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UtenteMessaggio

17:39
17 febbraio 2010


Carmen

Ospite

(la follia)

Nina sa del silenzio quando penetra l'oscurità e va a forare l'anima,
e delle percosse necessari, perché la ribellione risvegli le tempeste del suo mare,

“Perché quel corpo non risponde ai richiami?”

Nina è in ginocchio, si rende conto di essere nel vortice di qualcosa di grande, qualcosa che non ha un nome, qualcosa che va oltre qualsiasi comprensione. Alza una mano, batte il petto, urla:”mea culpa, mea maxima culpa, libera me – mi –  Signora, sarò degno della cena questa sera. Ho fame!” poi, inizia ad oscillare come un'onda alla nenia di sua madre.
Si addormenta sul pavimento in posizione fetale.

La ragione le viene incontro. Chiude le finestre e abbassa le serrande, qualcuno canta “Ninna nanna ninna oh, questa bimba a chi la do?” e Nina sogna, sogna di una donna che cammina per la via, porta tacchi a spillo, calze a rete. Va in chiesa, dove la Perpetua dice che la fioritura del pesco sarà buona quest'anno e accende la sua candida candela.
“Io voglio bene a Nina”, mormora un condomino in prima fila e alza la sua cresta come fa il gallo nel pollaio, ma Nina è una donna riservata come la morte ad personam.

Meglio starle lontana. Perché Nina porta il lutto, il lutto le sta bene addosso, è andata dal parrucchiere, s'è fatta le sopracciglia. Nina è bella sotto il cielo quando è perplesso.

Poi, Nina si risveglia.

E' una bestia che attacca come il toro nell'arena, ha un buco nella pancia e dei vermi da svernare come si fa con la cagna appena accolta dalla strada.

Fa a pezzi il passato e sventra il presente.

Nina agisce in silenzio e ricompone la sua storia.
Sfruguglia l'anima, come il dottore con il ventre della partoriente quando va a cacciare i residui della placenta, grande come è grande questo mare, immobile e denso.

Ogni giorno Nina partorisce dalla pancia un'idea, piccole mostri da decantare, che poi appende sulle pareti. Dice che la pazzia è una Dea. Sta rinchiusa dentro il tabernacolo tutto l'anno. Esce raramente, a posare le sue mani sulla testa dei suoi cari.
Ha decretato, che Nina sarà nominata la sua santa.

Carmen

 

18:49
17 febbraio 2010


admin

Amministratore

messaggi3520

Il mistero della follia qui è esemplificato da un linguaggio che incalza, immagine dopo immagine, metafora dopo metafora, e propone in tutta la sua forza distruggitrice, la mutevolezza dolorosa di una mente che si santifica nei mostri partoriti dalla sua dea.

Essere una persona, essere un' altra, sempre la stessa nelle facce diverse che la follia autorizza e consacra.

dmk

19:17
17 febbraio 2010


Carmen

Ospite

Grazie Daniela per il bellissimo commento.

Buona serata e a presto!

Smile

20:56
17 febbraio 2010


Rose

Ospite

Una condizione difficile da descrivere, quella della pazzia. Non so come tu sia riuscita ad entrare così bene dentro il personaggio, fino a farci sentire e toccare quasi la sua angoscia, cara Carmen. Non so se basti la sensibilità, in questo caso. Penso occorra di più. Occorre aver conosciuto, ascoltato, osservato …

Comunque, bravissima, per me. Grazie.

22:07
17 febbraio 2010


Elina

Ospite

qui la scrittura è cambiata, diventa drammatica, aspra come intima angoscia, trappola che chiude

molto brava CarmenKiss

16:33
18 febbraio 2010


fernirosso

Ospite

avevo dai sette ai quindici anni, quando ebbi modo di incontrare due, soprattutto due donne, che avevo chiari i segni ciascuna di una follia particolare. La più anziana ci conviveva, era stata nei lager, era magrissima e bastavano dei rumori, a volte anche dei piccoli gesti per farla cambiare da una persona ad un'altra, senza riconoscerla. L'altra era come un abito,nel senso che il suo aspetto era simile alla precedente persona ma era abitato da…aria, ecco sembrava non ci fosse più niente altro che aria, a volte nuvole, ma non la persona che avevo conosciuto. Non mi è stato mai possibile parlarne con loro.Ricordo che notavo in me quella loro consistenza particolare e la sensibilità tutta particolare di cui erano dotate in modi differenti entrambe quelle donne. Una fragilità non filtrata e un distacco da ciò che per noi è importante. a volte penso che sia una fortuna, altre una tragedia.Non so, ancora oggi, decidermi per questo o quel versante anche se penso che il corpo metta in atto ciò che è una cura, per mantenersi vivo, non per l'anima.

ferni e naturalmente un particolare grazie a Carmen.

18:56
18 febbraio 2010


Pietro

Ospite

Sono d'accordo con chi mi ha preceduto: lo scritto è pregevole, pur avendo affrontato un argomento arduo. Brava Carmen.

14:10
22 febbraio 2010


Carmen

Ospite

Avevo da tempo questo testo nel cassetto, non facilmente lo distribuisco in giro perché è crudo e non mi sento di suscitare la sensibilità delle persone, però se di follia si debba scrivere, folle deve essere anche il testo. Lo tirai fuori la prima volta dal cassetto per una specie di torneo sulla follia.

Non ne ho più scritto di testi come questi.

Ringrazio tutti per l'apprezzamento, e, forse, sono un po' folle, Wink

Come giudichereste una persona che mentre consuma la prima colazione, scrive poesie prima di iniziare la giornata?

A voi giunga il mio sorriso e a presto!

22:59
23 febbraio 2010


Manfredi

Ospite

stile personalissimo, inconfondibile: prosia drammatica. storia cruda. forte che ha l' odore, il sapore della follia. 

La follia, mio signore, come il sole se ne va passeggiando per il mondo, e non c'è luogo dove non risplenda.

W. Shakespeare da La dodicesima notte, atto III, scena I



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