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UtenteMessaggio

09:08
7 febbraio 2009


Rose

Ospite

Ieri, 5 Febbraio 2009 era la Giornata contro l'infibulazione. Ho pensato fosse importante ricordare, anche se in ritardo, come questa orribile pratica sia tuttora in uso, non solo nei paesi dell'Africa settentrionale, ma fra i molti immigrati, da quei paesi, in Italia.

Infibulazione: taglio del clitoride, delle piccole labbra e della porzione superiore delle grandi labbra.
La porzione inferiore delle grandi labbra viene suturata a ricoprire l’orifizio vaginale.
Nella maggior parte dei casi viene praticata sulle bambine dai 2 agli 8 anni.

L’infibulazione viene praticata in società a carattere patriarcale, in cui la donna viene considerata un essere inferiore, con una sessualità da reprimere e da condannare: al di là di motivazioni religiose (l’infibulazione  è infatti praticata in società di religione islamica, cattolica, ebraica, politeista e allo stesso tempo condannata in ognuna di esse), la sessualità femminile è vista come un istinto impuro, che deve essere controllato: garantisce la verginità della donna, ne riduce il desiderio sessuale, impedisce la masturbazione.
In questo modo una donna contribuisce a salvaguardare l’onore della famiglia, ne preserva l’integrità. E questa diventa una componente così essenziale della propria vita da far dimenticare il carattere di sevizia proprio dell’infibulazione, come violazione fondamentale dei diritti umani, per trasformarla invece nella discriminante fra onore e disonore, dimenticando così la sofferenza, la privazione della propria naturale sessualità, la naturale condizione di subordinazione che sta alla base di pratiche di questo genere La donna a questo punto ritiene naturale vivere privata della propria essenza e “persona”, in favore della integrità e dell’onore familiare. Desidera essere infibulata per evitare l’emarginazione, perché la sua vita societaria possa essere uguale a quella delle altre donne, perché possa essere dolorosa come quella delle altre donne.
Nella tradizione le mutilazioni genitali femminili non sono considerate un atto di violenza sul minore, ma un segno di attenzione e cura della famiglia verso la bambina: la donna non escissa è stata una bambina di cui nessuno si è preso cura. Una donna non infibulata, anche se vergine, difficilmente può trovare marito.

ConfusedYellFrown

16:24
7 febbraio 2009


Rose

Ospite

Questa pratica in Italia è fortunatamente vietata, infatti, la legge 9 gennaio 2006, n. 7 tutela la donna dalle pratiche di mutilazione genitale femminile, in attuazione degli articoli 2, 3 e 32 della Costituzione e di quanto sancito dalla Dichiarazione e dal Programma di azione adottati a Pechino il 15 settembre 1995 nella quarta Conferenza mondiale delle Nazioni Unite sulle donne.

Al codice penale è stato aggiunto l’articolo 583 bis che punisce con la reclusione da quattro a dodici anni chi, senza esigenze terapeutiche, cagiona una mutilazione degli organi genitali femminili. Le disposizioni di questo articolo si applicano altresì quando il fatto è commesso all’estero da cittadino italiano o da straniero residente in Italia, ovvero in danno di cittadino italiano o di straniero residente in Italia.

16:49
7 febbraio 2009


Gio

Ospite

Da internet

L’Italia è purtroppo il primo paese in Europa per il numero di donne infibulate (circa 40 mila donne immigrate hanno subito una mutilazione genitale). Evidentemente la sola legge non è sufficiente ad eliminare le infibulazioni clandestine che sono effettuate in condizioni di assoluta mancanza di igiene. E’ necessaria una campagna culturale che consenta ai cittadini extracomunitari di acquisire la consapevolezza dei danni che queste pratiche comportano a livello fisico e psicologico.

Primato di cui non ci si può vantare.

17:46
7 febbraio 2009


admin

Amministratore

messaggi3520

La "cultura" dell' infibulazione.

Le origini delle mutilazioni sessuali femminili sono legate a tradizioni dell’ antico Egitto (da qui il nome di infibulazione faraonica). Si calcola che in Egitto ancora oggi tra l'85% e il 95% delle donne abbia subito l'infibulazione. La Somalia, dove la pratica è diffusa al 98%, è stata definita dall'antropologo de Villeneuve le pays des femmes cousues, il paese delle donne cucite.

L'infibulazione e l'escissione del clitoride non sono menzionate dal Corano. Alcuni islamici sostengono invece che tale pratica sia prescritta in alcuni hadith ("detti") del profeta Maometto: in uno egli dice ad un’operatrice che stava per praticare l'intervento ad una bambina, "taglia ma non distruggere"; in un altro hadit egli definisce questa pratica una makruma, cioè un'azione nobile, dignitosa. Di qui il fatto che la giurisprudenza coranica ammette, fra le cause di divorzio, difetti fisici della sposa, come ad esempio una circoncisione mal riuscita.  Il padre del Kenya moderno, Yomo Kenyatta, difese l'infibulazione come una pratica culturale importante.

Il presidente Thomas Sankara mise al bando con una legge nel 1985 l'escissione e l'infibulazione in Burkina Faso.

dmk

19:04
7 febbraio 2009


Rose

Ospite

Grazie per i vostri contributi, amici.

Davvero un problema grave … Si può solo sperare che, crescendo in paesi diversi, le nuove generazioni rinuncino a questa mentalità (non voglio chiamarla cultura, perchè la cultura dovrebbe arricchire una persona, non privarla di una componente importante della sua vita). Frown

20:59
7 febbraio 2009


Rose

Ospite

Secondo una notizia Ansa del luglio 2005 sono stati circa 190 gli interventi di deinfibulazione effettuati nel 2004 dal Centro di riferimento regionale contro le mutilazioni genitali femminili, che ha sede presso l’Ospedale di Careggi, a Firenze.

Semplicemente senza parole; questa è la sensazione che si appropria di me di fronte a una notizia del genere. Difficile trovare qualcosa da dire, qualcosa di intelligente e sensato da aggiungere. Impossibile capire, inaccettabile accettare.

Dio mio, cosa fa fare la paura! Perché di paura, e solo di quella si tratta. La … paura di … uomini che temono così profondamente le proprie donne, così profondamente, da non trovare altra risposta alle proprie paure, che quella di minarle nel corpo, di annientarle nell’anima.

Quelle stesse donne che li partoriscono, quelle stesse donne che li accudiscono, quelle stesse donne che li capiscono, alla fine.

Quanti secoli, ancora? "il sonno della ragione genera mostri" diceva Goya. Appunto. Quanti secoli di sonno, ancora? Quanti mostri?

enrico danisi

11:54
8 febbraio 2009


franco

Ospite

“…Quelle stesse donne che li partoriscono, quelle stesse donne che li accudiscono, quelle stesse donne che li capiscono, alla fine…”

Quelle stesse donne però che sono poi le prime a giudicare con disprezzo e a condannare quelle di loro così “svergognate” da non poter esibire le stesse mutilazioni.

Una cultura è un insieme complesso di interazioni e spesso ciò che viene imputato ad un sesso, trova, se non origine, almeno però alimento nel condizionamento culturale anche attuato dall'altro.

Argomento tagliente questo proposto da Rose, carico di implicazioni, oltre ovviamente allo sdegno di chiunque di noi, di fronte a questa pratica barbara e generatrice di inaudite sofferenze.

Però, oggi che ci si pone di fronte al problema di "tutelare le culture autonome" da una globalizzazione che tende a fagocitarle, è bene tener conto che non possiamo a nostro giudizio accoglierne ciò che ci sembra giusto e rifiutarne  gli aspetti per noi inquietanti, perchè sarebbe comunque un distruggerle e ridurle a puro e semplice folclore.

Può darsi che occorra farlo, anzi io ne sono più che convinto, ma almeno cerchiamo di esserne consapevoli.

f

18:02
8 febbraio 2009


Rose

Ospite

Nessuno discute il diritto alla propria cultura, caro franco, anche a tradizioni che ai nostri occhi  possono sembrare aberranti ed è verissimo quanto dici delle donne, prime a sostenere la prassi dell'infibulazione.

Il problema sorge quando gli immigrati si integrano, in qualche misura e le generazioni successive, a contatto di altre culture, aspirano a modelli di vita diversi.

Inoltre, ma avrei dovuto dirlo per primo, resta il fatto, che ripetiamo spesso, che gli immigrati non possono andare contro le leggi del paese che li ospita. Anche perchè loro sono molto intransigenti e limitativi verso gli stranieri, nei loro paesi.

12:02
15 febbraio 2009


sandra

Ospite

C'è un unico modo per rispondere a certe barbarie: E V I R A Z I O N E Yell

20:45
15 febbraio 2009


Filippo

Ospite

MIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIII

addirittura l'evirazione!!!

ma noi… che c'entriamo? Surprised

22:06
15 febbraio 2009


admin

Amministratore

messaggi3520

mah, Filippo, penso che Sandra pensasse ad una specie di …. par condicioLaugh

In ogni caso l' argomento è complesso (ma quale non lo è?) o perlomeno delicato. Lo si è visto dai due post precedenti di Franco e di Rose.

Esistono pratiche che noi giudichiamo aberranti, crudeli, incivili, mentre nei luoghi dove si praticano fanno parte delle basi dell' impostazione socio-culturale. 

Ricordate la pratica di rimpicciolire i piedi delle donne orientali? Una tortura imposta per dar loro un' andatura fluttuante, che era indice di appartenenza a classi sociali di un certo rilievo: se una donna non aveva i "gigli d' oro" ossia i piedi martoriati, era oggetto di disprezzo e discriminazione. La pratica venne poi combattuta fortemente e i piedini delle bambine vennero sfasciati per sempre.

Anche in questo caso le donne si assoggettavano a far soffrire atrocemente le figlie  in funzione di una tradizione radicata da secoli che si giustificava in termini socio – culturali. Per esempio, le donne con i piedi fasciati erano fisicamente dipendenti dal loro uomo, ed era estremamente difficile per loro allontanarsi dalla propria casa a causa della difficoltà di equilibrio.

Ovviamente dice bene Rose quando, anche facendo leva sul principio di reciprocità, nota come il rispetto delle altrui tradizioni non possa essere esteso a pratiche che, nel paese che ospita gli emigrati, sono dichiarate illegali.

dmk



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