Utente | Messaggio |
22:07 26 ottobre 2009
| admin
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Ormai Ognissanti é alle porte, Halloween con tutta la sua commercializzazione.
Si vedono zucche ovunque e così mi è venuto in mente la zucca – carrozza di Cenerentola
(anche in associazione al melograno dell' altro topic)
 
La fiaba, che è anche un'allegoria di rinascita dagli inferi al cielo, riflette il simbolismo della zucca che, grazie ai suoi tanti semi, fin dall'antichità venne considerata sia in Occidente che in Oriente il simbolo della resurrezione dei morti.
Ed in effetti, è proprio da questa simbologia che nasce la tradizione della notte di Samhain-Halloween, di svuotare le zucche, intagliarle con volti terrificanti ( pensiamo al personaggio di Jack – O'- Lantern), ed illuminarle grazie ai lumini posti al loro interno.
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22:23 26 ottobre 2009
| Rose
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A parte la zucca (di cui si fa un ottimo uso in cucina) e la sua simbologia, non capisco tutte quelle maschere horror, legate a questa festa che fino a qualche anno fa non esisteva nemmeno, in Italia. Che senso hanno? A me, sinceramente, fanno venire i brividi. 
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09:41 27 ottobre 2009
| Pietro
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Per rispondere alla signora Rose:
In Europa la ricorrenza si diffuse con i Celti. Questo popolo festeggiava la fine dell'estate con Samhain, il loro capodanno. In gaelico Samhain significa infatti "fine dell'estate".
Nella dimensione circolare del tempo, caratteristica della cultura celtica, Samhain si trovava in un punto fuori dalla dimensione temporale che non apparteneva né all'anno vecchio e neppure al nuovo; in quel momento il velo che divideva dalla terra dei morti si assottigliava ed i vivi potevano accedervi.
I Celti non temevano i propri morti e lasciavano per loro del cibo sulla tavola in segno di accoglienza per quanti facessero visita ai vivi.
I Celti credevano nelle fate e negli elfi. Secondo la leggenda, nella notte di Samhain questi esseri erano soliti fare scherzi anche pericolosi agli uomini .
Si ricollega forse a questo la tradizione odierna per cui i bambini, travestiti da streghe, zombie, fantasmi e vampiri, bussano alla porta urlando con tono 'minaccioso': "Dolcetto o scherzetto?" ("Trick or treat" ).
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11:36 27 ottobre 2009
| Rose
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Grazie delle delucidazioni, Pietro. 
Mi hai fatto ricordare che mia madre ci raccontava che al suo paese, in Sicilia, quando lei era bambina, la notte di Ognissanti lasciavano sulla tavola dei dolci e altre cose da mangiare per i defunti che fossero tornati 'in visita'.
Però continuano a non piacermi le mascherate horror. 
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21:30 27 ottobre 2009
| Manfredi
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le horror mascherate credo siano imputabili alla commercializzazione della festa. avendo le caratteristiche che Pietro ha così bene illustrato, Halloween è stata "usata", incidendo sul suo lato macabro e, spesso, concordo Rose, di cattivo gusto.
 
mi viene da postare questa immagine che riporta la magia nel mondo dell' incanto
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18:52 28 ottobre 2009
| admin
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Che bello ripensare a E.T., Manfred!
Sì era Halloween quando i ragazzi cercano di "muovere" E.T., facendo leva sul generale mascheramento, per non farlo individuare.
Eggià , le mascherate stile horror, che tanto fanno inorridire Rose, sono andate "evolvendosi", gratificandoci di cattivo gusto e effetti arancio -nero tombale-orripilanti, proprio a causa del fatto che la festa si è commercializzata e più la si commercializza, peggio diventa, perdendo quel colore di spontanea festività antica, tramandata per un motivo (ché un motivo c' era!!!) e rivolta ai morti e alla loro memoria, al mondo sotterraneo che si apre e crea un ponte fra al di là e terra dei viventi.
Insomma, scusatemi, qui non c' é più né comprensione, né rispetto per le antiche tradizioni (che poi questa è una tradizione non nostra, ma che abbiamo assorbito dai paesi anglofoni, tramite, come si diceva, la storia celtica, e l' abbiamo assorbita e fatta nostra proprio perché si è visto che commercialmente "teneva").
Naturalmente posso sbagliarmi. Ma la mia impressione è questa. sono molto critica, stasera.
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21:49 28 ottobre 2009
| Rose
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Tornando alla zucca, che è buonissima , ricordo che in America c'era una pumpkin pie che mi piaceva molto, con un fondo tipo crostata ed una specie di ripieno fatto con zucca e non so quali altri ingredienti. Nessuno conosce la ricetta? 
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22:19 28 ottobre 2009
| admin
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No, cara Rose, non ho la ricetta, io non sono una grande amante della zucca (sorry)
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22:25 28 ottobre 2009
| Rose
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| Ospite
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Così non ti piacciono ad esempio i tortelli di zucca?
Ma se io li ho dovuti portare persino a Roma da un'amica! Un'avventura, sul treno e poi in metro, con quel pacco … qualche volta ve la racconto. 
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19:14 29 ottobre 2009
| admin
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Adesso non mi far sentire colpevole… 
non è questione di tortelli, è questione di zucca
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20:57 29 ottobre 2009
| borablu
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13:41 30 ottobre 2009
| sandra
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Che varietà di zucche! 
Io ho fatto in tempo a vedere l'inizio di questa 'contaminazione' dal nord-Europa. Quando andavo a scuola, si studiavano le origini della festa di Halloween, più che altro come una curiosità. Come al solito, quando il mercato decide di sfruttare una ricorrenza, poi si giunge all'eccesso e al cattivo gusto. Non credo neppure che sia molto educativo per i bambini mascherarsi da mostri… Qualcuno dirà che le favole sono piene di cose del genere e che servono ad esorcizzare la paura o chissà cos'altro, ma io rimango scettica. Meglio un bambino un po' pauroso che uno aggressivo che più tardi diventa un bullo e poi magari un piccolo delinquente. Che diamine, ma perchè non impegnarli in cose più produttive e altruistiche? 
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14:37 2 novembre 2009
| admin
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| Amministratore
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Ormai, anche per quest' anno, Halloween è passato.
 
Obama, insieme alla moglie (mascherata per l' occasione da Catwoman) ha distribuito caramelle e biscotti ai bimbi mascherati da fantasmi, streghe e zombie. I piccoli ospiti, dai 6 ai 14 anni, venivano da undici scuole di diversi stati. Per la circostanza, la Casa Bianca è stata illuminata in arancione, il colore delle zucche di Halloween.
 
Bene, un incontro festoso, in una delle occasioni che vedono i piccoli come protagonisti in USA.
MA. Se parliamo di mirtilli…
Ci sono bambini che in America si ingozzano di torte al mirtillo davanti alla tv. E ci sono bambini che i mirtilli li raccolgono nei campi. Soprattutto nello stato del Michigan, il più grande produttore del frutto tanto amato in Usa. I minori, non più grandi di 12 anni, perlopiù immigrati dal Messico, sono utilizzati perché hanno mani piccole, più adatte a raccogliere il delicato frutto. Riempiono secchi interi per tutta la giornata e li caricano sui camion.
 
Lo scandalo che ha coinvolto colossi della grande distribuzione del calibro di Walmart e Kroger e Meijer, ha sconvolto gli Stati Uniti. Più della metà delle aziende agricole del Michigan, che forniscono questi supermercati, sfruttano bambini a cominciare dai 5 anni di età. Ma ci sono aziende che impiegano manodopera minorile in New Jersey, North Carolina e California, nelle piantagioni di pomodori o grano.
Eppure le leggi esistono
LA NORMATIVA - La legge americana vieta l'utilizzo di manodopera di bambini fino a 12 anni. Fra i 12 e i 13 anni i piccoli possono lavorare part time in fattoria, fuori dall'orario scolastico e solo se lavorano a fianco dei genitori, nelle aziende di famiglia o con il consenso dei genitori. In tutte le altre industrie, invece, l'età minima per cominciare a lavorare è 14 anni. L'Osservatorio per i diritti umani americano, sta combattendo una campagna per alzare l'età minima per l'attività lavorativa, che riflette «un'epoca primitiva». «L'America pensa che lo sfruttamento dei minori sia un problema estraneo alla nazione – ha spiegato Zama Coursen-Neff, dell'Osservatorio -, in realtà abbiamo questo problema nel nostro stesso giardino. Pesticidi e agenti chimici stanno causando parecchie patologie respiratorie, dermatologiche e problemi mentali nei piccoli».
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18:09 2 novembre 2009
| Rose
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Il seguente grafico illustra la distribuzione del lavoro minorile nelle varie parti del mondo:
 
E' evidente che si tratta di un problema globale. Certo, chi sostiene di essere una democrazia evoluta è doppiamente responsabile. 
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20:47 2 novembre 2009
| Manfredi
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il problema è senza ombra di dubbio, globale.
ma c' è una bella differenza che il tuo diagramma evidenzia, Rose.
quello cui le democrazie evolute, nel nuovo e nel vecchio continente, dovrebbero ottenere è uno sfruttamento del lavoro minorile pari a 0.
è altresì vero che le leggi esistono, come è vero che il fatto che esistano conta poco se non vengono fatte rispettare e se i colpevoli non vengono esemplarmente sanzionati.
sono le democrazie evolute che dovrebbero porsi come esempio trainante su questa strada.
purtroppo i civilissimi popoli di antica tradizione democratica forniscono spesso esempi sinistri di sfruttamento minorile sia in campo lavorativo, che sessuale, esempi degni delle culture più arretrate.
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07:54 3 novembre 2009
| sandra
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Scappa la fiducia nell'uomo, osservando quel grafico. 
Non solo "homo homini lupus" ma "homo puero lupus".   
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10:51 3 novembre 2009
| Rose
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| Ospite
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Fanno un gran parlare di infanzia negata, fanno le leggi e poi non le applicano. E' una vergogna! Era già una forma di ipocrisia aver trasferito le fabbriche in paesi meno sviluppati, per sfruttare la mano d'opera locale (anche minorile), ma usare bambini in nazioni come gli Stati Uniti o altri paesi cosiddette civili ed evoluti è intollerabile.
E' pur vero che in molti paesi poveri è normale far lavorare i bambini e spesso sono le famiglie stesse a sfruttarli, persino facendoli prostituire   ma non si possono condannare queste cose e poi parteciparvi, magari indirettamente. Bah!
Per esempio, sembra che tra le fila dei 'turisti del sesso' in paesi come la Thailandia (dove vengono impiegati bambini, appunto) ci siano moltissimi Italiani.
Italiani, brava gente.
Proprio!!!   
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13:53 3 novembre 2009
| Pietro
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| Ospite
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Queste sono recrudescenze d'inciviltà.
Se si sottacciono e non si combattono, si diventa complici. 
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17:29 3 novembre 2009
| admin
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| Amministratore
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Infatti, Pietro: la complicità è una brutta bestia.
Non basta non compiere certe azioni per dirsi “a posto”. E neanche esprimere sdegno per poi scordarsene l' attimo dopo. Occorre denunciarle e attivarsi “contro” di esse, anche nel proprio piccolo, nel quotidiano.
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