

Premessa: questo è un testo "sporco", ossia scritto di getto e tutto vero, quindi troverete senza dubbio degli errori (speriamo non troppi da iinterrompere la lettura), ma per la spontaneità con cui l'ho scritto, ho preferito lasciarlo così com'è. Buon divertimento…
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Quando gli uomini dicono che noi donne non capiamo nulla di motori hanno proprio ragione, certe volte. State a vedere cosa mi è successo la sera del 4 giugno dalle 19:30 in poi.
In procinto di andare ad un meeting culturale sono così entusiasta che per un'intera settimana non ho fatto altro che pregustarmi questa serata (e meno male che me la sono gustata in "pre").
Dovete sapere che posseggo due macchine: una è una vecchia Fiat Panda 750 Fire immatricolata nell'88 e l'altra è una Ford Fiesta blù.
La vecchia Panda, ormai prossima al decesso, accusa di certi acciacchi, ma nel bene e nel male il suo dovere lo ha sempre fatto. La Fiesta invece ha problemi seri di frizione.
Devo dunque decidere con quale delle due macchine partire. Decido per la Panda.
Tutto sembra filare liscio fino all'arrivo a piazza San Giovanni, quando mi fermo davanti al portone di Helja, una mia amica che ho trascinato con me insieme a mia figlia al grande evento.
Non so se conoscete il traffico di Roma. E' una cosa terribile, se poi capita di doversi muovere nell'ora di punta siete spacciati, o per lo meno la vostra pazienza sarà sottoposta a dura prova e per questo motivo siamo partite con un largo anticipo.
L'appuntamento al meeting é per le ore 21:30 a Trastevere e pensiamo di avere tutto il tempo a disposizione anche per trovare il parcheggio, che è un altro problema. Pensiamo. Anzi, pensavamo. Ma in certe occasioni forse è meglio non pensare.
A San Giovanni il motore della Panda si spegne e non ne vuole sapere di riaccendersi.
Inizia il rituale del: spegnere le luci, tirare l'aria, premere l'acceleratore. Niente, la Panda pare morta.
Sono sempre stata una persona caparbia io – anzi, diciamo pure testarda - e allora, a furia di provare e riprovare la Panda in fine si riprende.
Arrivate al Circo Massimo sbaglio strada (e ti pareva, penso) e allora decido di prendere la via che porta dal Colosseo ai Fori Imperiali e da Piazza Venezia a ripercorrere il lungotevere per arrivare alla Piazza Sonnino è facile. Crediamo, anzi credevamo. Ma in certe occasioni forse è meglio non credere.
La via che cerchiamo dovrebbe stare da quelle parti. Dovrebbe, perché dovete sapere che non so esattamente dov'è il posto per l'appuntamento, ma all'incirca. Ma questo non è un gran problema. A Roma da qualche parte prima o poi si arriva, sempre.
Arrivate nel bel mezzo di Piazza Venezia la Panda si ferma di nuovo.
Proprio lì in mezzo alla piazza con tutte le macchine, che sfrecciano da tutte le direzioni. Neanche un cane si ferma per aiutarci.
Mia figlia propone di uscire dalla macchina, ma io l'ammonisco a non muoversi:
- Qui ci ammazzano, ferma e non aprire quello sportello ! - dico in tono minaccioso.
Nel frattempo, sto pensando come risolvere il problema.
Chiamare l'Aci significa spendere 116mila (in lire) solo per attaccare due mollettoni sulla batteria e ricaricarla, perché dovete sapere signori che noi donne, quando la macchina non cammina pensiamo che sia colpa della batteria. Sempre. Sarà che è l'unica parte della macchina che conosciamo, oltre alle gomme e al volante. Almeno per me é così.
Intanto, mia figlia chiama il fidanzato di quell'altra figlia, che non può venire a prenderci perché ha la febbre.
In fine, si ferma una macchina dei vigili. Credo che sia stata la prima volta in vita mia che ho gioito nel vedere un vigile.
- Oddio, e chi vi ci ha mandato il Cielo! Avete i mollettoni per caricare la batteria? –
Esclamo sicura di quello che dico. Invece no. I vigili non hanno proprio nulla nel bagagliaio, però fermano un automobilista a caso che (fortuna nostra) è un'autista ministeriale e lui ha tutto con sé, anche i mollettoni. Con mio disappunto, scopriamo che non è colpa della batteria ma che, essendo la macchina vecchia si surriscalda facilmente nel traffico cittadino, perciò devo aprire il cofano e togliere il tappo dell'acqua e pure quello della benzina e aspettare che il motore si raffreddi. Benissimo. Ho capito.
La Panda dopo un po' pare rianimarsi e in un attimo spariscono i vigili e pure il signore gentile. Noi siamo pronti a ripartire, speranzose. Facciamo pochi metri ma la Panda si riferma.
Spengo le luci, giro la chiave, tiro l'aria, spingo il piede sull'acceleratore.., questa volta tra una parolaccia gentile e l'altra, perché a casa mia non si dicono mai parolacce veraci, sono solo permesse le parolacce gentili. Le parolacce non stanno bene in bocca ad una signora.
La Panda si riprende per l'ennesima volta e, intanto, abbiamo anche capito che il problema è il semaforo rosso e allora decido che prima che scatti il colore rosso o accelero onde evitarlo, oppure vado pianissimo parecchi metri prima, in modo tale che riscatta nel frattempo la luce verde, accompagnata dalle ire di chi mi sta dietro. Faccio finta di niente e sfodero il sorriso più ingenuo che posseggo.
Nel frattempo siamo giunti alla via Fori Imperiali all'inverso, perché ormai abbiamo deciso di tornare a casa.
Guido il più vicino possibile al marciapiede in previsione di un'altra fermata della macchina. Infatti, si ferma.
Una signora, che sta appiccicata con la sua macchina dietro alla mia, suona il clacson e si arrabbia. Io le faccio segno che la macchina non va. Capisce, però continua a suonare, e quando si muove non vede l'autobus che passa. Ed ecco il botto che mancava alla serata. La macchina della signora si perde il paraurti davanti e l'autobus un pezzo della carrozzeria di lato.
Io intanto – che sempre faccio finta di niente - sto lì che giro il motore d'avviamento, tiro l'aria e spingo l'acceleratore.
Tra una fermata e l'altra, la Panda infine ci porta a casa.
Decidiamo di andare fuori per cenare vista la tarda ora. Sono ormai le ore 22:00.
Io ordino un bel piatto di cozze e pasta allo scoglio, mia figlia una bella carbonara e Helja una pizza, vino fresco alla faccia della sfiga!
Ma non finisce mica il mondo e nemmeno la mia disavventura.
Dovete sapere che poi ho dovuto riaccompagnare la mia amica a casa sua, a Piazza San Giovanni, questa volta con la Fiesta. Ora che ci penso, ho avuto un bel coraggio. Quella, la Fiesta, aveva consumato tutta la frizione, tanto é vero che il meccanico il giorno dopo si é meravigliato come sono arrivata fino a lui. Infatti, mia figlia ed io abbiamo dovuto spingere la macchina per 100 lunghi metri.
Ora ho una nuova macchina, è una Nissan Micra color canarino che oltre a camminare, sa anche cinguettare.
Carmen
Buon fine settimana!