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UtenteMessaggio

14:09
5 giugno 2009


stella

Ospite

Millenovecentosettantacinque anno prolifico di bambini.

Dall'asilo alle medie e in parte anche alle superiore ,sempre tutti assieme. Quanti compleanni, quante uscite del sabato con I genitori che a turno assonnati e in pigiama li aspettavano davanti alle discoteche per riportarli a casa.

L'unico pericolo era quello di incontrare una rara pattuglia che li fermava e naturalmente essendosi fiondati dal letto avevano dimenticato la patente, ma il carabiniere di solito vedendo l'auto piena di ragazzini/e chiudeva entrambi gli occhi, capiva. e li lasciava andare senza colpo ferire.  

Primi filarini nel gruppone , non riuscivi a tenere il conto delle fidanzatine.

Venivano in casa aprivano il frigorifero e facevano merenda senza farsi troppi problemi.

Le sgridate erano collettive.

Si coprivano a vicenda le marachelle.

Tutti bravi ragazzi, qualcuno un pochino più esuberante ma nulla di grave.

Nessun tossico o delinquente.

Bella classe quella del 75.

Li ricordo ancora all'asilo come madre e come insegnante.

Potevo urlare per farmi ubbidire fino a sgolarmi.

Loro non mi filavano proprio.

Io ero solo la mamma di "Gian" che non  ci azzeccava nulla con  le altre maestre.

Ero quella che preparava delle "buonissimissime" feste di compleanno, che li lasciava sfogare senza creare troppi problemi.

Già, erano tanti e mano a mano che crescevano si perdevano di vista.

Ma le notizie arrivano comunque e quando li incroci è sempre una festa, un saluto un ciao come ti fossi lasciato il giorno prima.

Apri il giornale e leggi di un incidente, il sangue si ferma, riconosci il nome la foto , i genitori.

Per un attimo non credi possa essere il tuo amico di tante avventure.

Al telefono quasi piangi, fai due conti e dici "Mamma sono già tre in meno del 75"

Domani ci sarete quasi "tutti" ad accompagnarlo nella sua nuova avventura.

14:46
5 giugno 2009


Gio

Ospite

Cara Stella, anche mio figlio è nato nel millenovecentosettantacinque, il tuo racconto mi ha fatto rivivere molte sensazioni da te descritte, ricordo perfettamente tutte le volte che sono andato a “prenderlo” in discoteca a notte molto inoltrata. Poi la scuola, le feste di compleanno, l'asilo, le gite…i ricordi sono disordinati ma lucidi. Ora i “settantacinquini” sono uomini, hanno un lavoro, una famiglia, dei figli e sono bravi ragazzi.

Purtroppo qualcuno ci ha già lasciato tragicamente come l' amico di tuo figlio e questo rattrista e commuove perchè troppo giovane per giungere alla fine dell'avventura terrena.

16:03
5 giugno 2009


Elina

Ospite

sono la sorella grande Winkdi un "settantacinquino" e come spesso capita mescolo i miei ricordi ai suoi

sì sono bravi ragazzi, alcuni partiti per il lavoro dopo aver conseguito laurea e master, comunque realizzati

una bella pagina, cara Stella, fa pensare alla precarietà che non è solo lavorativa o/e economica ma anche della vita

19:54
5 giugno 2009


franco

Ospite

Irrompe sempre la vita in queste tue riflessioni, Stella.

Il senso della precarietà ci avvolge ed avvolge ogni generazione.

La trepidazione è il sentimento tipico delle madri e dei padri: li guardiamo crescere i nostri ragazzi, ne condividiamo sogni, speranze e purtroppo anche i lutti, li vediamo diventare così grandi, così adulti, persino così spavaldi e ne sappiamo la fragilità…perchè è anche la nostra.

f

21:52
5 giugno 2009


admin

Amministratore

messaggi3520

ne sappiamo la fragilità…perchè è anche la nostra

loro, i ragazzi, non se ne rendono conto, come non ce ne rendevamo conto noi quando pensavamo d' aver il mondo, il futuro stretto nel pugno e di poter gestire persino il destino.

Mi piace, Stella, il tuo ricordare che sfocia nel “come sono ora quei bambini e cosa ne è stato”. Dal passato al presente, seguendo il filo degli affetti.

dmk

14:04
6 giugno 2009


Rose

Ospite

Avere figli, vederli crescere, a volte anche vederli andarsene anzitempo … grandi gioie e grandi sofferenze che fanno parte della vita.

Una bella pagina, cara Stella, anche se è una di quelle cose che mi fa sentire d'avere vissuto … a metà.

07:57
7 giugno 2009


franco

Ospite

credo che se si attribuisse un valore percentuale a ciò che la vita ha donato o, al contrario, sottratto, altro che metà!

Ne "il gattopardo" il principe Salina, al termine di un'esistenza pur lunga, ricca e variegata, la quantificava in un totale di un paio di anni.

Personalmente non sarei così riduttivo, ma neppure travolto dalla retorica alla Modugno; il sole è un gran dono, è vero, ma lo si apprezza stando all'ombra.

f

18:29
7 giugno 2009


Rose

Ospite

Ah, béh, allora:

"Ho intrapreso grandi opere, mi sono fabbricato case, mi sono piantato vigneti. Mi sono fatto parchi e giardini e vi ho piantato alberi da frutto d'ogni specie; mi sono fatto vasche, per irrigare con l'acqua le piantagioni. Ho acquistato schiavi e schiave e altri ne ho avuti nati in casa e ho posseduto anche armenti e greggi in gran numero più di tutti i miei predecessori in Gerusalemme. Ho accumulato anche argento e oro, ricchezze di re e di province; mi sono procurato cantori e cantatrici, insieme con le delizie dei figli dell'uomo. Sono divenuto grande, più potente di tutti i miei predecessori in Gerusalemme, pur conservando la mia sapienza. Non ho negato ai miei occhi nulla di ciò che bramavano, né ho rifiutato alcuna soddisfazione al mio cuore, che godeva d'ogni mia fatica; questa è stata la ricompensa di tutte le mie fatiche. Ho considerato tutte le opere fatte dalle mie mani e tutta la fatica che avevo durato a farle: ecco, tutto mi è apparso vanità e un inseguire il vento" (Salomone) Qoèlet, cap. 2

Wink

19:17
7 giugno 2009


Manfredi

Ospite

La Fiera delle vanità. 

Parlarne oggi, pare una barzelletta. Non ci crede nessuno. Eppure è così. 

Tutto è…vanità

un inseguire il vento.

Esattamente così. Ringrazio sempre chi si prende l' onere di ricordarlo. Dunque, grazie.

10:54
9 giugno 2009


stella

Ospite

Tutto è vanità!

Lo si capisce solo quando perdi l'essenziale.

Anche questo fa parte della vita.

Non serve accumulare tesori e ricchezze o pensare di essere al centro del mondo.

Quello che realmente appaga è l'essere in pace con la propria coscienza e difendere i propri affetti.

Concezione  assolutamente non moderna!.

14:09
9 giugno 2009


franco

Ospite

si, è vero: tutto è vanità.

però è altrettanto vero quel che affermava a tal proposito il presidente Enaudi:

“…migliaia, milioni di individui lavorano, producono e risparmiano nonostante tutto quello che noi possiamo inventare per molestarli, incepparli, scoraggiarli. E' la vocazione naturale che li spinge; non soltanto la sete di guadagno.

Il gusto, l'orgoglio di veder la propria azienda prosperare, acquistare credito, ispirare fiducia a clientele sempre più vaste, ampliare gli impianti, costituiscono una molla di progresso altrettanto potente che il guadagno.

Se così non fosse, non si spiegherebbe come ci siano imprenditori che nella propria azienda prodigano tutte le loro energie ed investono tutti i loro capitali per ritirare spesso utili più modesti di quelli che potrebbero sicuramente e comodamente ottenere con altri impieghi…”

Credo all'ecclesiaste, ma credo anche alla parabola dei “talenti”, nessuno certo risponderà del non aver fatto “grandi cose”, se non erano in suo potere, ma forse gli si chiederà se avrà fatto o meno quanto avrebbe potuto.

Non tutto, in fondo, è solo vanità, spesso è realizzazione di un progetto o di un sogno che può tornare utile a molti.

L'umanità deve riconoscenza a tanti che non hanno ritenuto vano ogni scopo, per quanto ambizioso potesse sembrare, se non altro per riequilibrare nel bene, i disegni malvagi di chi progetta altrettanto in grande nel male.

f

 

14:17
9 giugno 2009


admin

Amministratore

messaggi3520

vera una affermazione, vero il suo contrarioSmile

Della serie: tutto è vanità, ma fino a un certo punto

Ho letto Rose e Manfred e Stella e mi sono trovata d' accordo con loro.

Adesso leggo Franco e non posso che concordare con il punto di vista che sottopone.

E' sempre (quasiSmile sempre) così: ogni questione ha almeno due facce ed entrambe degne di nota, entrambe con la loro verità. Senza che l' una escluda l' altra. E' un coesistere di aspetti diversi che, forse, andrebbero visti come complementari.

dmk

16:22
9 giugno 2009


stella

Ospite

Giusto abbiamo il dovere di far fruttare i nostri talenti e non è peccato ll'effimero, amare le cose belle e cercare di ottenerle.

Il nostro effimero può essere riuscire a vivere in modo dignitoso per un altro.

Credo sia importante il giusto distacco, il non essere troppo legati alle cose materiali.

Sapere con lucidità che ci possono e non ci possono essere.

Un pò di vanità e di amore per la leggerezza della vita ci vuole altrimenti 

se si pensa troppo alla precarietà dell'esistenza non si vive, ci si lascia vivere.

16:24
9 giugno 2009


admin

Amministratore

messaggi3520

non si vive, ci si lascia vivere.

Saggia, saggissima Stella!Laugh

dmk

16:52
9 giugno 2009


Rose

Ospite

Tutta questa dotta dissertazione sulla vanità era partita da quello che avevo accennato sul sentirsi depauperati di qualcosa di importante, dal non aver avuto figli, con tutto quello che ne consegue, in … gioie e dolori. Riflessione indottami dalla piacevole pagina di Stella.

20:42
9 giugno 2009


admin

Amministratore

messaggi3520

sì, Rose, è partita proprio da lì, la dotta dissertazioneSmile, e si è poi articolata su questo punto:

 tutto mi è apparso vanità e un inseguire il vento” (Salomone) Qoèlet, cap. 2

postato sempre da te, mia cara.

Uno sviluppo… naturale ?????

dmk

21:21
9 giugno 2009


Rose

Ospite

Ah!ah! Daniela, non so se sia stato uno sviluppo naturale.

Io forse contavo su due coccole per il fatto che non ho avuto figli e leggere la pagina di Stella, per un attimo me ne aveva reso fortemente consapevole. Da lì la mia frase sull'aver 'vissuto a metà'. E' stato il commento di Franco Kiss che mi ha portato ad estremizzare con Salomone e poi … è seguito tutto il resto. Smile

21:59
9 giugno 2009


admin

Amministratore

messaggi3520

lo so che ” lo sviluppo” naturale e/o innaturaleSmile è venuto a seguito della tua risposta al post di Franco… Ecco, tutta colpa di Franco! WinkLaugh

Sorry, per le coccole mancate. Un abbraccio coccoloso te lo pigli, peròLaugh 

dmk

22:03
9 giugno 2009


Rose

Ospite

Grazie!

09:02
10 giugno 2009


stella

Ospite

Confused………..vuoi le coccole?

MMMMMMMM……..come si fa la distanza è troppa…….vediamo……..facciamo cosi'……..hai presente un abbraccio di quelli stritolanti? e tante carezze di quelle che fanno venire voglia di piangere ……..ma che ………poi…….ti fanno sentire leggera , leggera!

Mi piaci Rose perchè tu sai chiedere, non fai la forte a tutti i costi.

Non ti dico che il non avere figli può anche essere un vantaggio.

L'averli dona una grande gioia e anche tante preoccupazioni    

Come dice Daniela la medaglia ha due facce.

Probabilmente per te c'era e c'è qualcosa d'altro che ne  compensa la mancanza.

Hai potuto dedicarti con amore a curare i tuoi genitori, se avessi avuto figli avresti avuto più difficoltà, per esempio.

Poi chissà quante altre cose ci sono e ci saranno.

P.S. attenzione agli abbracciConfused……ho un'amica, proff e zitellina, magra ma cosi' magra che dopo un abbraccioesuberante  datole da un amico della compagnia si è accorta di avere due costole incrinataConfusedConfusedLaugh……..Cool …….a me non succederebbe…….le mie costole sono protette da un denso strato di "ciccia".

Come vedi anche la "ciccia" ha i suoi vantaggiCoolLaugh



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