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Nicanor Parra: L’uomo immaginario

UtenteMessaggio

15:35
24 luglio 2009


admin

Amministratore

messaggi3520

L'uomo immaginario
vive in una dimora immaginaria
circondata da alberi immaginari
sulla riva di un fiume immaginario

Dai muri che sono immaginari
pendono antichi quadri immaginari
irreparabili crepe immaginarie
che rappresentano fatti immaginari
avvenuti in mondi immaginari

Tutte le sere immaginarie
sale per le scale immaginarie
e si affaccia al balcone immaginario
a guardare il paesaggio immaginario
che consiste in una valle immaginaria
circondata da colli immaginari

Ombre immaginarie
vengono per il sentiero immaginario
intonando canzoni immaginarie
al tramonto del sole immaginario

E le notti di luna immaginaria
sogna la donna immaginaria
che gli offrì il suo amore immaginario
torna a provare lo stesso piacere immaginario
e torna a palpitare
il cuore dell'uomo immaginario

 Nicanor Parra

 

Nicanor Parra è una leggenda vivente della poesia cilena. Di formazione scientifica (fisica quantica e cosmologia),  viaggia negli Stati Uniti e in Gran Bretagna. Queste esperienze gli consentono di affinare la sua passione letteraria grazie all'influenza della poesia di Eliot, di Pound e dell'adorato Walt Whitman, ma gli permettono anche di entrare in contatto con le società tecnologicamente più avanzate.
Rispondendo alle esigenze e alle aspettative della cultura cilena del tempo – permeata da un ermetismo e da un'eccessiva letterarietà – Nicanor Parra sceglie di scrivere in un linguaggio colloquiale, che privilegia i temi popolari ed è più vicino al pubblico e alle sue inquietudini. Il ruolo del poeta, celebrato dalla tradizione del suo Paese (Vicente Huidobro, Pablo Neruda) come creatore semi-divino e guida del popolo, diventa nella poesia di Parra quello di un uomo comune e di una figura ironica e impertinente. Il linguaggio prosastico dei suoi versi abbonda di espressioni popolari e satiriche, dove le espressioni tradizionalmente poetiche si mescolano a immagini grottesche di sapore surreale, dando vita a un'"antipoesia", fino a "protestare", nel tono sarcastico e corrosivo che gli è proprio, contro la fama tardiva o addirittura postuma, contro l'inutilità sociale e pragmatica della poesia. Ironia e scherno amaro sono alcuni fra gli elementi caratteristici del suo poetare. 

Per mezzo secolo 
La poesia fu 
Il regno dello scemo integrale. 
Finché non arrivai io 
Con le mie montagne russe. 
Salite pure, se vi va. 
E' chiaro che non rispondo se scendendo 
Butterete sangue da naso e bocca.  

dmk

23:37
24 luglio 2009


Manfredi

Ospite

è dissacrante, eh? ha anche un certo gusto dell' humour noir. Ma è la caratteristica che lo fa interessante, l' andare contro corrente, cercando di abbattere come birilli certezze consolidate o ipotesi accademiche. Una figura letteraria che può suonare anomala e scomoda…

Riflessioni

Cos'è l'uomo
si domanda Pascal:
una potenza di esponente zero.
Nulla
paragonato al tutto
Tutto
se si paragona al nulla:
nascita più morte:
rumore moltiplicato per il silenzio:
media aritmetica fra il tutto e il niente. 

13:51
26 luglio 2009


Rose

Ospite

Irriverente ed ironico:

Padre nostro 

Padre nostro che sei nei cieli
pieno di ogni genere di problemi
con l'espressione corrucciata
come se fossi una persona qualunque
non pensare più a noi.

Capiamo che tu soffra
perché non riesci a mettere le cose a posto.

Sappiamo che il Demonio non ti lascia tranquillo
distruggendo tutto quel che costruisci.

Lui ride di te
ma noi piangiamo con te.

Padre nostro che sei dove sei,
circondato da angeli sleali,
sinceramente
non soffrire oltre per noi.

Devi capire
che gli dei non sono infallibili
e che noi sappiamo perdonare tutto.

14:01
26 luglio 2009


Rose

Ospite

Non assomiglia a Giorgio Albertazzi, qui?

Mah! Credo che questi personaggi siano da vedere nel panorama del '900, quando tutte le forme artistiche divennero anti-qualcosa.

Il risultato, nel poco che ho letto della sua poesia, non mi prende molto.

Ah, il tipo è fratello di Violeta Parra. Surprised

17:55
26 luglio 2009


admin

Amministratore

messaggi3520

Assomiglia! assomiglia…Smile

senz' altro hai ragione: trova la sua collocazione nell' ambito dei movimenti “anti” del 900, e, aggiungerei, in particolare quelli riferibili allo stato della cultura e della società del suo paese d' origine, il Cile, dove predominava un' estrema aderenza a un gusto accademico, metaforico, estetico. Parra si diversifica dalle correnti letterarie cilene del suo tempo, rifiutando tutto ciò e rivalutando il linguaggio “comune” e il folklore. 

Non avevo postato il Padre nostro, proprio per la sua irriverenza nell' umanizzazione –  detronizzazione di Dio, anche se penso che sia una delle sue migliori composizioni. Il verso finale, nel capovolgimento dei ruoli e nella sua assoluta falsità (l' uomo non è portato a perdonare!), varrebbe da sola un' indagine.Laugh

p

dmk

14:42
28 luglio 2009


Rose

Ospite

Sì, io credo che sia così paradossale, da essere solo una provocazione … come il linguaggio semplice e ripetitivo di alcune poesie, come L'uomo immaginario. Ho cercato di ascoltarne la lettura su youtube: una pizza!

Provocazioni, semplici provocazioni, a parer mio.

15:22
29 luglio 2009


stella

Ospite

A.PALAZZESCHI

E LASCIATEMI DIVERTIRE
(canzonetta)

Tri tri tri,
fru fru fru,
ihu ihu ihu,
uhi uhi uhi!

Il poeta si diverte,
pazzamente,
smisuratamente!
Non lo state a insolentire,
lasciatelo divertire
poveretto,
queste piccole corbellerie
sono il suo diletto.

Cucù rurù,
rurù cucù,
cuccuccurucù!

Cosa sono queste indecenze?
Queste strofe bisbetiche?
Licenze, licenze,
licenze poetiche!
Sono la mia passione.

Farafarafarafa,
tarataratarata,
paraparaparapa,
laralaralarala!

Sapete cosa sono?
Sono robe avanzate,
non sono grullerie,
sono la spazzatura
delle altre poesie

Bubububu,
fufufufu.
Friu!
Friu!

Ma se d'un qualunque nesso
son prive,
perché le scrive
quel fesso?

bilobilobilobilobilo
blum!
Filofilofilofilofilo
flum!
Bilolù. Filolù.
U.

Non è vero che non voglion dire,
voglion dire qualcosa.
Voglion dire…
come quando uno
si mette a cantare
senza saper le parole.
Una cosa molto volgare.
Ebbene, così mi piace di fare.

Aaaaa!
Eeeee!
Iiiii!
Ooooo!
Uuuuu!
A! E! I! O! U!

Ma giovanotto,
ditemi un poco una cosa,
non è la vostra una posa,
di voler con così poco
tenere alimentato
un sì gran foco?

Huisc…Huiusc…
Sciu sciu sciu,
koku koku koku.

Ma come si deve fare a capire?
Avete delle belle pretese,
sembra ormai che scriviate in giapponese.

Abì, alì, alarì.
Riririri!
Ri.

Lasciate pure che si sbizzarrisca,
anzi è bene che non la finisca.
Il divertimento gli costerà caro,
gli daranno del somaro.

Labala
falala
falala
eppoi lala.
Lalala lalala.

Certo è un azzardo un po' forte,
scrivere delle cose così,
che ci son professori oggidì
a tutte le porte.

Ahahahahahahah!
Ahahahahahahah!
Ahahahahahahah!

Infine io ò pienamente ragione,
i tempi sono molto cambiati,
gli uomini non dimandano
più nulla dai poeti,
e lasciatemi divertire!

Azzardo molto se mi ricorda un pò il movimento futurista di Marinetti?

Anche loro volevano sovvertire le regole della società e della cultura Embarassed.

Mah!

Proff. non datemi un 3ConfusedEmbarassedEmbarassed

15:44
29 luglio 2009


Gio

Ospite

Chi sono ?                

Son forse un poeta?
No, certo.
Non scrive che una parola, ben strana,
la penna dell'anima mia:
<<follia>>.
Son dunque un pittore?
Neanche.
Non ha che un colore
la tavolozza dell'anima mia:
<<malinconia>>.
Un musico, allora?
Nemmeno.
Non c'è che una nota
nella tastiera dell'anima mia:
<<nostalgia>>.
Son dunque… che cosa?
Io metto una lente
davanti al mio cuore
per farlo vedere alla gente.
Chi sono?
Il saltimbanco dell'anima mia.
(Aldo Palazzeschi)

15:59
29 luglio 2009


Gio

Ospite

Il poeta       
Il poeta ha le sue giornate
contate,
come tutti gli uomini; ma quanto,
quanto variate!

L'ore del giorno e le quattro stagioni,
un po' meno di sole o più di vento,
sono lo svago e l'accompagnamento
sempre diverso per le sue passioni
sempre le stesse; ed il tempo che fa
quando si leva, è il grande avvenimento
del giorno, la sua gioia appena desto.
Sovra ogni aspetto lo rallegra questo
d'avverse luci, le belle giornate
movimentate
come la folla in una lunga istoria,
dove azzurro e tempesta poco dura,
e si alternano messi di sventura
e di vittoria.
Con un rosso di sera fa ritorno,
e con le nubi cangia di colore
la sua felicità,
se non cangia il suo cuore.

Il poeta ha le sue giornate
contate,
come tutti gli uomini; ma quanto,
quanto beate!
(Umberto Saba)

16:36
29 luglio 2009


admin

Amministratore

messaggi3520

Palazzeschi è scrittore dal temperamento focoso e ribelle, quasi un provocatore di professione, non solo per le sue originalissime forme di scrittura ma anche perché propone una lettura della realtà molto particolare, rovesciata rispetto al modo di pensare comune. 

Fu amico di Marinetti (e brava, Stella!)Laugh e aderì al Futurismo, collaborando con Lacerba (la rivista del movimento). Si distaccherà dal Futurismo solo vicino allo scoppio della 1° guerra mondiale, ponendosi come pacifista non – interventista (al contrario dei futuristi).

Resta il fatto che dei futuristi ammira la lotta contro le convenzioni, gli atteggiamenti di palese provocazione tipici del gruppo, le forme espressive che prevedono la "distruzione" della sintassi, dei tempi e dei verbi (per non parlare della punteggiatura) e propongono "le parole in libertà".

Personalmente amo il Palezzeschi del romanzo Le sorelle Materassi.Smile

Vi ricordate Rio Bo? ai miei tempi la facevano studiare: sempre!

Tre casettine
dai tetti aguzzi,
un verde praticello,
un esiguo ruscello: Rio Bo,
un vigile cipresso.
Microscopico paese, non è vero?
Paese da nulla; ma però,
c'è sempre di sopra una stella,
una grande magnifica stella,
che a un di presso
occhieggia con la punta del cipresso
di Rio Bo.
Una stella innamorata! Chi sa
se nemmeno ce l'ha
una grande città. 

dmk

16:41
29 luglio 2009


admin

Amministratore

messaggi3520

Chi sono?

"… c'è qui una demistificazione sofferta della condizione del poeta; certo, sminuita rispetto alle esaltazioni dannunziane (e anche pascoliane), ma vista come ancora capace di esprimere un'esperienza patetica aristocratica, una follia e una malinconia che appaiono ancora un segno d'eccezionalità in una società meschina che non chiede più nulla alla poesia. L'immagine finale del saltimbanco [...] è pur sempre un'immagine di libertà, di gioco magari pericoloso, ma che rifiuta la necessità imposta dal conformismo, anche se appare chiusa in una solitudine malinconica di sradicato".


Mario Pazzaglia

c' è, mi pare, un accenno a una richiesta di corrispondenza, se non di condivisione dello status di poeta…

dmk



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