Utente | Messaggio |
17:30 5 maggio 2009
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« Ogni volta che si usano le parole “arte” o “artista” in relazione ai miei lavori fotografici, avverto una sensazione sgradevole dovuta senza dubbio al cattivo impiego che si fa di tali termini. Mi considero una fotografa, e niente altro. »
Tina Modotti, da ” Sulla fotografia”
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18:18 5 maggio 2009
| Gio
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Nata a Udine nel 1896 e deceduta a Città del Messico nel 1942, ignorata per decenni dalla storiografia ufficiale, Tina Modotti è oggi collocata fra le donne più significative del secolo scorso e le sue opere fotografiche sono conservate in prestigiosi musei e collezioni private. Nel Friuli povero di oltre cent'anni fa, Tina Modotti conosce da giovanissima le fatiche dell'emigrazione e del lavoro; dopo il definitivo trasferimento in America, nel periodo californiano intraprende la formazione intellettuale, artistica e politica. Arriva in Messico nel 1923 assieme al fotografo e maestro Edward Weston, si impadronisce in pochi mesi del mezzo fotografico e capisce che vita e arte possono esprimere verità e bellezza. Crea immagini straordinarie e guarda il mondo con gli occhi della bontà. La sua vita è animata da forti esperienze esistenziali, costellata da cruciali avvenimenti storici. Aderisce al movimento rivoluzionario, pone al centro del proprio impegno la condizione degli oppressi e la lotta contro le disuguaglianze sociali. Quando ritorna nell'inferno europeo si immerge totalmente nelle ragioni della politica. Antifascista e combattente per le libertà politiche e personali, dopo la tragica guerra civile spagnola deve rientrare in Messico, dove vive nel continuo status di emigrante, perseguitata, esule, cittadina del mondo; dove conclude la sua esistenza a 45 anni, colpita da infarto, sola, dentro un taxi che la sta riportando a casa.
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18:21 5 maggio 2009
| Gio
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19:11 5 maggio 2009
| admin
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Dal Friuli al Messico si snoda la vita di questa signora della fotografia. Grazie, Gio, per le notizie biografiche, sempre così utili per comprendere meglio.
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22:44 5 maggio 2009
| franco
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Mi considero una fotografa, e niente altro.
E' tipico dei grandi artisti, nutrire verso le proprie realizzazioni, un amore, un orgoglio e un'umiltà che è propria della dimensione artigianale e di “mestiere” della loro arte.
Un “bianco e nero” drammatico e molto espressivo,
grazie di aver proposto questa artista e grazie a Giò per l'interessante biografia.
f
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12:45 6 maggio 2009
| Gio
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12:46 6 maggio 2009
| Gio
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13:35 6 maggio 2009
| stella
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Una friulana doc come te Giò.
 
Suzione , scambio d'amore .
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16:17 6 maggio 2009
| fernirosso
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forse è così che le madri passano nei figli se stesse e le madri prima di loro e… continuano a vivere tutto il tempo,forse è così che il genere è solo umano, solo, uno:uno solo in tutti. Grazie Gio e a Daniele e Stella: La Modotti è una delle fotografe che amo moltissimo per quella passione che ha impresso alla sua vita, impressionando una foto che ha la grafia del tempo e della storia scorsi.ferni
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18:28 6 maggio 2009
| admin
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18:43 6 maggio 2009
| admin
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Viene quasi istintivo, proponendo l' arte di Tina Modotti, pensare all fotografo, suo maestro e suo compagno di vita, Edward Weston che, fra l' altro, scrisse:
“Appoggiata contro una parete bianca, le labbra tremanti, gli occhi cupi come nuvole cariche di pioggia. Mi avvicinai, le sussurrai qualcosa e la baciai. Una lacrima le solcò la guancia e allora catturai quell’istante per sempre”.
Il racconto di una fotografia, di un’emozione reciproca impressa sulla pellicola d’argento. Quando Edward Weston scrive queste righe su Tina Modottti, la loro relazione è ormai incrinata.Le tensioni e le frustrazioni, che covavano tra i meandri di una storia apparentemente idilliaca, in quei giorni emergevano in tutta la loro forza e drammaticità. Un amore romantico, infiammato di desiderio e tenerezza, ma anche un’avventura paradossale tra due personalità diametralmente opposte, due artisti che prenderanno strade diverse nella storia della fotografia, lasciandosi di spalle in tutti i sensi…Se si pensa alla loro storia e di come il destino sa intrecciare vite e sensibilità diverse, anche solo per brevi periodi, per poi slegarle e condurle in luoghi distanti, non solo nella ricerca artistica, ma anche nel modo di condurre e spendere la vita, si rimane allibiti. Tina sarà ricordata come una delle personalità più socialmente impegnate nella storia dell’arte, mentre Weston come un esteta, un amante dell’art-pour-art.
Da: http://www.bitculturali.it
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