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Jacopone da Todi "Donna del paradiso"

UtenteMessaggio

14:51
31 marzo 2010


Pietro

Ospite

Detto anche “Il pianto della Madonna”.

Una lettura drammatica, adatta al periodo:

15:07
31 marzo 2010


Rose

Ospite

Un brano bellissimo. Grazie, Pietro.

19:04
31 marzo 2010


admin

Amministratore

messaggi3520

Ti ringrazio anch' io, Pietro.

Jacopo de' Benedetti, più noto come Jacopone da Todi, nacque in una nobile famiglia tuderte, presumibilmente tra il 1230 e il 1236. Esercitò la sua professione di notaio nella cittadina, e nel 1267 sposò la contessina Vanna, figlia di Bernardino di Guidone di Coldimezzo.  Un anno dopo durante una festa di ballo, crollò il pavimento e nel tragico evento perì la giovane moglie Vanna.  Questo fatto cambiò la vita a Jacopo de Benedetti, che decise di dedicare la sua vita alla spiritualità. Si ritirò nel piccolo eremo oggi conosciuto come  Santa Maria della Pasquarella, a Rioverci, sulle sponde del Tevere.  Nel 1278 scelse di entrare nella corrente rigorista  dell' Ordine dei Minori Francescani, presso il Conventino di Sant'Angelo in Pantanelli, già fondato da San Francesco d' Assisi, sempre lungo il Tevere verso Orvieto.  Il Convento detto di Pantanelli è conosciuto anche per lo scoglio sul Tevere  dove S.Francesco  parlava ai pesci.

Jacopone da Todi, è conosciuto non solo per la sua vita da mistico , ma è noto soprattutto come poeta e famose sono le sue Laude. Le più famose sono "Il pianto della Madonna" e  "Stabat Mater", quest'ultima presumibilmente scritta proprio nel  convento di Pantanelli. 

Il poeta, traduce l'ansiosa passione umana in figure potentemente drammatiche, poste di fronte al mistero della saggezza divina.

Promotore della corrente francescana dei poveri  al seguito di Celestino V, venne pero' giudicato troppo  rigorista dal successore, Bonifacio VIII, e per questo fu processato a Palestrina , condannato all'ergastolo, ed imprigionato nel carcere conventuale di San Fortunato a Todi. Solo con la morte di Bonifacio VIII, (1303) fu liberato, vivendo poi gli ultimi anni a Collazzone  nell'ospizio dei Frati Minori annesso al convento delle Clarisse, morì la notte di Natale del 1306. 
Restano di lui le belle Laude e lo straordinario messaggio di partecipazione al dolore espresso potentemente nello Stabat Mater.  

dmk

11:05
1 aprile 2010


Pietro

Ospite

Lo Stabat Mater è un testo commovente. Non a caso è stato musicato da centinaia di musicisti.

Stabat Mater dolorósa

iuxta crucem lacrimósa,

dum pendébat Fílius.

Cuius ánimam geméntem,

contristátam et doléntem

pertransívit gládius.

O quam tristis et afflícta

fuit illa benedícta

Mater Unigéniti !

Quae moerébat et dolébat,

pia mater, cum vidébat

nati poenas íncliti.

Quis est homo, qui non fleret,

Christi Matrem si vidéret

in tanto supplício?

Quis non posset contristári,

piam Matrem contemplári

doléntem cum Filio ?

Pro peccátis suae gentis

vidit Jesum in torméntis

et flagéllis subditum.

Vidit suum dulcem natum

moriéntem desolátum,

dum emísit spíritum.

Eia, mater, fons amóris,

me sentíre vim dolóris

fac, ut tecum lúgeam.

Fac, ut árdeat cor meum

in amándo Christum Deum,

ut sibi compláceam.

Sancta Mater, istud agas,

crucifíxi fige plagas

cordi meo válide.

Tui Nati vulneráti,

tam dignáti pro me pati,

poenas mecum dívide.

Fac me vere tecum flere,

Crucifíxo condolére

donec ego víxero.

Iuxta crucem tecum stare,

te libenter sociáre

in planctu desídero.

Virgo vírginum praeclára,

mihi iam non sis amára,

fac me tecum plángere.

Fac, ut portem Christi mortem,

passiónis fac me sortem

et plagas recólere.

Fac me plagis vulnerári,

cruce hac inebriári

et cruóre Fílii.

Flammis urar ne succénsus,

per te, Virgo, sim defénsus

in die iudícii.

Fac me cruce custodíri

morte Christi praemuníri,

confovéri grátia.

Quando corpus moriétur,

fac, ut ánimae donétur

paradísi glória. Amen.

Lo Stabet Mater di Pergolesi è uno dei più apprezzati:



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