in realtà la commedia fu rifiutata da venticinque direttori e agenti teatrali, le prime recensioni furono negative e ci volle la famosa frase del critico Kennneth Tynan, “non so se potrei amare qualcuno che non intendesse vedere “Look back in anger”, perche' la commedia potesse prendere il volo e diventare un classico del Novecento.
nacque con essa, portata a termine in soli 17 giorni, il “realismo sociale”, il teatro divenne consapevole dei mali che corrodevano il Paese e la lingua s' arricchì di nuove e vive parole, da “kitchen sink”, cioe' da lavello della cucina per significare che esprimevano la vita di tutti i giorni.
senza dubbio il successo dell' opera teatrale fu sancito dalle ragioni indicate da Rose. ma è da notare come essa sia percorsa da un senso di vuoto, di difficoltà di comprensione reciproca (Alison, proprio a causa del comportamento irascibile di Jimmy, fugge a casa dai suoi quando scopre di essere incinta), da una voglia di amore che diventa invettiva rabbiosa. e, pare, senza finalità oggettiva. l' avercela contro tutti e contro tutto, spesso non crea dei Don Quixote, ma degli infelici. nel finale, quando Alison, dopo aver perso il bambino, torna dal marito, niente fa pensare che , fra loro, le cose possano cambiare. e si avverte una profonda desolazione dello spirito che rende il protagonista, con tutta la sua “furia”, un essere vulnerabile. conclusione amara, non priva di un suo dolente sarcasmo.
a mio modo di vedere.
è una piéce molto bella, da vedere e da leggere, da riproporre in teatro in un tempo come il nostro, in cui tanta giovinezza si lascia andare all' essenza della negatività. mah.
come dice Helena, che se ne fugge anche lei, da quell' inferno che è la vita di Jimmy, buona o cattiva, non si può vivere senza una legge, senza una verità qualsiasi che dia un senso all'esistenza.