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Henrik Ibsen – Casa di bambola

UtenteMessaggio

18:13
3 gennaio 2010


Elina

Ospite

Lilla Brignone nella parte di Nora, protagonista dell'ultima scena di "Casa di bambola" dramma scritto da Ibsen nel 1879 (qui in una versione televisiva del 1958)

18:30
3 gennaio 2010


Elina

Ospite

La riscrittura curata da Leo Muscato del capolavoro di Ibsen, interpretata da Lunetta Savino.

21:26
3 gennaio 2010


Rose

Ospite

Conoscevo quest'opera di Ibsen, Elina. Credo di averne visto la versione televisiva. Certo che il personaggio di Nora si fa apprezzare, per la capacità di ribellarsi alle convenzioni della società in cui vive. E' una femminista ante-litteram che, una volta preso atto della realtà, non è più disposta ad essere solo una 'bambola' col compito di svagare il marito, ma vuole essere un 'individuo' al pari di chiunque altro.

E' un personaggio sempre attuale, col suo desiderio di essere libero fino in fondo.

Grazie, per averlo portato, Elina. Kiss

Credo di preferire la versione più antica, sia per l'interpretazione di Nora (bravissima la Brignone), che perchè penso rappresenti meglio la frattura con le convenzioni sociali, molto forti nell'Ottocento.

22:30
3 gennaio 2010


admin

Amministratore

messaggi3520

Ho letto il testo e ho visto l' opera in televisione. Mi coinvolse moltissimo.

« NORA: Tu non pensi e non parli come l'uomo di cui possa essere la compagna. Svanita la minaccia, placata l'angoscia per la tua sorte, non per la mia, hai dimenticato tutto. E io sono tornata ad essere per te la lodoletta, la bambola da portare in braccio. Forse da portare in braccio con più attenzione perché t'eri accorto che sono più fragile di quanto pensassi. Ascolta, Torvald; ho capito in quell'attimo di essere vissuta per otto anni con un estraneo. Un estraneo che mi ha fatto fare tre figli…Vorrei stritolarmi! Farmi a pezzi! Non riesco a sopportarne nemmeno il pensiero!
HELMER: Capisco. Siamo divisi da un abisso. Ma non potremmo, insieme…
NORA: Guardami come sono: non posso essere tua moglie.
HELMER: Ma io ho la forza di diventare un altro.
NORA: Forse, quando non avrai più la tua bambola. 
»

La vicenda di Nora non è soltanto una polemica sulla condizione femminile del XIX secolo, ma rappresenta anche una testimonianza dell'insopprimibile anelito alla libertà e al vivere pienamente la vita.

"Credo di essere prima di tutto una creatura umana, come te… o meglio, voglio tentare di divenirlo."  

dmk

14:41
4 gennaio 2010


francmec

Ospite

Comprendo che in una conversazione fino ad ora tutta femminile rischio di uscire dal coro, però, personalmente, condivido le acquisizioni più recenti della critica, che appare orientata a giudicare il femminismo di “Casa di bambola” tutto di facciata.

Nora, infatti, sceglie di lasciare il marito non perché egli sia un “marito/padre padrone”, ma, al contrario, lo abbandona proprio nel momento in cui egli non si mostra in grado di svolgere tale ruolo fino in fondo e fino alle estreme conseguenze.
Il “miracolo” che Nora si aspettava e che non è avvenuto, provocando, invece, la disillusione all'origine della svolta, doveva consistere proprio nella disponibilità, da parte del marito, ad assumere su di sé tutto il carico degli errori della moglie, come avrebbe fatto il padre e, in generale, un autentico “dominus”.
Il marito avrebbe dovuto, per farla con le parole di Roberto Alonge, “accorrere al galoppo, bello e intrepido come un San Giorgio”.
Il derogare di Torald a questo compito, quello di sacrificarsi, di espiare le colpe di lei, scatenano la ribellione: in altri termini, non è la “bambola” ad aver acquistato coscienza di sé, ma il suo “padrone” a non esserne più degno.

17:09
4 gennaio 2010


admin

Amministratore

messaggi3520

Ibsen scrive in un suo preludio alla commedia: "ci sono due tipi di leggi morali, due tipi di coscienze, una in un uomo e un'altra completamente differente in una donna. L'una non può comprendere l'altra; ma nelle questioni pratiche della vita, la donna è giudicata dalle leggi degli uomini, come se non fosse una donna, ma un uomo".

Wink

Nora decide di abbandonare il marito in cerca della sua vera identità e, come dice lei stessa ad Helmer, per "riflettere col mio cervello e rendermi chiaramente conto di tutte le cose".

Riflessione che Ibsen così descrive: "Depressa e confusa dalla sua fede nell'autorità, perde la sua fede nella sua correttezza morale e nella sua capacità di crescere i suoi figli. Una madre in una società contemporanea che proprio come certi insetti che fuggono e muoiono quando compiono i loro doveri nella propagazione della loro razza."

dmk

17:50
4 gennaio 2010


Rose

Ospite

Noi apprezziamo molto le voci 'fuori dal coro', Francesco. Rendono la conversazione più interessante. Smile Il punto di vista che porti è … interessante, appunto Embarassed, però a volte i critici vanno molto oltre nella loro analisi dei testi e riescono a far dire all'autore cose che nemmeno lui si rendeva conto di dire Wink ah!ah! ho detto una sciocchezza? No, è così.

19:05
4 gennaio 2010


Elina

Ospite

Nora è un personaggio complesso, tipicamente ibseniano

in apparenza fragile, si rivela, si scopre donna forte e determinata che "apre gli occhi"

davanti a un "presunto amore" retto solo da convenzioni borghesi

Accanto a Nora si muovono altri due personaggi femminili: la sua amica Kristine Linde e la bambinaia Anne-Marie. Kristine è una vedova in cerca di lavoro, poiché il marito non le ha lasciato di che vivere, essendo stato poco accorto nelle proprie operazioni finanziarie. E' abituata ad annullarsi tanto da non essere più in grado di emanciparsi.

Un personaggio che si intravede appena, carico di sofferenza è la bambinaia Anne-Marie: ragazza-madre, per fare la balia di Nora aveva dovuto abbandonare sua figlia.

21:05
4 gennaio 2010


francmec

Ospite

Penso che la critica letteraria sarebbe davvero noiosa se a farla fossero gli autori stessi.
Intendo dire che le intenzioni dello scrittore contano fino a un certo punto, nel senso che l'opera, una volta partorita, rispetto alla sua interpretazione è esposta a tutti allo stesso modo, sottraendo all'autore qualunque privilegio.
Non metto in dubbio che Ibsen, costruendo il personaggio di Nora e affidandolo a quella evoluzione narrativa, mirasse a stigmatizzare la figura di donna priva di personalità, pronamente succube prima del padre e poi del marito.
Ritengo, tuttavia, che l’autore finisca ugualmente con l’inquadrare la protagonista nella struttura psicologica di una donna della società del suo tempo e che gli manchino autentici guizzi di modernità e di anelito al riscatto femminile, tanto più che già nel 1910 Georg Groddeck scrisse un saggio in cui demistificava il femminismo di Ibsen.

Mi sto affannando, ma non c’è nessun maschietto che accorra in mio soccorso?

21:49
4 gennaio 2010


Rose

Ospite

Ci sono un sacco di visitatori magari anche maschi … Se tu riesci a farli intevenire, ti facciamo socio onorario Wink Chevvordì? non lo so. Però io nell'ultima mezz'ora mi sono ritrovata estromessa dal forum, senza poterci rientrare, anche se probabilmente figuravo ancora on-line.

Sono d'accordo con te, sulla lettura indipendente che ciascuno può fare. Smile

22:29
4 gennaio 2010


admin

Amministratore

messaggi3520

Sono del tutto d' accordo, francmecSmile

L' autore partorisce la sua creatura, poi ognuno interpreta con le sue modalità e sulle base del proprio background: da ciò deriva la marea di interpretazioni – soggettive – che fioriscono intorno a tante opere. Tutte valide, tutte più o meno parzialmente contestabili.

Personalmente sono sempre stata per un' interpretazione soft (parlo in generale), non estremizzata, non volta a trovare il classico pelo nell' uovo per analizzarlo.

Ma è solo una mia impostazione di lettura e di analisi.

In ogni caso questo specifico lavoro teatrale pare, a grandi linee, rappresentare una forte messa in discussione dei tradizionali ruoli dell'uomo e della donna nell'ambito del matrimonio durante l'epoca vittoriana. 

Il personaggio LUI è rivolto al mantenimento del suo "decoro", preoccupato di sé e della propria reputazione. Al punto da non "capire", e neanche trovare la volontà di farlo, l' errore di Nora. Anzi. La bambola, cercando di far bene, ha sbagliato e questo la rende indegna. Piena atmosfera vittoriana.

La ribellione di Nora, chiamiamola così, il suo allontanarsi, costituisce l' elemento deflagrante vero e proprio, la rottura con un cliché sociale che  voleva la donna – moglie consacrata in un ruolo inamovibile e immutabile: non si lasciava mai un marito. E forse qui occhieggia il femminismo: forse, poiché, in realtà, ho sempre pensato che significasse qualcosa di più.  Laugh

dmk

23:15
4 gennaio 2010


Manfredi

Ospite

direi che Ibsen propone la discussione e il dibattitto come punti salienti delle sue opere teatrali.

così, in "Casa di bambola" apre la strada al dramma dell'individuo borghese contemporaneo, all'analisi delle difficoltà da lui provate nel rapportarsi ad una realtà in cambiamento dove il peso delle convenzioni e delle sovrastrutture grava sulla coscienza del singolo impedendogli di essere se stesso.

"Casa di bambola", mi pare profondamente radicata nella realtà del vivere borghese, nelle sue meschinità e falsità  incarnate dal marito di Nora, Torvald e dal suo spasmodico bisogno di rispettare le convenienze esteriori, a tutti i costi.

tutto ciò si lega anche, ovviamente, al problematico ruolo della donna nella famiglia borghese di fine secolo, alla sua condizione subalterna che Ibsen mette in discussione. Nora è la tipica figura femminile ibseniana che scopre l'inautenticità del suo matrimonio, del suo ruolo nella famiglia, del proprio vivere nel suo complesso.

Ibsen smaschera quanto di falso ci sia nel vivere quotidiano che tutti, più o meno consciamente, accettano.  e questo mi pare l' elemento portante di tutto il lavoro.



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