Utente | Messaggio |
20:10 10 dicembre 2009
| Elina
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Ci sono giorni da mescolare smemoratezze tra mobili che scricchiolano il potus si stinge di giallo arso in superficie un vaso racconta l'assenza di un fiore passo tra luci sonore quasi avvolta in nebbia -vorrebbe cancellare le mie vele- torno a vecchie estati di eterna siccità la casa si tinge di mare le cose abbandonate chiamano aria mi scuote la loro fissità statica contemplo il risveglio invoco un vento che splenda rosso corallo.
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21:22 10 dicembre 2009
| fernirosso
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| Ospite
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ed era rimasta ad aspettarmi
una vecchia scheggia
trafiggeva il corrimano della scala
trafiggeva il ricordo di quei giorni
rifioriti sull'intonaco di calce e il giglio rosso
nato di notte
nei sogni di mio padre.
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21:59 10 dicembre 2009
| Manfredi
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| Ospite
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signore, che bei versi! piaciuti e sentiti.
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22:03 10 dicembre 2009
| Rose
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| Ospite
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Che bella poesia, Elina! Mi hanno colpito molto questi versi:
"smemoratezze tra mobili che scricchiolano …
un vaso racconta l'assenza di un fiore …
le cose abbandonate chiamano aria …"
Non una poesia dell'assenza, ma di una presenza che continua, il vissuto che rimane in una stanza, come il ricordo di noi, come i graffiti su quelle pareti.
Nella casa precedente, io e mio marito lavorammo un sacco per togliere la carta da parati e sotto trovammo disegni e scritte scherzose degli operai che vi avevano lavorato 30 anni prima … delle presenze, alla fine, no?
L'immagine è straordinaria, Elina e arricchisce la tua composizione, come la musica e i versi di Ferni.
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22:53 10 dicembre 2009
| admin
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| Amministratore
| messaggi3520 | |
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Riporto qui il commento che ti ho lasciato in Fb, Elina
Immagini e … colori, una tavolozza di sensazioni che diffondono il profumo del mare dei ricordi proiettandosi nel rosso corallo di quel vento invocato a contrastare l' immobilità del presente. Veramente un gran bel lavoro. Complimenti, Elina.
Le cose abbandonate portano il segno delle presenze dal passato, è vero. Ma sono presenze fuggevoli, fantasime come quelle che compaiono nell' immagine, tocchi lievi di ricordi, sono, per me, presenze di ieri che sottolineano l' assenza di oggi, come quel vaso in assenza di fiore. Restano “fisse”, congelate nell' attimo (dell' abbandono?) e suscitano la reazione finale: l' attesa di un vento del colore del sole che spazzi l' aria ferma e rimetta in moto le cose.
I successivi versi di Ferni portano il ricordo di cose – case e sviluppano in modo evocativo un percorso, suggestivo nella brevità, lungo la scala antica che sale fra le pareti intonacate a calce, fino al giglio rosso, che è memoria suprema.
Complimenti a entrambe e, a entrambe, grazie.
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18:08 11 dicembre 2009
| Elina
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complimenti a Fernanda
i suoi versi mi hanno notevolmente colpito
“trafiggeva il corrimano della scala” racconta la vita che scorre e noi siamo anelli, gradini di una scala infinita
chissà quante persone cammineranno quella scala, trattenendo nella corsa vecchie memorie per passare amore fatto di gesti osservati, rubati, intuiti, abitati
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18:58 11 dicembre 2009
| Manfredi
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| Ospite
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a me quel “trafiggeva” ha fatto nascere l' idea di un salire e scendere gradini nella sofferenza, sostenendo il peso dei ricordi e del vivere
e lo sento contrastativo nei riguardi del “rifioriti” che suggerisce un rinnovarsi di colori e di vita, gradino dopo gradino.
ho pensato, quando ho letto i versi, che anche da questo contrasto, veniva la suggestione poetica notata da dmk.
  
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19:10 12 dicembre 2009
| fernirosso
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| Ospite
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penso che sia possibile sia l'una che l'altra lettura, il giglio rosso, il sangue che si fa memoria, ri-fiorisce e ri-ferisce. Grazie,f
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