano che in tutto quel tempo aveva nutrito l' essenza del suo cuore, accompagnandolo nel lungo viaggio verso la vita degli uomini.
L' attesa era finita e il viaggio era solo incominciato.