

… e veggendo la caccia,
letizia presi a tutte altre dispari,
tanto ch'io volsi in sù l'ardita faccia,
gridando a Dio: “Ormai più non ti temo!”
come fé il merlo per poca bonaccia…
Sapia senese
in Dante, Purgatorio, XIII, 119 – 123
Un tempo i merli erano tutti bianchi: così comincia la leggenda della Merla che, nelle sue varie versioni, segnala uno dei dì d'la marca, dei giorni di marca, giorni indicanti alla comunità rurale la posizione all'interno della Ruota dell'Anno.
Particolarmente diffusa nella Pianura Padana, lungo il Po, la leggenda del merlo appare anche in una citazione dantesca sempre in riferimento alla morale della leggenda che vede l'uccello ingannato dal clima rigido di gennaio. Infatti dice la leggenda (o almeno, una versione della leggenda):
Durante un qualsiasi mese di Gennaio, quando ancora esso durava 28 giorni, un Merlo (a quei tempi i merli erano bianchi) sopravvisse al rigido freddo invernale e giungendo indenne alla fine del mese pensò di aver superato le asperità di Gennaio: così uscì baldanzoso dal nido cantando: "Più non ti curo Domine, che uscito son dal verno!".
Gennaio, permaloso com'era, si risentì tanto, che prese in prestito tre giorni a Febbraio e si scatenò in bufere e neve e gelo.
Il Merlo si rifugiò allora in un camino dove restò al riparo per quei tre giorni. Quando ne uscì era nero nero e da quel momento, tali rimasero tutti i merli e le merle del mondo.
I giorni della merla sono, secondo la tradizione, gli ultimi tre giorni di gennaio: il 29, il 30 e il 31 (benché per alcuni siano il 30 e 31 gennaio e il 1° febbraio).
Sono considerati i giorni più freddi dell'inverno, ma nell'eventualità che non fossero proprio così freddi, la cosa indicherebbero che la Primavera arriverà tardi.
In questo senso ricordano molto l'uso della fase della luna e l'uscita dell'orso dalla tana come metodi per prevedere il clima: previsione che va fatta pochi giorni dopo ai Giorni della Merla, ovvero alla Candelora.
Quando vien la Candelora
da l'inverno sémo fóra,
ma se piove o tira vénto,
ne l'inverno semo drénto.
