Forum

 
Questo forum é per il momento chiuso – l'accesso é di sola lettura
Devi avere effettuato il login per poter inviare un messaggio
Cerca nei forum:


 






Utilizzo wildcard:
*    corrisponde ogni numero di caratteri
%    corrisponde esattamente un solo carattere

Il pianista – nel giorno della Memoria -

UtenteMessaggio

17:13
26 gennaio 2010


admin

Amministratore

messaggi3520

L'odissea di un musicista nell'inferno della capitale polacca sotto assedio.

Nel corso della Seconda guerra mondiale, Wladyslaw Szpilman – celebre pianista ebreo polacco – riesce a sfuggire alla deportazione. Si ritrova così nel ghetto di Varsavia, all'interno del quale condivide le sofferenze e le eroiche lotte degli abitanti. Un ufficiale nazista amante della sua musica decide di aiutarlo e gli permette di continuare a vivere…

La Storia esibisce il suo volto peggiore nella prima parte, e Polanski ne riprende il crescendo di incredulità, incertezza, collaborazionismo, disperazione; il suo occhio coglie, spesso a distanza, attimi di orrore (solo a uno si avvicina davvero: il bambino infilato nel buco del muro che separa il ghetto dalla città) e figurine surreali di un'umanità che nonostante tutto vuole sopravvivere. Solo raramente parte un movimento di macchina di ampio respiro, a restituirci la dimensione – tremenda – dell'evento (il ponte sopra la strada che attraversa il ghetto, le valigie degli ebrei abbandonate nella strada, il dolly che accompagna Wladyslaw oltre il muro e ci mostra Varsavia distrutta). L'incubo, sempre più solitario e orrifico, comincia nel momento in cui il protagonista chiude dietro di sé la botola della pedana del caffè. Là comincia il viaggio di un nuovo inquilino del terzo piano: braccato, spiato, tradito, in un inferno personale, dove neppure lo scorrere del tempo conta più. La seconda parte del film è bellissima e sconvolgente; ma la prima serve a farci arrivare sin là con la consapevolezza che tutto questo è accaduto davvero.

dmk

17:18
26 gennaio 2010


admin

Amministratore

messaggi3520

dmk

17:27
26 gennaio 2010


sandra

Ospite

Lo danno questa sera alle 20,30 su Rete 4.

Signora admin, perchè non offriamo questo servizio di informazione sul forum? Dai, che facciamo li 'sordi'!  

http://comitatoscuolapubblica.files.wordpress.com/2009/06/soldi.jpg" alt="" width="116" height="102" />

17:54
26 gennaio 2010


Manfredi

Ospite

se volete fare "li sordi"Smile dovete però passare delle info esatte: lo danno su Rete 4 stasera, ma alle 21,10!Wink film da vedere!

20:13
26 gennaio 2010


Pietro

Ospite

Assolutamente da vedere. Grazie dell'informazione.

Devo passare alla cassa? Wink

22:21
26 gennaio 2010


admin

Amministratore

messaggi3520

Nooo, Pietro, per questa volta, no!LaughLaugh

Il film è da vedere, sono d' accordo. Anche se a me ha fatto l' effetto di un pugno nello stomaco. Si sa quanto è accaduto, se ne conoscono le modalità, ma vedere l' abiezione di un' epoca scorrere davanti agli occhi in tutta la sua ineludibile disumanità organizzativa, in tutta la sua efficiente crudeltà, ancora adesso mi sconvolge. 

La Memoria è fondamentale. E' un dovere per il futuro. 

dmk

08:34
27 gennaio 2010


Rose

Ospite

Il film, pur nella sua crudezza,  regala momenti di rara poesia, come la sequenza in cui Szpilman si esibisce al piano davanti ad un ufficiale tedesco che, sedotto dalla sua bravura, lo aiuterà a nascondersi; impressionanti le apocalittiche riprese del ghetto di Varsavia ormai completamente distrutto dopo la fuga dell'esercito germanico.

Polanski, è bravissimo nel rappresentare l'atteggiamento psicologico della gente ebrea di fronte a quanto sta loro accadendo. Essi sono dapprima increduli, poi subentra un senso di disorientamento ed una assoluta incapacità di comprendere quale debba essere l'atteggiamento giusto per cercare di salvarsi. In realtà, ci si rende conto, che non esiste una soluzione, una via di uscita, di fronte alla cieca brutalità nazista.

Anche il personaggio di Szpilman sembra accettare tutte le disgrazie che gli piovono addosso con rassegnazione. Giobbe moderno, assiste come paralizzato alla tragedia che gli si dispiega attorno. Quella che potrebbe sembrare una colpevole inattività è, in realtà, un'assoluta certezza di nulla potere di fronte alla violenza che si sta perpetrando contro la sua gente.

Le atrocità commesse contro gli Ebrei non sono purtroppo le uniche della storia e neppure le ultime. L'uomo sembra a volte in preda ad istinti irrazionali di odio e violenza contro i propri simili. Oltre a non dimenticare, bisognerebbe lavorare su questi aspetti della psiche umana, con un'educazione che inculchi rispetto e tolleranza. Per tutti.

10:39
27 gennaio 2010


Pietro

Ospite

Sono d'accordo con le considerazioni di Rose.

In Italia, tutto iniziò con le famigerate leggi razziali che si basavano sul:

MANIFESTO REDATTO DA DIECI SCIENZIATI ITALIANI E PUBBLICATO SUL QUOTIDIANO “IL GIORNALE D'ITALIA” DEL 14 LUGLIO 1938

I

Le razze umane esistono. La esistenza delle razze umane non è già una astrazione del nostro spirito, ma corrisponde a una realtà fenomenica, materiale, percepibile con i nostri sensi. Questa realtà è rappresentata da masse, quasi sempre imponenti di milioni di uomini simili per caratteri fisici e psicologici che furono ereditati e che continuano ad ereditarsi. Dire che esistono le razze umane non vuol dire a priori che esistono razze umane superiori o inferiori, ma soltanto che esistono razze umane differenti.

II
Esistono grandi razze e piccole razze. Non bisogna soltanto ammettere che esistano i gruppi sistematici maggiori, che comunemente sono chiamati razze e che sono individualizzati solo da alcuni caratteri, ma bisogna anche ammettere che esistano gruppi sistematici minori (come per es. i nordici, i mediterranei, ecc.) individualizzati da un maggior numero di caratteri comuni. Questi gruppi costituiscono dal punto di vista biologico le vere razze, la esistenza delle quali è una verità evidente.
III
Il concetto di razza è concetto puramente biologico. Esso quindi è basato su altre considerazioni che non i concetti di popolo e di nazione, fondati essenzialmente su considerazioni storiche, linguistiche, religiose. Però alla base delle differenze di popolo e di nazione stanno delle differenze di razza. Se gli Italiani sono differenti dai Francesi, dai Tedeschi, dai Turchi, dai Greci, ecc., non è solo perché essi hanno una lingua diversa e una storia diversa, ma perché la costituzione razziale di questi popoli è diversa. Sono state proporzioni diverse di razze differenti, che da tempo molto antico costituiscono i diversi popoli, sia che una razza abbia il dominio assoluto sulle altre, sia che tutte risultino fuse armonicamente, sia, infine, che persistano ancora inassimilate una alle altre le diverse razze.
IV
La popolazione dell'Italia attuale è nella maggioranza di origine ariana e la sua civiltà ariana. Questa popolazione a civiltà ariana abita da diversi millenni la nostra penisola; ben poco è rimasto della civiltà delle genti preariane. L'origine degli Italiani attuali parte essenzialmente da elementi di quelle stesse razze che costituiscono e costituirono il tessuto perennemente vivo dell'Europa.
V
È una leggenda l'apporto di masse ingenti di uomini in tempi storici. Dopo l'invasione dei Longobardi non ci sono stati in Italia altri notevoli movimenti di popoli capaci di influenzare la fisionomia razziale della nazione. Da ciò deriva che, mentre per altre nazioni europee la composizione razziale è variata notevolmente in tempi anche moderni, per l'Italia, nelle sue grandi linee, la composizione razziale di oggi è la stessa di quella che era mille anni fa: i quarantaquattro milioni d'Italiani di oggi rimontano quindi nella assoluta maggioranza a famiglie che abitano l'Italia da almeno un millennio.
VI
Esiste ormai una pura “razza italiana”. Questo enunciato non è basato sulla confusione del concetto biologico di razza con il concetto storico-linguistico di popolo e di nazione ma sulla purissima parentela di sangue che unisce gli Italiani di oggi alle generazioni che da millenni popolano l'Italia. Questa antica purezza di sangue è il più grande titolo di nobiltà della Nazione italiana.
VII
È tempo che gli Italiani si proclamino francamente razzisti. Tutta l'opera che finora ha fatto il Regime in Italia è in fondo del razzismo. Frequentissimo è stato sempre nei discorsi del Capo il richiamo ai concetti di razza. La questione del razzismo in Italia deve essere trattata da un punto di vista puramente biologico, senza intenzioni filosofiche o religiose. La concezione del razzismo in Italia deve essere essenzialmente italiana e l'indirizzo ariano-nordico. Questo non vuole dire però introdurre in Italia le teorie del razzismo tedesco come sono o affermare che gli Italiani e gli Scandinavi sono la stessa cosa. Ma vuole soltanto additare agli Italiani un modello fisico e soprattutto psicologico di razza umana che per i suoi caratteri puramente europei si stacca completamente da tutte le razze extra-europee, questo vuol dire elevare l'italiano ad un ideale di superiore coscienza di se stesso e di maggiore responsabilità.
VIII
È necessario fare una netta distinzione fra i Mediterranei d'Europa (Occidentali) da una parte gli Orientali e gli Africani dall'altra. Sono perciò da considerarsi pericolose le teorie che sostengono l'origine africana di alcuni popoli europei e comprendono in una comune razza mediterranea anche le popolazioni semitiche e camitiche stabilendo relazioni e simpatie ideologiche assolutamente inammissibili.
IX
Gli ebrei non appartengono alla razza italiana. Dei semiti che nel corso dei secoli sono approdati sul sacro suolo della nostra Patria nulla in generale è rimasto. Anche l'occupazione araba della Sicilia nulla ha lasciato all'infuori del ricordo di qualche nome; e del resto il processo di assimilazione fu sempre rapidissimo in Italia. Gli ebrei rappresentano l'unica popolazione che non si è mai assimilata in Italia perché essa è costituita da elementi razziali non europei, diversi in modo assoluto dagli elementi che hanno dato origine agli Italiani.
X
I caratteri fisici e psicologici puramente europei degli Italiani non devono essere alterati in nessun modo. L'unione è ammissibile solo nell'ambito delle razze europee, nel quale caso non si deve parlare di vero e proprio ibridismo, dato che queste razze appartengono ad un ceppo comune e differiscono solo per alcuni caratteri, mentre sono uguali per moltissimi altri. Il carattere puramente europeo degli Italiani viene alterato dall'incrocio con qualsiasi razza extra-europea e portatrice di una civiltà diversa dalla millenaria civiltà degli ariani.

10:49
27 gennaio 2010


Pietro

Ospite

Nella storia d'Italia le leggi razziali sono un insieme di provvedimenti che vennero varati verso la fine degli anni trenta durante il regime fascista, rivolti prevalentemente – ma non solo – alle persone di religione ebraica.

Per la legislazione fascista era ebreo chi era nato da genitori entrambi ebrei oppure da un ebreo e da uno straniero oppure da una madre ebrea in condizioni di paternità ignota oppure chi, pur avendo un genitore ariano, professasse la religione ebraica. Sugli ebrei venne emanata una serie di leggi discriminatorie. La legislazione fascista ammise tuttavia la discussa figura dell'ebreo "arianizzato", ovvero dell'ebreo che avesse particolari meriti: militari, civili o politici. Agli ebrei arianizzati le leggi razziali furono applicate con alcune deroghe e limitazioni.[1]

La legislazione antisemita comprendeva: il divieto di matrimonio tra italiani ed ebrei, il divieto per gli ebrei di avere alle proprie dipendenze domestici di razza ariana, il divieto per tutte le pubbliche amministrazioni e per le società private di carattere pubblicistico – come banche e assicurazioni – di avere alla proprie dipendenze ebrei, il divieto di trasferirsi in Italia ad ebrei stranieri, la revoca della cittadinanza italiana concessa a ebrei stranieri in data posteriore al 1919, il divieto di svolgere la professione di notaio e di giornalista e forti limitazioni per tutte le cosiddette professioni intellettuali, il divieto di iscrizione dei ragazzi ebrei – che non fossero convertiti al cattolicesimo e che non vivessero in zone in cui i ragazzi ebrei erano troppo pochi per istituire scuole ebraiche – nelle scuole pubbliche, il divieto per le scuole medie di assumere come libri di testo opere alla cui redazione avesse partecipato in qualche modo un ebreo. Fu inoltre disposta la creazione di scuole – a cura delle comunità ebraiche – specifiche per ragazzi ebrei. Gli insegnanti ebrei avrebbero potuto lavorare solo in quelle scuole.[2]

Infine vi furono una serie di limitazioni da cui erano esclusi i cosiddetti arianizzati: il divieto di svolgere il servizio militare, esercitare il ruolo di tutore di minori, essere titolari di aziende dichiarate di interesse per la difesa nazionale, essere proprietari di terreni o di fabbricati urbani al di sopra di un certo valore. Per tutti fu disposta l'annotazione dello stato di razza ebraica nei registri dello stato civile.

13:57
27 gennaio 2010


sandra

Ospite

Ehi! l'orario sbagliato l'avevo preso sul web, è a loro che bisogna inoltrare le lagnanze. Wink

A parte questa sciocchezza, vorrei ringraziare Pietro per le informazioni portate. Sono pagine della storia italiana che non si studiano a scuola.

Ho visto anch'io il film ieri sera. La reazione è di incredulità. Sembra impossibile che fatti così gravi siano accaduti in nazioni cosiddette 'civili'.

C'è da vergognarsi di appartenere alla razza umana. Cry

Mi è capitato di leggere alcune cose sul "revisionismo storico". Non sono pochi i fatti storici che sono stati analizzati, alla luce di nuove evidenze, e di cui cominciano ad essere presentate nuove versioni. Forse si potrebbe aprire un topic, a questo proposito, perchè sono cose interessanti e molte si riferiscono ad eventi o periodi storici così lontani, da non rischiare di mettere in crisi nessuno.

Si trovano, sul web, anche notizie relative ad un 'revisionismo dell'olocausto'. Ora, lasciando da parte le posizioni estreme che lo negano completamente, ci sono varie informazioni che tendono a "ridimensionare" la portata dell'olocausto.

Ora, io dico che, anche se alcune di queste notizie si rivelassero vere (sarebbe interessante poter controllare le fonti, ecc.), non si possono negare le persecuzioni di cui gli Ebrei sono stati fatti oggetto, nel corso della storia; non si può negare che tra la fine degli anni '30 e il '45 centinaia di migliaia di persone, in tutta Europa, siano state deportate e sottoposte a condizioni di vita disumane, non si può negare la ferocia di molti degli aguzzini che gestivano i campi di concentramento… Non tutti erano tedeschi, ok, ma non è questo il punto… forse la cifra di 6 milioni è sovraestimata (dicono alcuni studi), ma un numero inferiore non diminuisce la gravità di questo piano perpetrato allo scopo di sterminare un popolo.

Come ha già detto qualcuno, questo non è stato l'unico né l'ultimo dei crimini contro l'umanità. OK. Oggi è la giornata della memoria di questo crimine assurdo e malvagio che non si può che condannare con tutte le forze.

18:51
27 gennaio 2010


admin

Amministratore

messaggi3520

come è stato scritto in un post precedente, il film ha una forte vena poetica che lo anima in tutto il suo svolgimento. Persino le strade di Varsavia, con le valigie, i pochi beni degli ebrei deportati buttati a terra, a lastricarle di scampoli di vite frantumate, sono pervase da una tristezza consapevole, da una negatività critica, un je t' accuse, che però si solleva sull' onda della poeticità più profonda. E' uno dei grandi meriti, a mio parere, di questa pellicola.

Che pure nulla ci risparmia e resta un documento monumentale della monumentale aberrazione di quanto allora accadde.

E che, come è stato giustamente detto, continua ad accadere, in altri luoghi, più lontani da noi, magari. Ma ancora accade. Ed è per questo motivo che mai si ricorderà abbastanza la Shoah: mai la si riproporrà abbastanza a monito di quanto sia facile per l' uomo (persino in paesi che, al tempo, si consideravano fari di civiltà) cadere nella bestialità e nella barbarie. La barbarie è sempre in agguato e va combattuta mostrandone gli effetti devastanti, l' abissale sprofondo in cui lo spirito dell' uomo può precipitare in nome di "filosofie" che nulla hanno a che spartire con l' essere uomini. 

Questo potrebbe essere visto come la via per dimostrare, fatti alla mano, sbattendoci il viso contro, come la tolleranza e il rispetto siano beni imprescindibili della condizione umana. Senza i quali non esiste possibilità di parlare di civiltà.

Ringrazio Pietro per aver proposto il testo delle leggi razziali in Italia: è un bene ricordare come questa lebbra abbia attecchito anche da noi.

Per Sandra: aprirò un topic per il Revisionismo storico. Sono certa che potrà essere un buon terreno di discussione.

dmk

19:31
28 gennaio 2010


Manfredi

Ospite

d' accordo con quanto detto precedentemente del film. e, in generale, con quanto scritto sull' Olocausto.

Leggevo poco tempo fa qualcosa di interessante sugli "Olocausti", se ritrovo il pezzo, lo posto. ma faceva riferimento all' olocausto degli Indios, dei pellerossa ed altri, tanto per creare una "mappa" di questa aberrante forma di distruzione di massa, per fini politici e economici. E non c' é revisionismo che tenga:ci sono state.Frown

22:19
24 gennaio 2011


admin

Amministratore

messaggi3520

L' anno passato ho postato, in memoria della Shoah, il trailer e la trama del film Il pianista, cui é seguito il discorso sopra riportato.

Quest' anno propongo, nella stessa circostanza, una riflessione sul saggio di Gabriele Nissim:

La Bontà insensata. Il segreto degli uomini giusti 

Ed. Mondadori, 2011, pp. 272, E. 18,50

Il lavoro ripropone i concetti espressi dai più grandi pensatori del Novecento.

Nella ricerca di capire cosa spinga gli uomini giusti a compiere straordinari gesti di bontà, apparentemente insensata, all’interno del libro sarà possibile leggere i pensieri di Hannah Arendt,Vasilij Grossman, Etty Hillesum, Hans Jonas, Varlam Salamov, Itsván Bibó,Jan Patocka, Václav Havel e altri ancora, uomini del nostro tempo che hanno avuto la capacità di interrogarsi sul bene possibile nelle situazioni estreme.

Nei momenti più bui della storia dell’umanità – dall’olocausto al totalitarismo sovietico, fino alle dittature più recenti – ci sono uomini che hanno avuto il coraggio di assumersi una responsabilità personale nei confronti del male e che si sono prodigati in atti di salvataggio e di bontà estrema, senza illudersi di deviare il corso della Storia. Qual è la molla che ha spinto tali uomini a una bontà apparentemente insensata?

I giusti, ci dice Nissim, non hanno battuto il male, sono stati comunque sconfitti, ma la loro testimonianza può essere di insegnamento e di esempio per il presente. Un volume che indaga il significato dei termini «responsabilità», «dignità», «verità», «giudizio», «perdono», «conciliazione», cercando di individuare, all’interno di tanti racconti, quale sia stata di volta in volta la forza che ha spinto i protagonisti a gesti di bontà apparentemente insensata.

Da: http://www.librinews.com

dmk

21:52
26 gennaio 2011


Manfredi

Ospite

ce l' ho, ma non l' ho incominciato ancora. 

la celebrazione del giorno della memoria, con la sua scadenza puntuale, riporta puntualmente alla mente quello che non sarebbe dovuto accadere, che non si sarebbe dovuto permettere che accadesse, quello che di simile era già accaduto prima, quello che di simile è accaduto dopo e che continua ad accadere. giusto ricordare. giusto celebrare. terribile il fatto che pare non serva a più di tanto, poichè si continua a permettere che robe così succedano. come se le coscienze non fossero già stracolme.

21:44
27 gennaio 2011


admin

Amministratore

messaggi3520

"Mi sono reso conto che non riusciremo mai a debellare dalla Storia il male che gli uomini commettono nei confronti degli altri uomini. Nonostante il trauma di Auschwitz, i genocidi e i crimini contro l’umanità sono continuati nei gulag staliniani, in Biafra, in Ruanda, in Bosnia e altri ne seguiranno ancora."

Queste parole di Moshe Bejski non sembrano lasciare spazio alla speranza. Eppure la sua vita di scampato alla deportazione grazie all’aiuto di Oskar Schindler e la successiva fondazione del Giardino dei giusti, da lui ideato, rappresentano proprio un esempio che esorta a non cedere di fronte all’apparente ineluttabilità del male nel mondo. Ogni albero del Giardino ricorda la vita di un uomo che ha salvato almeno un ebreo dalla persecuzione nazista durante la Shoah.

Il giardino dei Giusti di Gerusalemme si trova nel museo di Yad Vashem e ricorda i Giusti non ebrei che hanno salvato la vita a ebrei o li hanno salvati dalla deportazione durante la Shoah. La commemorazione dei Giusti è effettuata piantando alberi in loro onore.

Moshe Bejski ha dedicato la propria vita a ricercare nel mondo i Giusti che a proprio rischio hanno salvato la vita di numerosi ebrei, può rendere l'idea la portata della sua ricerca se si pensa che tra il 1963 e il 2001 sono stati commemorati circa 20.000 giusti di cui 295 italiani.

dmk



Info per il forum daniela manzini kuschnig' s weblog

Il più alto numero di utenti in linea: 783

Attualmente online:
9 Ospiti

Sta visualizzando Argomento:
1 Ospite

Statistiche del forum:

Gruppi:6
Forum:17
Argomenti:1657
Messaggi: 13100

Utenti attivi:

Hanno partecipato 31 ospiti

E' presente 1 amministratore

I più attivi:

Amministratori:admin (3520 Messaggi)