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Per ridere o giù di lì

UtenteMessaggio

23:22
30 settembre 2009


admin

Amministratore

messaggi3520

Protagonisti

Eva, autrice e vittima (?)

Il marito di Eva, Antonio

Il cognato di Eva

La cognata di Eva

I nipoti del marito di Eva

Le sorelle del marito di Eva con relative famiglie

Il ragionier Raguselli, amico di famiglia

e tanti altri allegri, svampiti, rincoglioniti amici/ nemici.

AGOSTO 19….

   Alla fine di   quell' agosto, Eva, dopo un' estate resa pesante dal lavoro e dagli impegni in città, andò a trascorrere una decina di giorni a Sperlonga, quando la maggior parte dei turisti e dei villeggianti aveva già fatto ritorno ai patri lidi. Scese in un albergo sul mare, si prese un ombrellone sulla spiaggia centrale e si rilassò.

   Una mattina, dalla spiaggia l' occhio le corse alle case bianche del paese arroccato fra i fichi d' India e le agavi sotto il cielo luminoso e scintillante come il mare dolce che sciabordava lungo la riva e sembrava parlarle di cose ormai passate, ma non dimenticate, belle, brutte, ricordi addormentati, pronti ad esser risvegliati, se non dal bacio di un principe, dal lento mormorio delle onde. Ricordò altri tempi, e le fu facile tornare indietro con la mente a quando permettersi di portare il figlio bambino al mare, accidenti alle tonsille sempre gonfie e in via d' esplosione o d' implosione, era un vero e proprio problema d' alta finanza che andava affrontato e risolto con tutte le cautele e tutta la preveggenza di una Sim, le fu facile rivedersi, meno tollerante, quando non aveva ancora compreso che la vita é in realtà troppo breve per affrontarla lancia in resta, digrignando i denti ad ogni pié sospinto……

   Si aggiustò sulla sedia a sdraio, allungò le gambe e lasciò i ricordi scorrere in immagini, giusto per ridere, di se stessa più che degli altri, di tutto quanto in realtà, e non importava se una qualche amarezza sfuggiva ancora al controllo, non importava più.

Parte prima

SPERLONGA in agosto, un decennio prima

   Dopo una notte insonne per il caldo infernale, Eva si alzò da letto, andò in bagno, levò con riluttanza gli occhi verso lo specchio sopra il lavabo e vide proprio quel che temeva: il viso pallido, magro, sfatto di Eva, di un' Eva stanchissima e tristissima che piangeva su se stessa da almeno una settimana, da quando cioé, per bontà d' animo o per cretineria congenita, aveva finito per far buon viso a cattiva sorte, come si suol dire: aveva accontentato tutti, rinunciando alle ferie in montagna, 2000 metri, che aria, come si respira, per il mare, Tirreno, naturalmente. Non che ci trovasse qualcosa di particolarmente venefico nel Tirreno, in sé e per sé, al contrario. Erano le implicazioni che non andavano: Tirreno significava parenti, significava recarsi in quel paesello decantato da suocera e cognate come l' ottava meraviglia del mondo, niente gente, niente pattini, sole rocce e sabbia finissima, gente del posto cordiale, alla mano, solo sta attenta al portafoglio, di' ad Antonio di smontare la radio in macchina, non si sa mai, non parcheggiate in posti isolati, le qual cose erano solo esagerazioni, s' intende. Il posto é splendido, c' é un panorama, anzi dei panorama che sembrano delle cartoline e poi vedrai la casa di tua cognata, una meraviglia, in collina, grandissima, non val la pena di fare escursioni, Ercolano, Pompei, il Circeo, Terracina, ma no, che saranno mai? Ché infatti sarebbe già stato molto, se non tutto per Eva potersi beare dello spettacolo dei parenti, quelli che avrebbe trovato già in loco e quelli che sarebbero partiti per la stessa destinazione, lo stesso giorno, la stessa ora, con lei. Oddio.

L' oracolo, nel caso specifico, Antonio aveva parlato:" Sperlonga o morte". Ipse dixit e ad Eva non restò che fare i bagagli fra palpitazioni e mancamenti di fiato, bagagli che un incavolatissimo marito caricava via via sull' auto, in modo da partir presto, prestissimo domani mattina, con il fresco,  per evitar file e serpentoni autostradali.

   Sveglia alle sei, 6.00 a.m., colazione, lavati i piatti della colazione, caricato il figlio, otto anni, agitatissimo in auto con mezzo quintale di giornaletti, chiusa la luce, il gas, l' acqua, tirate su le veneziane, giù le tapparelle, preso il libretto degli assegni? Sì.

Si parte. E dopo dieci minuti si é fermi. Via Cilea, N. 5. Si parte per Sperlonga in carovana con il fratello di Antonio e famiglia, il che é a dire cognato con moglie e due figli.

………………….

dmk

07:21
1 ottobre 2009


Rose

Ospite

Noooooooooooooooo! Daniela, avevo appena cominciato a sorridere. Metti dei brani più lunghi, please. Bellissima la scrittura incalzante, senza discorsi diretti, meglio di un monologo joyciano. Attendo il seguito. Smile

12:25
1 ottobre 2009


stella

Ospite

Eh…….si qui ci vuole il seguito………..non puoi lasciarci in questa ambascia.

Mi è venuto in mente quel film di Verdone con marito, moglie , figli ,torinesi , che partono per Roma ………c'è la stessa moglie rassegnata!Laugh(alla fine però si concede ……come dire……..una piccola distrazione!)

E, poi, Sperlonga, non trattarla troppo male è veramente un gioiello. LaughLaughLaugh 

Dai Daniela rimboccati le maniche o meglio le dita e comincia a digitare di questa vacanza cosi' poco desiderata .

Daniela, racconto godibilissimo!

12:58
1 ottobre 2009


admin

Amministratore

messaggi3520

Laugh

ma, prima di procedere occorre (forse) una

PARENTESI DESCRITTIVA ED ILLUMINANTE.Laugh

   Cari parenti di Via Cilea! Quando una persona come Eva si trova a far parte di una famiglia acquisita numerosa che per di più pratica i riti dell' associazione tribale, ergo ci si muove tutti in massa, si passa tutti insieme Natale, Santo Stefano, ultimo dell' anno, Capodanno, Epifania, Pasqua, pasquetta, ogni festa comandata ed anche quelle no, e lo stesso vale per le ferie, tutti insieme, chi più ne ha, più ne metta, (che bello stare insieme, dirsi sempre le stesse cose, subire le stesse critiche, parlare del colesterolo di Antonio, della dermatite cronica di quell' altro, é il massimo), dunque, tanto per riprendere il filo, quando un' Eva si trova in una situazione del genere, possono accadere diverse e svariate cose, generalmente culminanti in una super colica: sempre ne usciva come da un sinistro, acciaccata, indolenzita, indignata e sempre, sempre sfinita. Fra lei e i cari parenti non esisteva feeling: ok. Per questo trattava con le dovute cautele:

 -  un cognato, scuro come un beduino e calvo come più non lo si può, che, asfissiato da due figli più grossi di lui, si difendeva ad oltranza, mandando regolarmente la progenie a quel paese, a farsi un bagno, naturalmente in senso metaforico, ed altre cosette del genere, degeneranti poi in rapidi contrattacchi a base di: ” Cretino! Deficiente! Toglietemelo di torno!” sulla cui validità educativa Eva intratteneva ben radicati dubbi.

   Il succitato cognato si autonominava il pilota per eccellenza, il navigatore unico in ogni gita, gitarella, viaggio. A base di carte stradali combatteva la sua battaglia, lui, il solo, l' unico capace di trovare, nel caso specifico, Sperlonga. Ed effettivamente la trovò, niente da dire, e poi trovò Itri e poi Formia e poi Gaeta e poi certe spiagge dove solo lui poteva arrivare, spiagge appartate, anzi isolate e nelle acque di una delle predette per poco non fece annegare un altro caro fiducioso parente: il disgraziato venne riportato a riva esanime e rifiutò successivamente di prender parte a spedizioni di quel tipo. Se le sue doti di guidatore erano indubbie, se le sue capacità di orientamento erano fuori discussione, indubbie erano anche, a sentir lui, ché la sua metà mai si pronunciò in materia, le sue doti d' amatore. Lui amava e amava, mattina, sera, pomeriggio e sbandierava la sua virilità colmando l 'adorata consorte di pizzichi, palpatine, strizzate ed inseguimenti fauneschi. Eva era convinta che da piccolo avesse battuto la testa, e forte.

-   la consorte del mandrillo, il rovescio della “dolce metà”, nel senso che era il suo doppio, quanto a corporatura. Bella donna e dolce signora, ella era una di quelle felici creature che tutto sanno di tutto. Eva era convinta che mai nella vita le sarebbe capitato d' incontrare un' altra persona così ricca di prevveggenza ed onniscienza, come lo era la cara cognata che fra le altre molteplici qualità, non ultima quella di essere un' insuperabile cuoca di polpette ed affini, aveva avuto la capacità di mettere alla luce due figli, due maschi giganteschi: 46 di scarpe, Eva non sapeva  quanto di spalle e di testa, ma comunque tutto in proporzione e ciò quando ancora erano sulla strada dello sviluppo.

 -  i nipoti di Antonio che, al sommo diletto di asfissiare, anche fisicamente, visto la repulsione con cui cambiavano i calzini, il padre che a sua volta asfissiava la moglie, univano la peculiarità d' essere gasati, uno in particolare, quello che, nell' anno fatidico della calata in quel di Sperlonga, si portò appresso una pistola, regolarmente acquistata e registrata, con cui intendeva far del tiro a segno in vacanza e fin qui tutto bene. Ne derivò solo un lieve incidente, quando baldanzosamente andò ad sbandierarla sotto il naso dello zio, presso il quale era ospite, un altro cognato di Eva insomma, reduce da un  infarto: lo zio guardò l' oggetto nero brunito e alitò, pieno di speranza, la domanda: ” Ma é vera?” Udito l' entusiastico SIIII' di risposta, cioccò nella sua poltrona preferita e non si mosse più, finché l' intervento energico della sua propria sposa che in modo mirato mandò a quel paese pistola e relativo proprietario, non gli rinverdì la fiducia nella gioventù in generale e in quel nipote in particolare.

Il qual nipote fu poi visto vagare per sterpaglie e pietraie, fra alberi da sughero e massi, in divisa da campo dell' esercito italiano, cappello delle truppe da sbarco australiane, pistola in fondina: disse che cercava dei bunker dove potersi attendare o comunque reperire cimeli della seconda World War e tanto ne parlò che riuscì a coinvolgere nella sua giovanile follia anche chi più giovane non era, ma folle senz' ombra di dubbio sì.

Infatti l' amore che Eva portava ad Antonio subì un duro colpo il giorno in cui alle due del pomeriggio, per chiarire l' ora in cui a Itri, se ti metti per via, ti conviene portarti dietro un respiratore con tanto di bombole, il marito lasciò la frescura, si fa per dire, dell' alloggio, si fa per dire, ma questa dell' alloggio é un' altra storia, per recarsi con il demente a vedere, cercare, raspare, razzolare in una zona dove certi resti si ipotizzava fossero d' epoca fascista. Antonio tornò stanco, sporco, distrutto ed affranto: avevano trovato i resti, non si sapeva bene di che, avevano trovato mucchi di pietre e, in mezzo alle succitate, una valigia, nella suddetta, un topo che mise in fuga zio e nipote. Non gli spararono neanche.

………………………….. 

dmk

13:25
1 ottobre 2009


sandra

Ospite

Uno spaccato di molte famiglie italiane. SmileSmileSmile

13:40
1 ottobre 2009


stella

Ospite

15:33
1 ottobre 2009


admin

Amministratore

messaggi3520

Grazie, ragazzeLaugh

spaccato di molte famiglie italiane

Noooo, Sandrà! non mi ci far pensare, che siano MOLTE: mi deprime l' ideaYell

Poche possono passare per una curiosità, ma molte… SurprisedSurprisedSurprised

dmk

16:42
1 ottobre 2009


Manfredi

Ospite

SperlongaLaugh

18:13
1 ottobre 2009


Rose

Ospite

Anche solo 10.000 (un num. esiguo, in rapporto ai 60 milioni di abitanti) sarebbero molte. Confused La realtà spesso supera la fantasia. Cry

Comunque, meglio leggere queste cose come una fiction un po' paradossale. Aspettiamo il seguito. Smile

21:56
1 ottobre 2009


admin

Amministratore

messaggi3520

la matematica non è mai stata il mio forte, RoseSurprised

Comunque è vero: la realtà spesso supera la fantasia. Anche quella realistica.

dmk

23:15
1 ottobre 2009


admin

Amministratore

messaggi3520

LA  PARTENZA

   Addio, cara città: noi andiamo, tutti insieme, in ferie: venti giorni di dolce far niente, cullati dal mormorio delle onde del mare  – canto di sirene in sottofondo – , di non pensare a niente, niente, niente, nienteeeeeeeeeeeeeeeeeeeeee.

   E partirono. Dopo sei ore di viaggio appena decente e tre di fila assolutamente indecente ed ininterrotta, sotto un sole che strina, finite le tre bottiglie d' acqua da un litro e mezzo, Eva incominciò a sentirsi nella posizione di un disgraziato sperduto fra le sabbie infuocate del Sahara, soffocando nell'auto surriscaldata (di condizionatori, all' epoca, non se ne parlava), sull' autostrada affollata, incidentata, sbollentata, oggetto di una una non voluta sauna traumatizzante, con l' erede ormai in stato di trance. Ma finalmente:

” Ecco il mare! “  Mare, parola magica, sinonimo di fresco, bagnato, rinfrescante, meraviglioso, finalmente raggiunto: siamo arrivati. Invece no. Macché. Il cognato navigatore guida il suo mezzo lontano dalla costiera, inerpicandosi su su per una strada quasi normale dapprima, meno normale poi, assolutamente anomala infine, leggi tratturo per capre ed ovini in genere, al termine della quale ecco apparire la bella casa della cognata in loco, ovvero di quella cognata che con la famiglia era usa trascorrere le vacanze in un' aspra deserta zona collinare nell' entroterra itriano, avendo qui acquistato e poi ristrutturato una vecchia costruzione locale che, ad onta di ogni sforzo di ammodernamento rimaneva senza telefono, senz' acqua, ci si serviva di un rifornimento ad autobotte, senza luce, si ovviava all' inconveniente con un gruppo elettrogeno, ma, ciò che più conta, era lontana dal mare, per scendere al quale occorreva, necessitava un mezzo di trasporto e possibilmente non il tanto celebrato caval di san Francesco. La cosa era resa grave dal congruo numero di persone che risiedevano nella casa e dall' esistenza di un' unica auto: tutti dovevano partire insieme, tutti dovevano rientrare insieme, esigenze personali non erano ammesse. Capitava così che spesso i giovani di casa scarpinassero lungo la mulattiera fino alla provinciale e qui facessero l' autostop, fiduciosi nella bontà d' animo  altrui e nella loro buona stella.

   Comunque qui i parenti partiti in carovana con Eva avrebbero soggiornato, ospiti dei parenti – proprietari della casa. Per Eva e famiglia era stato trovato un alloggio in quel di Itri, cosa che ella apprezzava, trovandola consona alle proprie esigenze di privacy.

   Eccoli dunque, finalmente arrivati: intruppati, stanchi, sudati, rincretiniti, scesero dalle rispettive auto. Ovazione di saluto. Eva si sarebbe messa a piangere. Oddio i parenti! Quanti! Ne sbucavano da tutte le parti: cognato, cognata, prozia calata dal Veneto, nipoti, altri quattro da aggiungere ai due maggiorati. Era la fine.

Un sole che spacca le pietre in una pietraia mangiata da tutti gli elementi atmosferici. Si sentì affranta. Ed era solo il principio, il principio della fine del suo matrimonio, pensò nebulosamente, ma quello sarebbe finito più tardi e lei ancora non ne era consapevole e poi é un' altra storia.

Finalmente Eva approdò all' alloggio, camera e cucina più un tinello, osceno bugigattolo ricavato da un sottoscala su cui dava la finestra del gabinetto, ardito progetto di un qualche muratore cui non faceva certo difetto il senso dell' umorismo, all' alloggio dunque che le avevano trovato in quel di Itri.

   Era Itri, così come apparve all' occhio di Eva, un paesello caratterizzato dalla presenza di somarelli, piccoli e stanchi, cavalcati da omoni grossi e pesanti e dominato dalla presenza di un castello in stato di semi – rovina, gloria del passato burrascoso e leggendario del Fra' Diavolo nazionale, arroccato su un' altura, come una chioccia che cova le sue uova, sul paese decrepito e arroventato. ” Torre romanica” disse la prozia. ” Boh” rispose lei che in quel momento non avrebbe distinto un esempio di romanico da un rococò. Camera e cucina, dunque: un letto, se Dio vuole e fu, grazie al cielo, notte, notte fonda.

E incominciarono a transitare i camion, inesorabili come il destino, facendo un casino dell' altro mondo proprio sotto la finestra della camera da letto.

” Voglio dormire!” si urlò. Si fece paura da sola e così si addormentò.

dmk

22:34
2 ottobre 2009


Rose

Ospite

Povera Eva! Quanto spesso si lasciano le comodità di casa per sottoporsi a questi tour de force vacanzieri che lasciano stremati.

Mi piace il registro che usi in questo racconto, daniela.

17:21
3 ottobre 2009


admin

Amministratore

messaggi3520

Merci beaucoup,

Many thanks,

RoseLaugh

dmk

22:34
3 ottobre 2009


sandra

Ospite

Mi stampo e mi porto a letto il seguito del racconto. :-D

10:30
4 ottobre 2009


sandra

Ospite

" Era Itri, così come apparve all' occhio di Eva, un paesello caratterizzato dalla presenza di somarelli, piccoli e stanchi, cavalcati da omoni grossi e pesanti e dominato dalla presenza di un castello in stato di semi – rovina"

Comincio a pensare che Eva sia un po' troppo negativa…

Inoltre, tappi per le orecchie e sonniferi, quando si va in vacanza! SurprisedWink

19:19
4 ottobre 2009


admin

Amministratore

messaggi3520

SPERLONGA

   Dunque Sperlonga é una meraviglia: bianco paese, alto su di una collina, bagna i piedi nel Tirreno dall' acqua pulita e tersa, digradando in una spiaggia di sabbia sottile, poco frequentata, ove gli ombrelloni dell' unico stabilimento balneare esistente sono lontani gli uni dagli altri tanto che ci si può sentire isolati da tutto, a diretto contatto con un mondo naturale ancora incontaminato, praticamente vergine, hai presente Laguna blu? Fin qui le informazioni fornite dalle solite fonti di famiglia.

Si vede che i romani, i latinesi, i francesi, gli inglesi, nonché maceratesi, napoletani e varesotti avevano atteso proprio quell' anno per decidere di andare a fare il pediluvio proprio lì… Vero che invece delle diciotto file di ombrelloni della natia Cesenatico, ce n' erano soltannto tre, ma era altrettanto indubitabilmente vero che due erano di troppo, se rapportate alle aspettative.

Vero che ogni bagnante non era costretto a stare in braccio al suo vicino se voleva tener la testa all' ombra, ma da ombrellone a ombrellone si potevano sentire ed approfondire le più svariate questioni personali e più o meno private dei vicini.

Vero che a Cesenatico passeggiate lungo il bagnasciuga erano rese particolarmente difficoltose dalla presenza nella suddetta zona della prima fila di ombrelloni, ma in compenso a Sperlonga, lo stesso tratto aveva l' aspetto di una strada principale all' ora di punta.

L' acqua però era bella, pulita, tersa, chiara e limpida come promesso e tale rimase finché uno sciagurato non ebbe l' avvedutezza di portare a riva uno scassatissimo gommone il cui serbatoio decise di scoppiare proprio lì, appestando l' intera zona, acqua per prima, con una micidiale fuoriuscita di nafta. Pazienza.

   Il sole batteva ferocemente sulle schiene, sulle pance e sulle teste esposte ai suoi raggi:

“Sole africano” pensò Eva che peraltro in Africa ci sarebbe andata solo anni dopo, ma che intanto chiedeva al figlioletto “Per favore, porta alla mamma un secchiello d' acqua” con la chiara idea di rovesciarselo addosso e quindi trovare le forze necessarie ad alzarsi e a raggiungere l' acqua del mare… la quale per riscontro, era gelida, con la G maiuscola.

Raccontavano gli autoctoni che c' erano, – ci sono, altro se ci sono -, diversi corsi d' acqua sotterranei che scendono dalle montagne e finiscono in mare: detti corsi sono ghiacciati dal che ne consegue che l' acqua era freddissima, dal che derivava che quando uno sventurato sbollentato dal sole, (tanto il sole bisogna prenderlo, fa bene alle ossa), rosso e agonizzante, si immergeva in acqua, sperimentava non la pregustata sensazione di refrigerio, bensì l' agghiacciante esperienza di entrare in un freezer. Dopo aver provato tutto questo di persona una prima volta, Eva era percorsa da un incontenibile brivido non appena toccava l' acqua, indi prendeva il coraggio a due mani e avanzava, avanzava lentissimamente, poi disperata, si buttava: ahhhhh! Dopo alcuni minuti di bracciate il più vigorose possibili, per sentir freddo il meno possibile, ritoccava le sacre sponde e si sdraiava al sole. Esattamente sessanta secondi dopo era al punto di partenza. Dall' ombrellone al mare e viceversa, chilometri su chilometri si sommavano così.

   Bene, l' acqua era pulita: occorre insistere su questo punto. Parliamo adesso dei seni al vento.

   Ogni mattina il marito ed il cognato pelato di Eva andavano a fare un' igienica passeggiata lungo la spiaggia, fino alla famosa grotta di Tiberio, una fra le tante glorie archeologiche della zona. Ok. Fa bene alla circolazione camminare lungo la riva del mare, bene alla salute di due individui che notoriamente prendevano l' auto anche per andare al bar sotto casa, fa bene allo spirito ascoltare lo sciabordio delle onde, particolarmente per chi non é avvezzo ad ascoltare altro che la propria voce: insomma é un' attività di tutto rispetto.

Eva imparò ben presto che proprio davanti alla grotta di Tiberio, spiaggia libera, c' erano diversi attendamenti che ospitavano i nudisti fra i quali varie fanciulle facevano tutto ciò che é umanamente concesso fare su una spiaggia, seni, e non solo quelli, al vento. Ohhhhilà! Osservò i due che ritornavano ogni volta, come si può dire, quasi rinverditi dalla passeggiata. Frizzanti. Sperò che almeno la circolazione di Antonio ne traesse giovamento.

Dopo qualche giorno, però, la sua cara metà smise di compiere il pellegrinaggio o perché s' era stancato di quel trottare, o perché aveva deciso che per quell' anno s' era lustrato gli occhi a sufficienza o forse, come giunse di straforo al suo orecchio, perché aveva preso in piena faccia una senata da una giovane e baldanzosa giocatrice di tamburello che s' era imbalzata da sola cercando d' acchiappare la pallina. L' Antonio ad ogni modo si chetò ed Eva poté riprendere a rigirarsi sulla graticola, leggi sdraio, in piena tranquillità.

Grotta di Tiberio

dmk

20:00
4 ottobre 2009


Rose

Ospite

Daniela, il tuo racconto è esilarante. Smile Forse a leggerlo alla TV in prima serata verso Giugno, scoraggerebbe molti dall'andare ad affollare le spiagge. Surprised

22:26
4 ottobre 2009


admin

Amministratore

messaggi3520

Io, dopo averlo scritto, ho preso ad andare in montagna….WinkWinkWinkWink

dmk

10:05
5 ottobre 2009


sandra

Ospite

Che saggia la signora admin! Kiss

oppure ?

C'è anche il mare d'inverno

Il racconto continua ad essere piacevole e divertente, signora Daniela. Smile

12:12
5 ottobre 2009


stella

Ospite

Sign.ra Admin questo racconto mi ha fatto passar la voglia di tornare al Circeo per la solita puntatina a Sperlonga.

Pensare ai km in auto, sotto il sole, in coda con tutti i romani che il venerdi', non so come facciano, sono già in pieno weekend mi fa venir voglia di restarmene nei prati di casa.

Consiglio ad Antonio una vacanza in montagna, sui 2000 mt, la ritenzione idrica è assicurata.

Tutto si gonfia e nell'eventualità di un incontro ravvicinato con due seni al vento potrebbe fungere da  morbido materasso.

    



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