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Ricorda con rabbia – Look back in anger

UtenteMessaggio

22:33
12 febbraio 2010


admin

Amministratore

messaggi3520

L'8 maggio del 1956, al Royal Court, andò in scena per la prima volta il testo di un giovane artista, John Osborne, dove, attraverso le vicende di un gruppo di ragazzi, con un realismo fino ad allora sconosciuto, si mostrava un forte senso di inquietudine, di frustrazione e di impotenza, che gli spettatori riconobbero probabilmente come proprio decretando a quel testo un successo inaspettato.

L'Inghilterra, prima di allora, non s'era ancora resa conto di aver ormai perso gran parte degli ideali del passato, di aver smarrito i valori delle generazioni di un tempo e di aver fallito il progetto di una società ordinata e sotto controllo. In altre parole "Ricorda con rabbia" riassumeva il crollo dell'illusione di un'epoca "felix". Questo portò alla nascita di una drammaturgia più viva e, usando un termine ormai quasi obsoleto, più "organica". 
La rabbia che il protagonista del testo riversava su tutti e tutto (e che un pianto improvviso e inaspettato rivelava essere al contrario fragilità) diventò addirittura simbolo di una generazione di giovani "arrabbiati" che sarà diretto preludio al '68 francese. 

Jimmy Porter giovane della classe operaia che è riuscito a laurearsi solo per scoprire che il bel mondo privilegiato nel quale sognava di entrare non esiste più, trascorre lunghe e tediose domeniche nella cittadina di provincia dove vive protestando contro la società in generale che lo ha beffato, e contro la moglie Alison, esponente dell' odiata – amata  borghesia. La ribellione di Jimmy non ha obiettivi: il protagonista  vive protestando contro una società organizzata in modo tale da non porgere alcun aiuto e alla quale, d' altronde, lui non sa cosa domandare. Eppure l' impotente dolore che Jimmy sfoga in rabbia è  vero e profondo.  Alison, la moglie, potrà affermare: Togligli la sua disperazione e non ha più nulla!.

"Non c'è momento in cui io non ti osservi e non ti desideri. E allora devo sfogarmi in qualche modo. Sono quasi quattro anni che stiamo insieme nella stessa stanza giorno e notte, e non riesco ancora ad impedirmi di sudare quando ti vedo… fare qualcosa di così normale come appoggiarti a un ferro da stiro. Il guaio… è… il guaio è che ci si abitua alla gente. I loro gesti più comuni diventano indispensabili. Indispensabili… e un po' misteriosi. E' come se… devo avere un mucchio di fondi di magazzino… Nessuno li vuole".

dmk

15:19
13 febbraio 2010


Rose

Ospite

L'opera ebbe successo perchè larghi settori di pubblico, specie giovanile ed intellettuale, vi trovavano espressi senza peli sulla lingua i loro problemi. Per la prima volta, l'establishment britannico era travolto da un'ondata di ribellione violenta, globale, dissacrante.

L'economia del benessere, il carrierismo, il conformismo sono visti come un muro contro cui s'infrangono tutte le istanze di rinnovamento, le ribellioni, le critiche.

Sono le prime avvisaglie di quella che diventerà alcuni anni dopo, in tutto l'Occidente, la "contestazione giovanile".

15:55
13 febbraio 2010


sandra

Ospite

Queste sessantottine! Roooooooooose!

Wink

16:03
13 febbraio 2010


Rose

Ospite

Quasi sessantennina, ormai!  CryWinkKiss  Quasi, nèh!

21:27
13 febbraio 2010


Manfredi

Ospite

in realtà la commedia fu rifiutata da venticinque direttori e agenti teatrali, le prime recensioni furono negative e ci volle la famosa frase del critico Kennneth Tynan, “non so se potrei amare qualcuno che non intendesse vedere “Look back in anger”, perche' la commedia potesse prendere il volo e diventare un classico del Novecento. 

nacque con essa, portata a termine in soli 17 giorni, il “realismo sociale”, il teatro divenne consapevole dei mali che corrodevano il Paese e la lingua s' arricchì di nuove e vive parole, da “kitchen sink”, cioe' da lavello della cucina per significare che esprimevano la vita di tutti i giorni.  

senza dubbio il successo dell' opera teatrale fu sancito dalle ragioni indicate da Rose. ma è da notare come essa sia  percorsa da un senso di vuoto, di difficoltà di comprensione reciproca (Alison,  proprio a causa del comportamento irascibile di Jimmy, fugge a casa dai suoi quando scopre di essere incinta), da una voglia di amore che diventa invettiva rabbiosa. e, pare, senza finalità oggettiva. l' avercela contro tutti e contro tutto, spesso non crea dei Don Quixote, ma degli infelici. nel finale, quando Alison, dopo aver perso il bambino, torna dal marito, niente fa pensare che , fra loro, le cose possano cambiare. e si avverte una profonda desolazione dello spirito che rende il protagonista, con tutta la sua “furia”, un essere vulnerabile. conclusione amara, non priva di un suo dolente sarcasmo.

a mio modo di vedere.

è una piéce molto bella, da vedere e da leggere, da riproporre in teatro in un tempo come il nostro, in cui tanta giovinezza si lascia andare all' essenza della negatività. mah.

come dice Helena, che se ne fugge anche lei, da quell' inferno che è la vita di Jimmy, buona o cattiva, non si può vivere senza una legge, senza una verità qualsiasi che dia un senso all'esistenza.  



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