Se ne accorgerà anche Barack Obama. Perché la protesta degli abruzzesi fa il verso proprio alla famosa frase del presidente americano. La scritta «Yes we camp!» è sulla collina dell'Aquila, visibile dall'autostrada e dalla caserma della Guardia di Finanza dove si terrà il vertice dei «Grandi». La protesta dei comitati è per riportare l'attenzione sulla popolazione sfollata dopo il terremoto.
LE TENDOPOLI- «Ci sembrava un modo ironico per ricordare alle delegazioni presenti al vertice che 25mila persone sono ancora nelle tende», spiega Piero De Santis, del comitato Ara, Associazione e Ricostruzione Abruzzo. Una protesta per tutte quelle persone costrette a vivere «per tutto questo tempo nelle tende in situazioni di forte disagio, come ci confermano in continuazione gli stessi sfollati. È incredibile». In Italia, aggiunge Mattia Lolli, del Comitato 3e32, si «pensa che la ricostruzione sta procedendo liscia, che gli aquilani sono già tornati nelle loro case e invece 'Yes we camp', siamo tutti accampati, a tre mesi dal sisma».


In Italia, poiché, si dice, la libertà d' espressione, la democrazia stessa, sono a rischio regime, si può protestare – a torto o a ragione – di fronte ai capi di stato del G8.
Personalmente penso che, a 3 mesi dal sisma, nessuno possa immaginare che la ricostruzione sia già terminata, che tutti possano essere sistemati in una casa…,
non so, mi pare che quello che davvero importi sia che il piano del governo sia stato approvato, che l' opera di ricostruzione proceda, che i fondi ci siano.
Manifestazioni di questo tipo, anche se, magari, supportate dalla paura di essere dimenticati (?), mi paiono che un po' rasentino il cattivo gusto. Ma sbaglierò.