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UtenteMessaggio

23:09
5 marzo 2010


admin

Amministratore

messaggi3520

« Le prime rappresentazioni delle opere di Harold Pinter furono massacrate dai critici. Ad eccezione di Harold Hobson, scrissero tutti che era un autore eccentrico, inaccettabile, incomprensibile, che non aveva nulla da dire. Oggi forse è l'autore più rappresentato al mondo ma, come dice egli stesso, «Adesso sono diventato comprensibile, accettabile, eppure le mie commedie sono sempre le stesse di allora. Non ho cambiato una sola battuta!». » 

A. Serra.

Il guardiano

Dal 17 al 22 marzo 2010 al Teatro Nuovo Colosseo, per la regia Viviana di Bert 

§§§

Si racconta che un giorno Pinter ricevette una lettera così concepita: 
"Caro signore, le sarei molto grata se fosse tanto gentile da spiegarmi il significato della sua commedia. Questi sono i punti che non ho capito: 
1. Chi sono i tre uomini?
2. Da dove vengono? 
3. Dovrebbero essere tutte persone normali? 
Ammetterà che se non avrò risposta a queste mie domande, non potrò mai capire la sua commedia"

Ecco cosa rispose Pinter: 
"Cara Signora, le sarei molto grato se fosse molto gentile da spiegarmi il significato della sua lettera. Questi sono i punti che non ho capito: 
1. Chi è lei? 
2. Da dove viene? 
3. Dovrebbe essere una persona normale? 
Ammetterà che se non avrò risposta a queste mie domande, non potrò mai capire la sua lettera"

Credo che in questo aneddoto sia racchiuso sinteticamente tutto Pinter. II fascino e la grandezza di questo autore forse risiede in questo suo continuo fuggire a ogni possibile definizione. Difficile dunque dire cosa sia "II guardiano". Difficile sintetizzare le suggestioni di un testo che si presenta come opera "aperta", denso e sfuggente. Scelgo, fra le cento, solo sette sensazioni forti.

1. Tre Uomini per una stanza. 
Tre uomini in una stanza-arena dove si sviluppa una lotta tragica, comica, violenta per la sopravvivenza, per difendere le proprie sicurezze, uno spazio vitale da mantenere o da acquisire. Una stanza-ghetto che sembra proteggere da una realtà esterna ignota, acre, pericolosa.

2. Storia di una intrusione e di una violenta esplosione. 
Estraneo è chi è dentro la stanza, poiché si sente tale – isolato, minacciato, diverso – ed è estraneo che entra, poiché tale è sentito da chi lo accoglie come altro da sé. 
La minaccia di una porta che si apre… 

3. Tre Uomini senza carta di identità. 
Tre uomini in bilico, alla ricerca (e nello stesso tempo timorosi) della propria identità fittizie dietro le quali nascondere se stessi ed il proprio passato. 

4. Tre esuli in una stanza. 
Quasi tre ebrei erranti, che aspirano ad un insediamento stabile e nello stesso tempo vivono l'ansia del Ritorno a una lontana Terra Promessa. II dissidio fra l'ansia di restare e il proposito di partire. L'incapacità di orientarsi in un mondo che ha spazzato via ogni punto di riferimento sicuro. 

5. Tre uomini senza tracce e senza memoria. 
Brandelli di una memoria che non riesce a stabilire un collegamento vitale tra passato e presente. Per un frammento di memoria riportato in superficie vi è un intero passato negativo e sepolto. La fuga dal passato come fuga dall'identità. 

6.Tre uomini che parlano per paura di dirsi. 
Parole che nascondono ciò che si poteva ma non si voleva comunicare. Parole come fili spinati a protezione del recinto dell'lo. Silenzi, pieni, per dire. 

7. Tre uomini (due fratelli e un guardiano) che hanno paura di sognare perché nel sogno l'Io lo si proietta. 

Racconta Pinter: 
"Dopo aver scritto "Il Guardiano", feci un sogno terribile, sui due fratelli. Nel sogno la mia casa era andata a fuoco, e io cercavo di scoprire di chi era la colpa. Fui condotto per vicoli e caffè di ogni sorta e alla fine giunsi in una stanza interna di un qualche posto e là c'erano i due fratelli del dramma. E io dissi, dunque avete bruciato casa mia. Loro dissero non ti preoccupare, e io dissi ho tutto là dentro, tutto, non capite cosa avete fatto, e loro dissero va bene, ti ripagheremo, baderemo noi a te – era il fratello più giovane che parlava – al che gli firmai un assegno di cinquanta sterline… io diedi a loro un assegno di cinquanta sterline!" 

E' significativo che Pinter paghi i due per avergli distrutto la casa, come se essi avessero eseguito un incarico che egli stesso inconsciamente aveva dato. E la casa era tutto per lui, un'identità e un isolamento che voleva negare e spezzare… 

Giuseppe Emiliani in http://www.apriteilsipario.it

Ho trovato solo questo filmato in inglese

dmk

11:18
6 marzo 2010


Rose

Ospite

Pinter, tra tradizione realista e teatro dell’assurdo

Di Daniele Chicca

 “Nelle sue opere svela il baratro nascosto sotto le chiacchiere di ogni giorno e costringe ad entrare nelle chiuse stanze dell’oppressione”, questa la motivazione dell’Accademia di Svezia al conferimento del nobel per la letteratura del 2005. Parole perfette per descrivere in due righe l’opera del drammaturgo inglese di origine ebrea Harold Pinter.

Nato in uno dei quartieri più poveri e malfamati di Londra, Hackney, il più grande merito dell’autore è stato quello di essere riuscito nell’intento di rappresentare in modo rivelatore, lancinante, quello che spesso si tende a non voler mostrare o che per comodità si preferisce addirittura non accettare. Le sue opere descrivono infatti il mondo contemporaneo come un mondo dove gli esseri umani sono costretti a combattere ogni giorno contro problemi sociali quali incomunicabilità, ingiustizia, violenza e si ritrovano di conseguenza rinchiusi nelle ‘stanze dell’oppressione’.

Questa è la forza delle sue opere. Partire da storie comuni di individui inglesi, reietti della società o borghesi alto-locati che siano, dalla trama talvolta insulsa e senza soluzione, apparentemente così lontane dalla vita reale, che finiscono invece per suscitare nello spettatore la sensazione amara di avere davanti a sé proprio il mondo reale di cui fa parte, quella stessa stanza in cui è rinchiuso. Una riproduzione talmente fedele da lasciare attoniti.

Per farlo Pinter usa uno stile tutto suo che potremmo metaforicamente considerare come un ponte che collega due luoghi lontani, due modi di fare teatro completamente distinti tra loro: quello realista di Chechov e quello surreale di Beckett.

Sebbene nelle opere di Pinter si alternino dialoghi surreali, pause e silenzi, che servono a rappresentare un mondo in cui presente e passato convivono, con un metodo (vedi The Room, Dumbwaiter, Silence) molto vicino a quello di Samuel Beckett, il tipo di interesse sociale che Pinter propone, specialmente nella rivelazione e psiche dei suoi personaggi, attraverso soventi monologhi, è molto vicino alla tradizione del diciannovesimo secolo, quella di Ibsen e Chechov.

Pinter’s Nobel lecture’, la ricerca della verità

Tuttavia il 7 dicembre a Stoccolma, durante la nobel lecture di rito in cui l’Accademia di Svezia concede 45 minuti ai premiati, Pinter non ha parlato per nulla di Beckett o Chechov, bensì, ha preferito occuparsi di argomenti di stretta attualità politica, piuttosto che del suo teatro.

Ha sì iniziato cercando di definire il teatro, inteso come ricerca della verità, spesso elusiva, una verità che ogni spettatore, ma anche semplicemente essere umano in quanto cittadino, dovrebbe ricercare, “Tuttavia come ho detto, la ricerca della verità non deve mai fermarsi. Non può essere rinviata o rimanandata. Va affrontata proprio là, nel suo punto cruciale.”, per poi allargare tuttavia il discorso alla verità in senso lato che, secondo il drammaturgo inglese, raramente possiamo incontrare nel linguaggio politico, in quanto la maggior parte degli uomini politici non è interessata alla verità, bensì a mantenere il potere e per farlo ha bisogno che il popolo rimanga nell’ignoranza. Da lì è poi stato facile e scontato collegarsi alla recente invasione dell’Iraq da parte degli Stati Uniti.

Dopo essersi soffermato nuovamente sui suoi plays, cercando di spiegare che, se essi sono pieni di incomunicabilità, assurdità e violenza, è proprio perché così si presenta la vita di tutti i giorni, ha in seguito fatto uso degli stessi aggettivi per descrivere la politica estera degli Stati Uniti d'America dalla seconda guerra mondiale ad oggi, citando i casi di Indonesia, Grecia, Uruguay, Brasile, Paraguay, Haiti, Turchia, Filippine, Guatemala, El Salvador e quello, più tristemente famoso, del Cile. Usando l’esempio del suo dramma Mountain Languageche fa riferimento alle vicende del popolo curdo e che, insieme all’opera di denuncia sociale The Hothouse, potremmo definire tra le opere pinteriane più palesemente politicizzate, arriva quindi a citare e condannare gli episodi di tortura di Abu Ghraib (Iraq) e Guantanamo (Cu ba).

Dopo aver lasciato spazio alla forza delle parole della poesia di Pablo Neruda I’m Explaining a Few Things, poesia sugli omicidi di civili occorsi durante la guerra civile di Spagna, e del suo stesso componimento in versi Death, ha poi concluso la nobel lecture usando una bellissima metafora dello spechio e dell’artista: “Quando ci guardiamo allo specchio pensiamo che l’immagine che ci riflette sia accurata. Stiamo in realtà guardando una serie infinita di riflessi. Tuttavia a volte lo scrittore deve rompere lo specchio, perché è dall’altra parte di quello specchio che la verità si rivela a noi”. Una sorta di esortazione a rompere anche noi quello specchio di riflessi, mezze verità o illusioni, sperando di trovarvi dietro la verità e uscire così dalla stanza chiusa dell’oppressione.

Un autore piuttosto politicizzato, dunque.

22:11
6 marzo 2010


Manfredi

Ospite

autore che, senza ombra di dubbio, era interessato agli aspetti socio-politici del suo tempo (che poi è il nostro, essendo Pinter morto nel 2008).

"Nelle sue opere svela il baratro nascosto sotto le chiacchiere di ogni giorno e costringe ad entrare nelle chiuse stanze dell'oppressione", questa la motivazione dell'Accademia di Svezia al conferimento del nobel per la letteratura del 2005. 

L' amante

Si tratta della commedia più sensuale del grande drammaturgo inglese, atto unico provocante e intelligente: scritta nel 1962, L' Amante è un gioco di raffinata perversione, governato crudelmente dalla legge del desiderio e un rituale erotico dalle conseguenze imprevedibili e di sorprendente comicità. Tra momenti di ironia e di passione, i due protagonisti, così reali e umani, riescono a coinvolgere il pubblico nelle loro vite, tanto da farlo immedesimare in una situazione che sfiora i limiti dell' assurdo.

Sarah e Richard, sposati da ormai dieci anni, ogni giorno affrontano la vita con gioia e curiosità: si salutano amorevolmente al mattino, prima che Richard vada in ufficio, e si ritrovano serenamente la sera, alle sei, dopo aver passato entrambi un caldo pomeriggio con i propri rispettivi amanti. Su questa relazione hanno impostato affettuosamente il proprio equilibrio, ma dopo dieci anni, nell' arco di due soli giorni e in un' ora sola di spettacolo, è concentrata la crisi che si manifesta nel loro rapporto.

Il testo, sviluppato attorno al gioco che i due protagonisti mettono in atto, ci pone di fronte ad una molteplicità dei livelli della comunicazione, dei sentimenti e delle modalità: alla base, esistono le personalità vere e proprie dei due personaggi Sarah e Richard; esse, filtrate dalle necessità imposte dalla situazione di gioco momentanea, vanno a creare altri personaggi che, con i propri caratteri, i propri mezzi e i propri limiti, muovono verso il raggiungimento dei loro obiettivi. Obiettivi i quali, logicamente, non possono che appartenere alle due personalità di base reali. La parola, come nelle menti dei personaggi (e nella realtà), così sul palcoscenico, è accompagnata da azioni di grande respiro, che rendono al massimo le potenzialità di questo geniale atto unico. 

10:38
7 marzo 2010


Pietro

Ospite

Non conosco questo autore Embarassed tuttavia, mi verrebbe da dire che la tanto acclamata libertà e la mancanza di regole degli ultimi decenni non stia dando dei frutti molto buoni, sia nei rapporti interpersonali che in quelli politici e internazionali.

Non vorrei sembrare semplicistico, ma quando l'arte, in tutte le sue forme, rispecchia uno stato di malessere generale, c'è qualcosa che non va. Forse, invece di continuare a dirlo, bisognerebbe cominciare a farsi su le maniche, per cambiare le cose.

Come? questo è il problema. Cry

12:27
7 marzo 2010


admin

Amministratore

messaggi3520

Infatti, Pietro: c' è qualcosa che non ha funzionato come certuni si aspettavano, c' è qualcosa che ha impedito la realizzazione di un mondo dove la libertà per la libertà ha comportato l' abbattimento delle regole in modo generalizzato e inconsulto. I risultati li abbiamo sotto gli occhi, anche attraverso, e sono d' accordo con te, con quanto il teatro, anche quello di Pinter, denuncia.

Il "come" fare adesso per riequilibrare ogni cosa, è sul serio un problema, che pare irrisolvibile. A me, almeno. Non bastano le parole. E, temo, neanche la buona volontà personale, lasciata isolata nel marasma.

dmk



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