daniela manzini kuschnig' s weblog

Lento come un uccello che cadendo

 infiamma l'aria che respiro

o un tarlo che nella polpa del legno

divora la sostanza di ciò che sono

ancora   in questo mondo  a lato

del vostro   un limite

la mia follia è  segno.

E' la  precarietà che ognuno sfugge che la vita mostra

in una vetrina di allucinazioni come astri.

In questa teca sto con tutti i miei paesi e i pesi

sono usignoli e gatti che miagolano

lungo l'arco di una notte scura

di nuovo varcando

tutte le soglie che la via nasconde

in questo indotto di neutrini

neutrali mai a ciò che nella mente

come un invaso d'acque si conforma

guardo il mio occhio come uno specchio e da questo

cavo il fluido naufragio d'ogni visione

inoculato con tanta perizia

da una follia che tutte supera le nostre

piccole incrinate visioni del reale

come una foglia sul ramo

la notte a volte cade

frantumando le nostre veglie

scompondno le tante epifanie della luce

in rifrazioni abbaglianti e noi

su quella riva assediati dall'immenso

non abbiamo argini da opporvi

solo un margine lievissimo

dietro cui sostare in silenzio.