Utente | Messaggio |
11:51 4 agosto 2010
| fernirosso
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| Ospite
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bill viola
senza accorgersi che dentro e intorno esplodono
non sono muri o case le parole
e serve acqua a fiumi per irrigarle e oceani di ascolto
per rovesciarne tutte le erbe nel campo della vita.
Serve aprire il solco e stenderci la mano per deporre in chiaro
il seme che dentro sè ha già la luce
per questo trova la via per germogliare.
La sua piccola morte è la scrittura profonda
il testamento di cui ciascuno ha un lascito di futuro.
A cuore aperto resta misterioso il cratere che freme
in ogni parola
quando dalle sponde o del centro raggiunge luoghi lontani
in ciascuno di noi remoti.
Si alza si comprime resta nell’aria di un respiro
il lieve movimento di una foglia
staccatasi dal ramo per quel seme
un brivido del tempo
in una stagione filata da una primavera all’altra
secondo codici di alt(r)o linguaggio.
Docile sul fondo e nel ventre
nella stessa sostanza trovano insieme un unico fiato
un respiro che mormora
i discorsi fidati della pioggia
il tramonto che infiamma lo spazio in un tempo che ci affila.
Costruire parole è come rovesciare i legni dell’arca
e trovare che sono le radici che mancano
il senso del viaggio la profondità di una vita
che resta allacciata
intera.
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17:03 4 agosto 2010
| Elina
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| Ospite
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Che ci faccio con quattro parole
messe in croce a riempire l’insonnia
quasi mi imbarazza il loro sostare
inermi, distaccate
dal vento che le anima
colori stanchi, spaiati
qualunque dolore vorrebbe spalmarsi
distendersi come voce
mormora già vento
- abbassa la voce – ti prego
lasciami ascoltare il fiato della terra
e come una banda in processione
segui con pazienza e intimo rispetto
le impronte mutevoli che ha lasciato
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19:02 4 agosto 2010
| fernirosso
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| Ospite
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Se ancora non l'hai fatto
aspetta l'ultimo
l'attimo del giorno quando tra gli uccelli che volano
qui e là
cade un silenzio bianco e immobile.
Lo sguardo nella luce non raccoglie che i segni dei suoni.
C'è una gerarchia di parole sonore
frammenti di una sacralità segreta
tradotta in tutti i canti di quei passeggeri
del vento una soluzione melodiosa che segna
l'attimo
l'istante preciso in cui fare silenzio e disporsi
al passaggio della notte come una veglia.
E' in quel vuoto che si accende l'ascolto
la terra scrive finalmente il suo travaglio
e il tempo come una ostetrica
predispone nel suo ventre
la vita di un nuovo momento.
Verrà l'alba e avrà la stessa parola scabra della sera
la stessa preghiera.
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22:34 4 agosto 2010
| Manfredi
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| Ospite
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su fondamenta pietrose
con profonde radici sensibili
si trova la casa delle
parole
portate dal vento
sfogliate petalo a petalo
in un m' ama non m' ama perenne, la storia si dice e ri-dice
parole dette scritte o solo pensate di notte liberate nell' alba
come all' inizio dei tempi la prima sillaba il primo segno
inciso sul tronco e intorno il buio si dis-faceva lento in luce di nebbia…
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12:15 5 agosto 2010
| fernirosso
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| Ospite
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Era
dal basso dal fondo
o dalla fine del mondo si è mossa
e ancora
rivoluziona le nostre storie
costruite sulla sabbia
segna con un passo il verde
mentre con un tratto di sole deflora il buio
e con la mano maestra semina la fauna
solleva gli uccelli
distende le montagne
apre il varco alla migrazione delle stelle.
Era
una storia già iniziata
una creazione ripetuta
una pagina ancora aperta.
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13:37 5 agosto 2010
| admin
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| Amministratore
| messaggi3520 | |
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Inserisco, su richiesta di Elina, questo suo contributo:
Era una storia già iniziata
se ne era andato via
lasciandomi fratture scomposte
portando tra sé e sé quattro parole
non un biglietto, né saluto
al rientro la casa desolata
aveva temuto il mio abbandono
sola pigrizia non aver dato acqua ai gerani
sarebbero seccati, morti
e forse avrebbero fatto testamento
un giorno un rivolo d'acqua mi ghiacciò i polsi
sciolsi la pen(n)a in lacrime
un attimo si fece parola ricomposta
attinsi linfa dalle umili radici
poi bevvi a mani colme come da una fonte
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09:22 6 agosto 2010
| fernirosso
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| Ospite
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Ma
niente ci lascia
se non noi
abbandonando brani di noi stessi
lungo la strada
l'unica
sempre
che possiamo percorrere
in tutte le sue diramazioni
evoluzioni che portano una falsa rivoluzione
al nostro asse.
Un cardine
un centro eccentrico
un luogo senza misura
Dove sta il riferimento?
Scorrere
non possiamo che scorrere
l'uno sull'altro e dentro un corpo
che è il nostro
corpo essenziale.
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23:02 6 agosto 2010
| admin
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| Amministratore
| messaggi3520 | |
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niente ci lascia
se non noi
ci si disperde in
manciate di parole
ci si frantuma in segni
minimi e saltuari
scaglia su scaglia si sfibra
la sostanza
l' essenza si concentra
nel punto esso solo
unico inalienabile
eppure alieno
ignoto
con parole piene ricche e feconde
ricostruirsi dal punto del non ritorno.
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09:28 7 agosto 2010
| fernirosso
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| Ospite
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Dall' ultimo luogo del buio
il mondo
questa presa d'aria in un posto perduto tra altri segnali
d'ignoto
una stazione
dentro il cui nome ci culliamo con creazioni
soli
due binari
e uno per noi è morto
senza vagoni
da secoli morti
trascinano altri come noi che nessuno conosce
e per sicurezza più che per paura
soffiamo un vento continuo di parole.
Dal deserto muove ci scuote
fino a sradicarci
da quel limite di terra
ma non oltre la stazione
orbita e misura del nostro cerc(hi)are
un paradiso fatto di erbe eterne intoccabili.
Oltre la cur(v)a
ogni parola ci liquida.
Nello spartiacque di un nome
l'incauto nostro procedere
senza occhi. Non fanno luce
le parole.
Allora gridiamo
con forza per sollevarci dalla vita
spezzando le giunture
gli scambi liberando dalla sabbia di questo
io
che ancora grida
con forza.
Parole.
Domini mmobili.
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09:28 7 agosto 2010
| fernirosso
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| Ospite
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pierre marcel
ancora mangio la mela
e semino me stessa
in tutti i paradisi sillabati dalla mente.
Parole, domini immobili.
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22:39 7 agosto 2010
| Manfredi
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| Ospite
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per sicurezza più che per paura
soffiamo un vento continuo di parole
vento
riparo dalla solitudine
da lunghi giorni fruscianti le ore
brevissime
son torri le parole e indifendibili.
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18:58 16 agosto 2010
| admin
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| Amministratore
| messaggi3520 | |
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E mi pongo sul davanzale dei ricordi
alla balaustra mi appoggio di ciò
che è stato e più non è
(an)nego l' ora
meridiana insieme all' ombra breve e
di parole costruisco la mia strada
giù, fino allo scoglio dove l' onda batte e ri-batte,
fra spruzzi di latte fino
al cielo.
Il tuffo è un volo.
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16:09 20 agosto 2010
| Elina
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| Ospite
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In letto di foglie rosse
si stendono le parole come letti da rifare
hanno freddo i sogni
nessun imbarazzo vela il mormorare
bassa la sua voce è vento
rischiara il bosco di erbe aromatiche
mi ripete di non avere freddo
se cammino a marcia indietro
ritroverò i miei passi
nel pongo del tempo
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