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le parole di Oriana: Insciallah

UtenteMessaggio

20:51
19 ottobre 2009


Manfredi

Ospite

L' ho trovato oggi, pubblicato ieri su Il Sole24ore. L' autore è Gianni Riotta. Mi è piaciuto e ve lo passo (con molte parti stralciate-troppo lungo per essere postato nella sua interezza-). A parte le considerazioni sulla figura di Oriana (piace, non piace, si possono condividere le sue idee, si possono rifiutare), mi ha colpito il "puntare" sulla funzione dello "scrivere"  in sé.

«L'hai letto? ( Insciallah)» intimò. Mai mentire ad Oriana, peggio che mettere le dita nel tritacarne. «Non ancora» ammisi, e lei stentorea: «Leggilo e dimmi».
Perché per Oriana leggere senza dire era come non leggere, vedere senza scrivere era esser ciechi, imparare senza insegnare un delitto. (omissis)

Ne avevo un solo ricordo, la recensione che Bernardo Valli aveva dedicato a Insciallah nel luglio del '90, un articolo magistrale per doppio registro, leggibile come una carta da gioco rovesciabile, formidabile stroncatura irridente da una parte – a compiacere i circoli anti-Oriana – e paternalistica nota di finta complicità dall'altra. (omissis)

La sfida narrativa di Fallaci, che i critici comprenderanno nella prossima generazione emancipati dalla chiacchiera costipata dell'oggi, è narrare la Vita e la Morte, persuasa che «… nessuna società s'è mai evoluta al di fuori degli scrittori. Nessuna rivoluzione (buona o cattiva che fosse) è mai avvenuta al di fuori degli scrittori. Nel bene e nel male, sono sempre stati gli scrittori a muovere il mondo: cambiarlo. Sicché scrivere è il mestiere più utile che ci sia. Il più esaltante, il più appagante del creato».
Non essere recensita, non entrare nel Museo delle Lettere o ricevere l'omaggio ipocrita di élite imbelli. No: scrivere. Oriana qui echeggia lo scrittore americano John Cheever… che annota nei suoi diari poco prima della morte nel 1982: «La letteratura è l'unica coscienza che possediamo, e il suo ruolo di coscienza deve coprire anche quel che non sappiamo comprendere, per esempio l'orrenda minaccia delle armi nucleari. La letteratura è stata la salvezza dei dannati, la letteratura ha ispirato e guidato gli amanti, sgominata la disperazione e forse può ancora salvare il mondo». (omissis)

Basta infine sostituire a "guerra", "vita" o "morte" e il mistero di Insciallah e della sua incomprensione da parte dei Farisei nel secolo scorso è dischiuso. Non risolto, dischiuso. Che la soluzione avverrà solo a lettura compiuta, con sgomento e ammirazione. Le due Oriane non troveranno ancora a lungo compimento in Italia, troppo forte e radicato il pregiudizio nei suoi confronti. Lei fingeva di non curarsene e se ne struggeva infinitamente, lasciando ruggire la passione con i pochi amici… «il giornalismo è una droga capisci? DRO-GA! Devi scrivere libri, romanzi, io ho solo perduto tempo con i giornali, i libri contano, I-LI-BRI!». (omissis)

Ora La legione dei segretari licenziati in fretta ha un posto fisso e ancora racconta: «I was Mrs. Fallaci's assistant!». I neoconservatori ne hanno fatto un'icona e prima o poi la sinistra liberal rivendicherà a sua volta l'Oriana nemica di ogni dittatura, la compagna di Panagulis. Tutto prevedibile e tutto vano, come l'indifferenza postuma che cancellerà i suoi critici saccenti. Restano i libri, I-LIBRI! e questo libro, LI-BRO! Leggetelo e non dimenticate Oriana, nessuna delle Oriane, nessuna. 

Da: http://www.ilsole24ore.com

21:04
19 ottobre 2009


Rose

Ospite

Penso che la VERA letteratura ed il VERO giornalismo abbiano avuto ed abbiano un ruolo fondamentale. Il problema sta nell'identificarli, nella pletora di voci che si alzano da ogni dove. Cry

22:39
19 ottobre 2009


sandra

Ospite

Non ho letto il libro della Fallaci, ma ho sentito che a suo tempo il lancio non è andato benissimo, perchè la guerra del Golfo soppiantò la questione delle missioni di pace in Libano. Comunque sia, sono d'accordo con lei , il ruolo degli scrittori è importante… gli intelletuali ed i loro scritti hanno sempre anticipato e dato impulso ai grandi cambiamenti della storia. Surprised

19:02
20 ottobre 2009


admin

Amministratore

messaggi3520

Infatti, è stato così, Sandra. Fu un flop, come accennato nel post di Manfred

formidabile stroncatura irridente,

anche perché andava in una direzione non con-divisa, s-comoda a molti.

Ma, si sa, scomoda a molti, Oriana fu orgogliosa di esserlo.

Grazie, Manfred, per il contributo. 

Insciallah, come Dio vuole, come piace a Dio: accettare gli eventi rassegnandosi a non sapere mai fino in fondo perché avvengono: questo il titolo,

che trova la sua motivazione nel ricorrere lungo le pagine, della formula dell' entropia di Ludwig Boltzmann: S = K ln W , che afferma che l' universo  tende per propria natura a un totale stato di caos, per costituire un certo equilibrio.

La Fallaci “affida” ad Angelo il compito di ragionare su questa formula, che di fatto è la spiegazione morale alla morte degli uomini.

Il percorso logico che il giovane matematico compie culmina nel momento in cui uccide Khalid “Passepartout”, in cui è convinto di aver trovato una formula in grado di negare l'entropia: la formula della vita.

Difatti per contrastare il trionfo del caos è necessario riportare un certo ordine logico, per ristabilire una situazione iniziale infrantasi: se un uomo uccide rompe un equilibrio d'esistenza, favorisce il caos, dunque ucciderlo è l'unica maniera per ricondurre la vita allo stadio iniziale e frenare l'entropia. Quando però si accorge di essere diventato a sua volta un destabilizzatore dell'equilibrio si rende conto che non esiste nessuna formula della vita: bisogna solo accettare l'amara verità del trionfo del caos.

dmk

22:16
20 ottobre 2009


Rose

Ospite

Non ho ben capito se dobbiamo parlare del libro della Fallaci o del ruolo della letteratura, come dai brani evidenziati.

Se l'argomento è il libro della Fallaci, devo fare una confessione … a suo tempo acquistai il libro e le prime pagine non mi piacquero molto. C'era, mi sembra di ricordare, un clima un po' provinciale nella vita di caserma dell'alpino piemontese, piuttosto che del fante lombardo, in missione di pace a Beirut. Poi, come diceva Sandra, scoppiò la guerra del Golfo (ricordo i problemi di accaparramento dei viveri, anche qui in Italia) e i fatti del Libano finirono in secondo piano. Confesso che non ho più ripreso in mano il libro, ma ora trovo gli argomenti presentati da Daniela molto accattivanti. Il principio di entropia, in chiave filosofico-esistenziale … penso che varrà la pena riprendere la lettura del libro, anche perchè è di belle dimensioni e non passa inosservato (nel senso che so esattamente dov'è). Smile Grazie, quindi Daniela. Kiss

22:44
20 ottobre 2009


Manfredi

Ospite

direi che non è così importante parlare dell' uno o dell' altro aspetto. ho proposto l' argomento perché mi è parso che Riotta abbia centrato, finalmente!, il cuore del romanzo, a suo tempo strapazzato non casualmente, ma per "parte".

personalmente amo la Fallaci, amo la sua scrittura, anche in quel suo La rabbia e l' Orgoglio che tante polemiche ha suscitato, espressione del suo più completo disinteresse del politically correct.

sono poi d' accordo che Insciallah sia un lavoro monumentale e che occorra una certa determinazione per affrontarne la lettura.WinkSmile



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