





Ray fu pittore, fondatore del ramo americano del movimento dadaista, autore di film d'avanguardia e fabbricante di oggetti, viene ricordato soprattutto come fotografo surrealista. L'ispirazione a metà tra Dada e il gruppo di Breton, d'altra parte, non poteva che portarlo a prendere molto sul serio il gioco o a giocare mentre lavorava a qualcosa di "serio"…
I suoi lavori, permeati da uno sguardo ipnotico, capace di reinventare una realtà onirica, assurda e di trasfigurare ogni cosa, aprono le porte su di un mondo visionario e misterioso. «Naturalmente – diceva l'autore – ci saranno sempre coloro che guarderanno solo alla tecnica e chiederanno "come?" mentre altri, di una natura più curiosa, domanderanno "perchè?"».
Proprio con un omaggio a Man Ray, evento principale della quinta edizione, si apre quest'anno Fotografia Europea che, non a caso, ha per tema l'incanto. Inteso come la dimensione attraverso la quale la fotografia ci mostra il mondo.
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Una donna se ne sta seduta, spalle all'obiettivo, con indosso solamente un cappello. Le gambe sono avvolte (o almeno così sembra) in un telo che lascia scoperta la parte superiore delle natiche. Le sue forme, in questa posizione, ricordano la sagoma di una viola e, per sottolineare l'accostamento con lo strumento musicale, sul corpo nudo compaiono due chiavi di violino. E' l'immagine più famosa di Man Ray, una delle foto più celebri della storia.
Il titolo, "Le Violon d'Ingres", era un modo di dire che, agli inizi del novecento a Parigi, significava passatempo. Così l'artista, mentre ritrae la sua assistente e amante, la cantante di Montparnasse Kiki, vuole dirci che la fotografia per lui , in fondo, è soltanto un gioco, un hobby.