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No wonder you won

UtenteMessaggio

22:16
11 gennaio 2010


Rose

Ospite

un saluto sulla soglia

due dita agitate

ammiccando quel giorno

avevo perso

due milioni alle carte

(noi si giocava a soldi per finta)

asso tre e re

no wonder you won

sul filo delle briscole

si giocano vite

preziose te ne accorgi

quando dall'altra parte

due occhi non sanno più

cosa farne di quell'asso

e ti guardano acquosi

e vuoti

22:46
11 gennaio 2010


Elina

Ospite

un testo che lascia un sapore buono

di giochi, di vincite

gli occhi protagonisti prima e dopo in uno sguardo "infinito"

delicato e infine doloroso

23:04
11 gennaio 2010


admin

Amministratore

messaggi3520

Penso che ci si accorga sempre tardi che l' asso ha un valore limitato, quando ti sei giocato una via "preziosa". Di fronte a quegli occhi, si prende consapevolezza della preziosità e della pienezza trascurate. E' un invito il tuo, Rose, a una presa di coscienza o, perlomeno, così la leggo io. Due strofe distinte, movimentata la prima e ammiccante, riflessiva la seconda e dettata dall' osservazione della vita.  

Piaciuta, Rose, grazie.

dmk

23:04
11 gennaio 2010


sandra

Ospite

Roooooooooseeeeee! Così mi fai commuovere! Io c'ho la nonna che mi aspetta sempre al varco per giocare a carte con lei. E' buffissima, un po' come questa signora:

Speriamo che si conservi sempre così. Sono troppo tristi quegli occhi "acquosi e vuoti".

23:16
11 gennaio 2010


Rose

Ospite

Grazie, ragazze. Kiss L'argomento mi sta a cuore. Vi dirò che egoisticamente, io mi accontentavo di avere mia madre anche com'era.

Era comunque una gioia prendermi cura di lei e farla 'star bene'. L'affetto e il calore lo sentono. Sempre.

23:20
11 gennaio 2010


francmec

Ospite

Bella e malinconica la poesia.

Mia nonna non giocava volentieri con noi nipoti: diceva che imbrogliavamo!

(ma non era vero!) Wink

23:47
11 gennaio 2010


Rose

Ospite

Grazie, Francesco. Smile Io avevo un nonno palermitano che si chiamava come te e ci insegnava a giocare a carte: scopa, 'ti vitti' (nessuno lo conosce?) …

10:08
12 gennaio 2010


Carmen

Ospite

La poesia è commovente e delicata, lascia tristezza la sua chiusa, ma è sempre dolce il farsi cullare dai tuoi versi Rose.

La mia nonna purtroppo non avevano tempo per giocare a carte con noi bambini, credo che nemmeno sapesse giocare a carte. Io me la ricordo sempre che contava i soldini, quando ritornava dalle fiere.  E poi mi ricordo di qualche lacrima che versava, quando le domandavo dell'Italia e chi fossero gli italiani. Mammamia, mi pare un secolo fa!!!

Un abbraccio grande e grazie!

Carmen

22:13
12 gennaio 2010


Rose

Ospite

Grazie, Carmen. Troppo buona. Kiss



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