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Il pallone di cuoio

UtenteMessaggio

13:05
22 marzo 2009


Filippo

Ospite

Ricordi in pillole che “riaffiorano”, chissà perché, da quella parte della memoria ormai cristallizzata e che, se ti fermi ad analizzarli dall’alto dei tuoi …ant’anni, riescono a “colpirti” dritto allo stomaco e a farti riflettere su come e quanto sia difficile il ruolo di genitore, in special modo quando tra le generazioni esiste un gap notevolissimo. Se tutt’ora mi interrogo spesso sul mio ruolo di padre, e confronto i miei atteggiamenti nei riguardi di mio figlio con quelli di mio padre nei miei confronti; e se, come tutti, l’intendimento è di non commettere gli stessi errori, arriva sempre e puntuale il momento in cui ri-valuti la figura del genitore, e ti rendi conto di come, e comunque, sia stato da lui, a modo suo, amato.
“Pochi giorni prima del mio decimo compleanno, mio padre, a mia insaputa, mi comprò un pallone di calcio in cuoio. Ricordo ancora il profumo! Lo nascose nella libreria, dietro l’enciclopedia “Conoscere”, in attesa di regalarmelo nel giorno del mio compleanno. Quando tornai a casa da scuola, sentii il profumo del cuoio e, aiutandomi con l’olfatto – come un segugio – trovai il pallone (adesso, magari, questo “sentire il profumo del cuoio” può sembrare enfatico e fa sorridere; ma vi assicuro che quaranta e più anni fa, in una casa certo non povera, ma neanche ricchissima, la “cosa nuova” che entrava in casa lasciava nell’aria il suo profumo, buono o cattivo che fosse). Sapevo benissimo che non avrei dovuto prenderlo, che lui ci teneva a donarmelo, che mi avrebbe fatto le solite raccomandazioni… prima la scuola, ecc. ecc. Sapevo benissimo tutto questo, ma pochi minuti dopo ero già fuori, col MIO bel pallone di cuoio, a giocare con gli amichetti. Era il mio primo pallone di cuoio, e mi sentivo un re! Ma che dico Re: mi sentivo Sivori. Quando tornai a casa era lì che mi aspettava. In un silenzio che urlava prese il pallone, e con un coltellaccio da cucina lo fece in mille pezzi. Mille pezzetti di un sogno appena assaporato. Solo parecchi anni dopo (io ero già padre) ri-parlammo di quell’episodio, che lui ricordava benissimo, e mi confessò che quel giorno aveva pianto, perché era combattuto tra “lasciar correre” e "fare": lui decise di "fare" ed io, adesso, gliene sono grato.”

14:43
22 marzo 2009


admin

Amministratore

messaggi3520

"… se, come tutti, l’intendimento è di non commettere gli stessi errori, arriva sempre e puntuale il momento in cui ri-valuti la figura del genitore, …"

Come hai scritto, in un altro post, Filippo, è straordinario che i ricordi di uno sembrino quelli di tutti… e, aggiungo, se ne possa trarre le stesse deduzioni.

Penso che la vita, l' esperienza, insegnino e chiariscano anche quelle "lezioni" che, a suo tempo, possono essere sembrate eccessive o comunque di cattivo gusto.

Ma "le lezioni" non erano gratuite, avevano una loro solida motivazione, erano, si diceva, "educative".

E qui mi verrebbe da parlare a lungo di certo moderno lassismo(una filosofia(?) che va per la maggiore) ecc e delle sue conseguenze, ma non la finirei più, … o quasi.Smile

dmk

17:20
22 marzo 2009


Rose

Ospite

Grazie del tuo racconto, filippo. Ti assicuro che quell'odore di cuoio l'abbiamo sentito anche noi Smile. Tuttaviia, se posso permettermi, non ho capito l'utilità della 'lezione' che ti ha voluto impartire tuo padre … la pazienza, forse? Sì, certo … ma non sarebbe bastato toglierti il pallone per una settimana o più? Distruggerlo, mi sa tanto di atto di rabbia e orgoglio e questa non è certo una gran lezione di vita. Scusami, non è per criticare tuo padre … anzi, io sono per una certa disciplina coi figli … però un tempo i padri a volte erano troppo autoritari … il mio lo era e non si sedeva mai a ragionare con noi … bastava la sua presenza a farci zittire.

Scusatemi, ho divagato. Grazie, filippo.

18:35
22 marzo 2009


admin

Amministratore

messaggi3520

Può darsi che tu, Rose, sia nel giusto: non saprei.

Io penso che la distruzione del pallone abbia fatto soffrire il padre come il figlio. 

La reazione é stata così forte, sempre per me, in quanto immediata e non "meditata". La lezione? ci son cose che non si fanno. Si resiste alle tentazioniSmile

Che poi, nel passato l' autoritarismo fosse una regola, è verissimo. Sia chiaro, non intendo promuovere i padri-padroni, ma i padri in grado di esercitare autorevolezza, sì. Magari il problema nasceva dopo, quando, ai figli cresciuti e ormai adulti, non veniva riconosciuta libertà d' azione, ma ci si aspettava che si adeguassero ancora ai dettami familiari. E il gap generazionale faceva il resto.Laugh

dmk

20:21
22 marzo 2009


Filippo

Ospite

Mi rendo conto che un singolo episodio, estrapolato dal contesto e dalla quotidianità, possa indurre a fare considerazioni le più varie, e non mi sento di contraddire Rose nella sua valutazione che mi sembra legittimissima.

Tuttavia quella “lezione”, giusta o sbagliata che fosse, c'è stata.

Da bambino ero piuttosto monello, ribelle, stradaiolo, e se dovevo combinare qualcosa di “torto”, lo facevo pur sapendo che le avrei poi buscate di santa ragione: il che avveniva regolarmente. Mio padre, quindi, sapeva benissimo che “darmi botte”, in quell'occasione, sarebbe stata una “operazione di routine”Smile.

Scelse allora di darmi una lezione: fino a quel momento disubbidire, per me, era una prassi che aveva come logico epilogo le botte. E quella volta io non avevo semplicemente disubbidito: mi ero appropriato di un qualcosa che non era mio, non ancora mio, e avrebbe potuto anche non essere per me, quel pallone, perchè ho un fratello più grande.

Io mi aspettavo la solita razione di botte, e lui lo sapeva. Sequestrare il pallone per poi ridarmelo dopo una settimana o più, sarebbe stata una punizione troppo leggera. Aveva, mi disse molti anni dopo, una sola scelta: o far finta di nulla e lasciar correre, o fare un'azione solenne. E quella feceSmile.

Sai, Rose, io credo che nel suo piccolo sia stata una lezione di vita, magari non immediata: quella di prendere una decisione, anche impopolare, e assumersi le proprie responsabilità.

21:42
22 marzo 2009


franco

Ospite

Credo che effettivamente le azioni vadano esaminate nel contesto specifico in cui si svolgono.

Quella fu una lezione, perché tu l'“hai sentita” nel tuo intimo, legittima e ne hai saputo far tesoro; però il rapporto tra te, tuo padre, tua madre, era già in qualche misura inquadrato e rispettoso di una differenziazione ed individuazione di ruoli ben definiti.

Il padre era l'autorità e la guida riconosciuta, si poteva talvolta dissentire dal “metodo” usato in questa o quella circostanza, ma mai sulla  sua legittimità.

Persino lo scapaccione rientrava a buon diritto tra gli strumenti “didattici”.

Oggi il problema è più complicato, spesso è l'idea stessa di una funzione educativa finalizzata, che non è universalmente accettata.

f

21:52
22 marzo 2009


Rose

Ospite

Sì, probabilmente io dovrei starmi zita … non ho nemmeno figli! Tuttavia, si sente sempre dire che la disciplina non andrebbe impartita 'a caldo'.

E' anche vero che spesso i ragazzini 'te le tirano fuori', come si dice Smile

In ogni caso, credo che oggi sia più difficile di un tempo fare il genitore, per le ragioni dette da Franco.

22:00
22 marzo 2009


admin

Amministratore

messaggi3520

scusami, Franco, stasera sono un po' rallentata a capire: non è universalmente accettata "l' idea di una funzione educativa finalizzata":mi spiegheresti, please? mi interessa.

dmk

22:32
22 marzo 2009


franco

Ospite

sapessi Daniela che "rallentamenti" ho io, mi sento la Salerno – ReggioSmile

mi rendo conto d'essermi espresso in modo piuttosto sibillino, in realtà volevo dire che credo che l'educazione sia l'opera di adeguamento ad un modello preso come esempio a cui tendere.

La punizione interviene ad evidenziare e a cancellare ciò che se ne discosta, in modo da privilegiare e rendere saldi, accettati e condivisi i valori di riferimento.

Sempre che questi valori siano presenti in chi svolge la funzione educativa e che abbiano una certa permanenza e "stabilità" nella società in cui si è inseriti.

A me pare che oggi esista una grande e diffusa incertezza e fatta eccezione per le "abitudini" più o meno di comodo che regolano i rapporti familiari, molti padri e madri hanno spesso molte remore ad agire con fermezza, nel timore d'essere smentiti da una realtà che muta troppo rapidamente.

La frase di Rose ad esempio "…E' anche vero che spesso i ragazzini 'te le tirano fuori',…"

è di una assoluta e incontrovertibile verità, ma un po' in contrasto col "telefono azzurro"Wink

(che sia ovviamente benedetto nel suo tentare di limitare gli eccessi, ma senza esagerare nell'altra direzione).

f

23:08
22 marzo 2009


Filippo

Ospite

Hai visto, papà, che casino che hai combinato con la tua decisione di darmi una lezione?

Se quella volta mi avessi dato la solita razione di calci in culo, probabilmente sarei diventato un altro Sivori!

Invece eccomi qua a fare il megadirettoregalattico.

A novembre andrò in pensione e me ne comprerò uno tutto mio, di palloni di cuoio.Wink

Grazie, papà, e non venirmi a dire che non hai sentito, solo perchè sei morto 11 anni fa.

23:14
22 marzo 2009


admin

Amministratore

messaggi3520

adesso è chiaroLaugh, grazie! Educare dovrebbe effettivamente tendere anche a "plasmare" in funzione di "modelli" che vengano ritenuti idonei a costituire un "esempio" comportamentale, relazionale e così via. 

Oggi si assiste a uno "sbandamento", su cui penso abbia non poco influito un certo filone psico – pedagogico che predicava e predica ancora, che le giovani-giovanissime menti debbano essere lasciate libere di esprimersi in completa autonomia, in quanto solo così, possono sviluppare al massimo le proprie potenzialità. Insomma una derivazione di tipo rousseau-iano. La deriva è stato un certo lassismo legato, penso, anche alle problematiche familiari (punti di riferimento certo venuti a mancare o troppo diluiti, condizioni di vita cambiate in modo sostanziale ecc). 

Sono comunque, da madre, sulla linea di Rose e vado oltreLaugh: quando ci vogliono (le punizioni) ci vogliono!Smile stabilito che il telefono azzurro è una conquista volto, com' è, a proteggere i piccoli dalla violenza dei grandi.

In generale si tratta di riuscire a "misurare" gli approcci: proporre modelli e insieme non operare costrizioni troppo forti e evidenti, il che è cosa facile da teorizzare, difficilissima da applicare.

dmk

11:35
23 marzo 2009


sandra

Ospite

Filippuzzo, un Sivori (chi era?) mancato!!! Kiss

Peccato per quel pallone! Però, ragazzi, e ve lo dice una figlia dei figli dei fiori, manco la permissività che è seguita a quell'autoritarismo va bene.

Una via di mezzo, ecco!

Comunque mi è piaciuto il tuo racconto, filippo. Ciaoooo. Smile

19:13
23 marzo 2009


Filippo

Ospite

Sandruzza.. ti presento Omar Enrique Sivori. Ti presento un mito.

13:32
24 marzo 2009


sandra

Ospite

Encantada. Kiss

Filippo, che gli dico adesso?

Io non so niente di calcio e, se devo essere sincera, mentre il video andava, ascoltavo la musica (un vecchio 'classico', mi sembra)… bellissima. Spero che il tuo idolo non se ne sia accorto… ma tanto lui continuava a rincorrere il pallone ConfusedFrownWink

19:44
24 marzo 2009


Filippo

Ospite

Sandrina, mi dispiace per te ma il mio idolo se n'è accorto, eccome.

Me l'ha detto mio padre, che lassù si frequentano. Wink



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