

Un mercato da 442 miliardi di euro per il settore alimentare, ma ne beneficiano un po' tutti
E' il nono mese dell'anno, quello sacro per l'Islam. Uno dei Cinque Pilastri. Ma anche i non musulmani lo conoscono per la pratica del digiuno (sawn) a cui devono attenersi i fedeli e che dura dall'alba al tramonto.
Per molte aziende europee, il Ramadan è invece il periodo dell'ingrasso, una vera e propria stagione di business accentuato proprio grazie alla pratica religiosa.
Si parla soprattutto di marchi alimentari e della distribuzione, ma ci sono opportunità anche nel settore turistico-alberghiero.
Gli affari ruotano atorno ai cibi halal, quelli consentiti ai musulmani: dalla carne di animali macellati secondo il rituale della dhabihah (il cui scopo è quello di non far soffrire l'animale) a una gamma di vegetali e latticini utilizzati per ogni pietanza. Il tutto seguendo regole semplici: niente maiale (o derivati) niente sangue, esclusione di pesce che non sia morto. Ovviamente, niente alcol.
Poca roba? Niente affatto: il mercato globale dei prodotti halal vale 632 miliardi di dollari l'anno (442 miliardi di euro), cioè il 16% dell'industria alimentare planetaria.
In Francia - Paese a forte presenza di immigrati islamici e tradizionalmente all'avanguardia nell'allargamento dei diritti – supermercati come Auchan, Leclerc, Super U e Casino hanno in questi giorni riempito gli scaffali di cibi halal e il settore è da tempo sotto osservazione di colossi come Tesco, Nestlé e McDonald's.
Dalla Svizzera giunge notizia che a Wangen bei Olten, capitale delle pasta sfoglia, l'industria di Walter Leisi ha messo in commercio uno snack con gli ingredienti consentiti dalla legge islamica. A Zurigo, invece, alcuni alberghi hanno ideato il pacchetto-Ramadan: cibi consentiti a orari consentiti (prima dell'alba e subito dopo il tramonto), stanze con tappeti per la preghiera, mappe delle moschee.
In Gran Bretagna alcune aziende hanno deciso di pensare subito alla fine del Ramadan, creando dei pacchetti regalo per l'Eid-al-Fitr, il rituale in cui ci si scambiano doni tra parenti e amici.
E anche l'informazione salta sul carro. sempre nel Regno Unito, il quotidiano "The Guardian" pubblica, durante la festività, gli orari d'inizio e fine digiuno. D'altronde, oltre Manica vivono ben 2 milioni di fedeli islamici, la più grande minoranza religiosa locale: sono un mercato appetibile, così come dimostra anche il successo della finanza islamica.