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UtenteMessaggio

21:52
27 aprile 2009


admin

Amministratore

messaggi3520

Vorrei scrivere di qualcosa di bello, magari non di particolarmente profondo, ma almeno spiritoso ed insieme aggraziato giusto per far sorridere chi leggerà, ma non mi viene in mente niente di simpatico. Mi scorrono davanti agli occhi immagini strane e confuse, ricordi velati dal tempo, storie che qualcuno mi ha raccontato, un' accozzaglia di colori riveste un' accozzaglia di sensazioni: niente di gratificante.

Sarà l' età. O l' ora tarda. E' notte e sono sola in casa, perché tutti dormono profondamente e perciò sono come assenti.

Non c' é nessuno, solo ombre s' addensano nel corridoio, là dove sfuma la luce dello studio e l' unico rumore é il fruscio dei tasti del computer sotto le mie dita.

Prendono consistenza le cose intorno, mi fissano, ci conosciamo bene, stiamo insieme da tanto tanto tempo, una vita e con alcune ho spartito l' infanzia.

Ne ho avuto cura negli anni,  le ho spolverate, lucidate, conoscono la mia mano, sanno dell' amore e del dolore.

Il quadro della sala era di mio nonno, alla sua morte passò a  mio padre  e poi lo ricevetti io: raffigura un gran prato verde in una giornata di sole, ci sono due figure, un ragazzo dipinto di schiena e una contadinella sdraiata sotto un ombrello aperto a terra a ripararla dal sole e sullo sfondo mucche al pascolo: in famiglia é sempre stato chiamato La vacca. E' un gran bel quadro e ispira tranquillità, serenità, amore per la semplicità perduta in questi anni di ricerca convulsa di una vita migliore.

La vacca  rumina davanti ai miei occhi lenta e costante, imponente nella sua appartenenza alla natura.

C' é  la cicogna di ceramica alta quanto un bambino di due anni, posata sulla cassapanca, dritta e arrogante con le zampe posate fra foglie di edera lucente e spighe dorate che s' allungano a farle corona e farfalle vi si posano e la chiocciola passeggia insieme alla lucertola : da bambina giocavo con la lumaca, m' immaginavo storie ed erano tutte magnifiche.

Era la mia giungla personale.

Prende vita la grande cicogna e il becco si muove a accarezzare le piume candide.

Parlano le cose nella solitudine della notte, ci si può rispecchiare nell' essenza della loro materia, hanno un' anima, fanno compagnia, irradiano luce, sono benevole e prolifiche di pensieri: se c' é stato un passato, ci sarà forse un futuro e poi che importa? Il futuro dico.

Non si può campare guardando sempre e solo al domani.

E così mi fermo, le dita a sfiorare appena la tastiera e ascolto le voci del passato, dell' oggi appena finito e mi godo quello che é stato e il bello e il brutto mescolati insieme aprono insieme la porta alla speranza.

Non so che cosa sarà domani.

Ma adesso sono qui e i miei dormono e le cose intorno a me cantano, hanno belle voci, che riecheggiano tempeste e cieli sereni, hanno visto tanto delle vite di tanti, sanno che cosa significa stare appesi ad una parete, posate sopra una cassapanca, sanno ascoltare e mi guardano e io le guardo e poi spengo il computer e nella luce dell' alba me ne esco di casa, piano piano per non far rumore, e me ne vado in campagna, là dove inizia la collina a riposarmi, mentre il sole sorge.

Un' altra volta.

dmk

22:10
27 aprile 2009


Rose

Ospite

Ho riletto molto volentieri questo tuo brano, daniela. C'è sempre stata quella specie di prologo?  alla fine, non hai scritto una cosa leggera e simpatica, ma piena di luci e ombre, come spesso sono i tuoi scritti. E' il loro fascino. Kiss

Le cose. Le nostre cose. importanti ai nostri occhi non solo per i ricordi che evocano, ma perchè ci sono di conforto, con la loro presenza, sono parte del nostro vissuto.

11:49
28 aprile 2009


stella

Ospite

Mi sono ritrovata in questa lettura.

Anch'io amo le piccole cose che hanno una storia da raccontare.

Riesco a disfarmi di oggetti costosi, ma che non mi ricordano nulla ,mentre sono attaccatissima a quelle suppellettili, a quei mobili che mi hanno visto bambina o che provengono dalla mia famiglia.

Ci sono sempre stati, li ho sempre visti, costituiscono, per me, un legame.

Sono un tramite tra me e coloro che non ci sono più.

Hanno visto generazioni crescere, soffrire, sognare.

Hanno un'anima, non sono oggetti inanimati.

Hanno voglia di parlare, di donarci un mondo fantastico.

Basta fermarsi un attimo e ascoltarli.

Come hai fatto tu.

Grazie per questo dolcissimo racconto-

12:18
28 aprile 2009


Elina

Ospite

hai dato voce, colore, consistenza a cose inanimate

è come se il tuo sguardo le avesse tratte dall'ombra e riscattate

quando ero piccola spesso dialogavo con gli oggetti, facevo domande e interpretavo il loro silenzio come assensoSmile

anche ora mi capita di percepire la loro presenza, quasi vigilanza, le cose proteggono a volte e poi circondano di bello, di antico, di ricercato

costituiscono pause nelle nostre veloci corse, danno il tempo, aiutano la memoria, il nostro fitto diario

ciao Daniela, grazie

15:13
28 aprile 2009


Gio

Ospite

"Non si può campare guardando sempre e solo al domani."

Intenso di malinconia il tuo racconto, a tratti commovente per i tanti ricordi che rievoca e che ti lasciano avvolgere da un grande desiderio di ripercorrerli…sono la nostra vita vissuta il nostro essere…ogni piccola cosa ti fa rivivere il momento. Quante volte si stringe un oggetto per il solo fatto che ti è stato regalato, e, troppe volte viene un groppo alla gola e allora devi "guardare" solo al domani per non piangere.

Grazie Daniela per questa tua dolce descrizione della vita.

Ciao

17:22
28 aprile 2009


admin

Amministratore

messaggi3520

Rose, Stella, Elina, Gio, vi ringrazio per aver condiviso le me parole e il senso dei ricordi: our legacy from the past.

dmk

19:11
29 aprile 2009


fernirosso

Ospite

non mi hai portato alla mente le cose, anche se, specialmente con i miei figli, mi ostino a ripetere che devono avere cura delle cose, perché, a volte, restano solo loro come tramite per riportarci in luoghi della memoria che si credono perduti. Personalmente non amo la raccolta di tutto, indifferentemente.Di un luogo raccolgo un sasso, un legno, una pianta, dipende. Delle persone è difficile mantenere qualcosa, anche se sono persone della famiglia, a volte capita di non voler ricordare e dunque si cerca di allontanarle, le cose, perché rinverdirebbero il ricordo e, come dice Gio, il dolore. Non danno sempre pace gli oggetti, anche se se ne stanno in-animati in qualche luogo, sono vivissimi in noi, o sanno scatenare dei veri terremoti.

 Grazie per questo particolare percorso,ferni

21:01
29 aprile 2009


admin

Amministratore

messaggi3520

Grazie, Ferni per il tuo punto di vista che è, in assoluto, condivisibile.Laugh

dmk



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