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UtenteMessaggio

20:56
20 marzo 2009


admin

Amministratore

messaggi3520

"Appartengo ad un piccolo paese. Un promontorio roccioso nel Mediterraneo, niente lo contraddistingue se non gli sforzi della sua gente, il mare e la luce del sole. E' un piccolo paese, ma la sua tradizione è immensa ed è stata tramandata nel corso dei secoli senza interruzione. La lingua greca non ha mai cessato di essere parlata. E' passata attraverso tutti quei cambiamenti attraverso cui passano le cose viventi, ma non c'è mai stata una frattura. Questa tradizione è caratterizzata dall'amore per l'umano; la giustizia è la sua norma. Nelle tragedie classiche l'uomo che eccede la misura è punito dalle Erinni. E questa legge di giustizia ha valore anche nel regno naturale". 
Trovo significativo che la Svezia voglia onorare la poesia, anche quando origina da un piccolo paese. Perché credo che la poesia sia necessaria a questo mondo moderno in cui siamo affetti da ansia e paura. La poesia ha le sue radici nel respiro umano: e cosa mai saremmo se il nostro respiro dovesse venir meno? La poesia è un atto di fiducia: e chi sa se il nostro disagio non dipenda da una mancanza di fiducia? 
Oggi dobbiamo ascoltare quella voce umana che chiamiamo poesia, quella voce che rischia sempre di andare estinta per mancanza di amore, ma che sempre rinasce. Minacciata, trova sempre un rifugio. Rifiutata, rimette sempre radice nei luoghi più impensabili. Non fa distinzione tra luoghi grandi o piccoli; la sua patria è nel cuore degli uomini di tutto il mondo; ha la forza di scongiurare il circolo vizioso dell'abitudine…"

La nostra terra è chiusa, tutta monti

che hanno per tetto il basso cielo giorno e notte.

Non abbiamo fiumi, non abbiamo pozzi non abbiamo sorgenti,

solo poche cisterne, e queste vuote, che risuonano e che veneriamo.

Suono stagnante e sordo, uguale alla nostra solitudine

uguale al nostro amore, uguale ai nostri corpi.

Ci stupiamo di aver potuto una volta costruire

case capanne e ovili.

E le nozze nostre, le fresche ghirlande e le dita

diventano enigmi inspiegabili alla nostra anima.

Come sono nati come si son fatti forti i nostri figli?

La nostra terra è chiusa. La chiudono

due cupe Simplegadi. Nei porti

la domenica quando scendiamo a respirare

vediamo rischiarati al tramonto

rottami di viaggi mai portati a termine

corpi che non sanno più come amare.

 

Giorgio Seferis, da "Mithistorima" 

(traduzione di Mario Vitti) 


dmk

08:51
21 marzo 2009


franco

Ospite

“…rottami di viaggi mai portati a termine…”

la poesia è molto bella,

come le poche altre che ho letto.

Il Nobel lo vinse nel '63, probabilmente quando ancora il premio evidenziava reali valori.

Oggi (sarò blesfemo, perdonatemi) ha più che altro un mero significato strumentale e spesso addirittura politico.

Stiamo proprio in questi giorni assistendo ai retroscena di qualche prestigioso riconoscimento, se ne è parlato da poco in un post introdotto tempestivamente da Rose, personalmente penso non sia che la cima di un iceberg.

f

20:41
21 marzo 2009


Rose

Ospite

"La poesia è un atto di fiducia … la sua patria è nel cuore degli uomini di tutto il mondo; ha la forza di scongiurare il circolo vizioso dell'abitudine"

Interessanti e condivisibili queste parole. Molto bella la poesia: gli uomini finiscono per assomigliare alla terra dove sono nati e cresciuti. C'è attaccamento, venerazione, ma anche disperazione e un senso ineluttabile della vita.



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