Ti ringrazio Daniela. Mi sento di parlare di Francesca, perché le mie poesie sgorgano dallla vita di tutti i giorni e dalla morte di tutti i giorni. Non ho bisogno di inventarmi niente.
Francesca era mia cognata che ci è mancata a novembre, una figura forte della famiglia di mio marito. Una persona diretta che mica te la mandava a dire, però nel contempo ti dava pure la possibilità di contraddirla. Insomma, una persona speciale.
Ostetrica, dunque, molte vite ha raccolto nelle sue mani, ha aiutato me a partorire la mia prima figlia, eppure Natura la fece sterile.
Adottò una bambina, che adesso a sua volta è madre, non sa che Francesca non è sua madre biologica, si è portato nella tomba questo segreto confidando in noi, che sappiamo, di stare zitti. E io sto zitta, perché non è forse più forte la madre che cresce una creatura con tanto amore come ha fatto Francesca, in confronto alla madre che una volta partorito il figlio si rifiuta di essere tale, a che servirebbe svelare una verità che sconvolgerebbe una vita? O, forse la figlia sa, e non dice.
Ce ne sarebbe da raccontare sulla figura eccezionale di Francesca, che oltrettutto ha mantenuto suo marito in salute, in stato uno di ictus per tanti anni.
Con Francesca ho avuto dall'inizio un rapporto di pathos particolare, proprio perché avevo capito che sotto la sua dura corteccia, c'era una grande Anima. E allora, siccome mi mancava dedicarle qualcosa di mio, stamattina mi sono svegliata pensando a lei e questo ho scritto.
Buona notte, Daniela.
Carmen