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UtenteMessaggio

11:53
20 febbraio 2010


elisa sala

Ospite

http://image.gardening.eu/piante/Immdata/aspidistra_eliator.jpg

..…tutti i vecchi terrori erano di nuovo
lì, annidati…Infuriato fino alle lacrime
per la propria codardia, andò avanti e
indietro, agitato, sull'ultimo gradino
davanti l'ingresso, ora tendendo
l'orecchio per cogliere qualche rumore
per le scale.

HENRY ROTH
(Chiamalo Sonno)

L'ASPIDISTRA

Mi annoiavo. Le sorelle Calzavara, nostre vicine di casa, riempivano di suoni e di calore il loro soggiorno; erano ragazze giovani, chiassose e ridanciane.
Da un enorme apparecchio radiofonico, che troneggiava nella stanza al posto d'onore, veniva una canzonetta allegra.

C'era chi di loro cantava, chi lavorava a maglia e chi sfogliava dei giornali di moda; erano solo quattro sorelle, ma facevano per otto.

Io ero lì, forse la mamma per qualche sua esigenza mi aveva affidato a loro. La mia presenza non disturbava nessuno, anzi il mio silenzio faceva sì che diventassi  invisibile. L'angolo più nascosto era il mio.

Mi annoiavo! Il tempo non passava mai. Il tempo è relativo. Ho letto da qualche parte, non so quando né dove: l'attesa di pochi minuti di un bambino piccolo si trasforma in ore di tedio.
Nessuno badava a me, presi la decisione di andare in perlustrazione, uscii lentamente sul pianerottolo semi buio. La poca luce veniva, oltre che dalla porta socchiusa del soggiorno, anche da un baluginante lumino messo forse a far da compagnia a qualche vecchia fotografia di un parente defunto o ad un santino, non so.

Nell'angolo più buio, dove iniziava la scala che scendeva al pianoterra, c'era per abbellimento un altissimo sgabello quadrato diviso in due piani, tipico di quel tempo. Ora questi simpatici mobiletti si recuperano dai venditori di robe vecchie.
Non c'era casa che non avesse il suo bravo portafiori, e sopra di esso faceva bella mostra di sé un'enorme pianta di aspidistra. Questa pianta era molto usata dalle donne di casa di quel tempo, perché adornava con le sue foglie lucide, grandi e lanceolate le zone buie delle scale. Essa non soffriva molto per la mancanza di luce. Sul piano inferiore dello sgabello c'erano due grandi bambole impolverate e i loro occhi azzurri semichiusi mi fissavano. Pian pianino, senza far rumore, le tolsi e mi sedetti al loro posto.

La felicità poco durò, il tempo non passava mai. Nella penombra il lumino si stava spegnendo e come ogni brava candela, prima di morire, allungava la sua fiammella tremolante che illuminava sinistramente il muro e la fotografia. Io vedevo occhi e mostri. Cercai di uscire da quella trappola infernale. Il mio rifugio caldo e illuminato era lontano. Mi ero incastrata così bene che, qualsiasi movimento facessi, sentivo dondolare l'enorme pianta che si trovava sullo sgabello. Uscii faticosamente da quella posizione scomoda e contemporaneamente il vaso con l'aspidistra cadde per terra. Sentii un rumore tremendo e tutta tremante guardai la lama di luce che usciva dal soggiorno, aspettavo le quattro ragazze arrabbiate…forse la radio a pieno volume e il loro chiacchierare avevano attutito il botto da me provocato. Sconsolata guardai sul pavimento i cocci, la terra sparsa e la pianta malconcia: il loro volume si era decuplicato. L'avevo combinata grossa.
Non ebbi il coraggio di affrontare il peggio e…senza pensarci sù, scesi quegli scalini piano e al buio, sapevo che mi avrebbero condotto dalla mamma, volevo solo lei. Avevo un enorme bisogno della sua protezione. Aprii facilmente il portoncino e di corsa attraversai la strada che mi portava a casa, ma il campanello del mio agognato rifugio era posto troppo in alto e per quanti sforzi facessi non riuscivo nemmeno a sfiorarlo. Quando vedevo qualche passante, mi nascondevo dietro una colonna del portico.
Ero disperata…era forse sera e il buio mi faceva paura. Mi decisi e andai verso la luce che proveniva dal corso principale. Passo dopo passo mi avviai verso un altro rifugio, cercando di non farmi vedere dai negozianti. All'altezza del Teatro Comunale attraversai il Corso Vittorio Emanuele. Disperata corsi verso l'albergo Baglioni, mi sentii quasi a casa, la meta era vicina. Girai l'angolo e mi trovai sulla strada che porta in Piazza Vittoria.

Feci l'ultimo tratto con il cuore in gola e abbassai la maniglia d'ottone della portiera…l'aprii ed entrai. La nonna che era vicino alla stufa in fondo alla sala. Si girò al rumore, mi guardò e mi chiese: “dov'è la mamma?”…E non ricordo più nulla.

 

Dal “Muro dietro la porta”

18:29
20 febbraio 2010


Rose

Ospite

Poche battute ed ecco creata l'atmosfera di tanti anni fa, quando le grosse radio "troneggiavano nelle stanze al posto d'onore" e le giovani ne ascoltavano la musica. Sembra di vederle quelle quattro sorelle così allegre. E poi c'è questa bimba, timida al punto da "diventare invisibile" e il suo bisogno di chiudersi in spazi ristretti, dove sentirsi al sicuro. Certo che va a scegliersi un luogo un po' pericoloso e infatti l'aspidistra cade da sopra lo sgabello.

Un bel racconto, Elisa. L'avevo già apprezzato dal tuo libro. Kiss

18:58
20 febbraio 2010


elisa sala

Ospite

L'aspidistra è una pianta della famiglia delle lilliacee, originaria forse dall'Asia Orientale.

E' una pianta che ha bisogno di pochissime cure, cresce e prospera dove qualsiasi altra pianta morirebbe, ma se per caso vi regala i suoi fiori, vuol dire che l'avete curata e amata.

Uno scrittore inglese, George Orwell scrisse, oltre a “1984″ che presumo tutti conoscano, anche “Quando fiorirà l'Aspidistra”.Confused

E grazie Rose per il commento.

21:54
20 febbraio 2010


admin

Amministratore

messaggi3520

Hai saputo rendere compiutamente l' atmosfera, l' ambiente e le emozioni della bambina, cara Elisa, con una buona scrittura, fluida e scorrevole. GrazieSmile

" Quei piccoli borghesi là, dietro le loro tendine ricamate, coi loro figli, i loro mobili dozzinali e le loro aspidistre, essi vivevano secondo il codice del denaro, senza dubbio, e riuscivano ciò nonostante a conservare la loro dignità. Avevano le loro norme, i loro inviolabili punti d'onore. Si "mantenevano rispettabili": facevano garrire le loro aspidistre, come bandiere. "

G. Orwell, Keep the aspidistra flying, Mondadori 1936

dmk

22:29
20 febbraio 2010


Manfredi

Ospite

si legge con piacere. un buon lavoro.Smile

11:03
21 febbraio 2010


Pietro

Ospite

Una volta le piante di aspidistra erano molto diffuse nelle case, forse perchè richiedono poca cura. E c'erano anche quei mobiletti alti per sostenerle, è vero. Smile grazie, Elisa, per averci riportato atmosfere di tando tempo fa. Ho apprezzato molto il suo (tuo) racconto.

11:32
21 febbraio 2010


elisa sala

Ospite

Io sono una viaggiatrice di questi spazi, e proprio per questo motivo non amo il lei.

Desidero il tu.Wink

 L'importante quando si arriva alla vecchiaia é  di non essere passati  per l'età adulta. Bella no?  Purtroppo non è mia: l'ho sentita per radio proprio ora.

E…grazie a tuttiKiss

13:45
21 febbraio 2010


sandra

Ospite

La piccola bimba si annoia e si caccia nei guai. Surprised

Proprio una bella prosa, Elina, Grazie.  Smile



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