Huynh è un giovane vietnamita, giunto negli anni ‘80 in California.E' partito dal mondo dei fumetti, dei cartoon e dei graffiti che lo hanno ispirato agli esordi, quando si è dedicato anche al murales, sforzandosi di portare la sua arte anche in luoghi non strettamente artistici come coffee shop e ristoranti, così da poter condividere con gli altri quella che egli stesso definisce un’appendice della sua vita.
Ed è approdato ad opere figurative, poetiche, popolate da personaggi sognanti e fiabeschi (per lo più femminili), decontestualizzati e inseriti in scenari non definiti.
Le creature che prendono respiro nelle tele dell’artista vivono in scenari resi torbidi da una bruma magica. Non esiste una tinta dominante, piuttosto dei bagliori d’un oro che acceca come un crepuscolo in lontananza, in suggestivo contrasto con la fuliggine che impera. E’ in quel mondo onirico che prende vita la fantasia del pittore, è in quel mondo da favola che le sue donne si muovono, è in quel mondo fiabesco che le creature del sogno diventano acquarello sbiadito, che si fondono con la natura, con il cielo e con la terra.
Gli oggetti che fanno parte di quel mondo sono leggeri come pensieri, volano via come desideri, quasi che il contatto con la luna, onnipresente, sia quel che maggiormente agognino. Le creature femminee senza volto levitano sulla terra torbida, abbracciate di foglie, signore della natura con la quale si mescolano, e ci danno sempre le spalle quasi che l’artista voglia che ogni donna si possa riconoscere in quel pensiero sospeso e leggero.
Anche lo spazio perde senso nel mondo di Duy Juynh. Non esiste profondità non esiste scenario non esiste sfondo contro il quale il pensiero si dipinge. Esistono solo distese infinite di colori sfumati dall’acqua e dal vento, esistono solo larghi deserti dove i sogni possono crescere, le donne volare trasportate da colombe bianche, e gli innamorati levitare fin a toccare con il pensiero la luna.
Ho letto, da qualche parte, che molto della sua espressività viene anche dal senso di profonda estraneità che lo colse (e forse ancora prova) quando si ritrovò a vivere in luoghi tanto diversi dalla sua terra-madre.
non è sempre così che si esprime questo artista vietnamita. Queste, praticamente sono le versioni commerciali.Il resto, della sua produzione, e ricerca, è molto contemporaneo,duro, a volte proprio indigesto. Eppure, anche a me come a voi, piacciono questi piccoli ritratti, quasi istantanee di emozioni mai efferate, contrariamente a quanto i giornali e i media vogliono farci credere siano le passioni.
E' un autore che mi piace molto e che trovo molto "affine" a un mio modo di sentire. Va' al link postato da Elina, Carmen, se ancora non ci sei stata e se hai tempo, vale la pena!
Cara Elina, non so come si potrebbe migliorare l' argomento. La tua nota mi ha coinvolto, forse perché la "visione" é l' aspetto che mi emoziona di più. Sono, certo, d' accordo, che altri piani di impostazione erano e sono possibili.