Questa è la 17° trasposizione cinematografica del libro di Carroll, che è stato tradotto nel 90% delle lingue del mondo.
Tradurre Alice è un'impresa in cui moltissimi autori italiani si sono cimentati; i giochi di parole, le figure retoriche, i proverbi citati ed i continui riferimenti alla cultura inglese, hanno spesso stuzzicato a tal punto la fantasia dei traduttori italiani che ogni traduzione rappresenta un libro a sé. Così come fece Emma Cagli (storica traduttrice di Alice nel paese delle meraviglie) moltissimi autori (fra i quali Aldo Busi) hanno voluto personalizzare ed impreziosire Alice con le loro intuizioni.
Occorre individuare tre traduzioni principali che furono da riferimento per tutte le altre a venire almeno fino agli anni cinquanta:
1872, primissima traduzione italiana ad opera di Teodorico Pietrocola Rossetti, per la casa editrice Loescher di Torino. Fu Carroll stesso a scrivere al suo editore Macmillian di Ermanno Loescher come "my italian friend". Il volume è molto fedele all'originale, tuttavia la qualità di stampa è molto bassa, non si leggono alcune lettere e vi sono parecchi refusi. La traduzione interviene direttamente anche sulle tavole di Tenniel originali. Il testo è arricchito di elementi biografici di Carroll e autobiografici di Rossetti (i due sono stati anche frequentatori) e Rossetti impregna le pagine di spirito risorgimentale ispirato anche dal romanzo storico coevo di Tommaso Grossi "Marco Visconti".
1908, ad opera di Emma Cagli per l'Istituto Arti Grafiche di Bergamo. È la traduzione più melensa, in cui la Cagli depura il linguaggio con moralità forzata e parole meno dure (per esempio, da "porco" a "porcellino"), a volte stravolgendo il senso originale di Carroll. In realtà questa è la traduzione non dell'Alice originale edita da Macmillian ma dell'edizione inglese pubblicata da Heinemann nel 1907, con le tavole di Arthur Rackham. Il linguaggio della Cagli attinge dal patrimonio popolare e sono inseriti proverbi, giochi di parole e altre trovate che originalmente non comparivano.
1913, in traduzione anonima ma si hanno buoni motivi per credere che sia ad opera di Silvio Spaventa Filippi, direttore della collana editoriale milanese in cui questo titolo è inserito. Il traduttore ha sotto gli occhi l'edizione di Pietrocola-Rossetti e ne depura il linguaggio dai toscanismi ed arcaismi da questo aggiunti. Dall'edizione del 1872 mantiene identici i nomi di alcuni capitoli e di personaggi. Ai personaggi tuttavia è dato un nome che ne imita la grafia: Humpty Dumpty diventa Unto Dunto, Mad Hatter diventa Hatta, e così via.