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L'altra prospettiva, capitolo II: il collegio

UtenteMessaggio

22:43
8 gennaio 2011


Carmen

Ospite

Il collegio Pio IX era situato in un grande edificio tra la via San Giovanni in Laterano e la parallela via Labicana, recintato da mura alte, che sembravano proteggere un mondo a parte, e da dove spuntavano il campanile della chiesa interna e i rami dei pini del giardino.
Era a due passi dal Colosseo e da piazza San Giovanni.  Ci si poteva andare a piedi.

Quando Patrizia io e mamma varcammo la soglia del grande portone, ci venne incontro la suora “portinaia” che ci fece accomodare nel “parlatorio”, dove ci raggiunse la madre superiora. Dopo le presentazioni e i primi approcci con la suora, la suora ci portò a visitare il collegio.

Al pian terreno c’era un enorme salone che veniva aperto per le grandi occasioni. Aveva un pavimento di marmo così lucido che sembrava uno specchio e con un arredamento piuttosto austero, di stile antico.

Attraversammo il cortile ed entrammo in una sala adibita al cinema e al teatro con il palco chiuso da  lunghe tende di velluto rosso. La madre superiora ci spiegò che la domenica si proiettavano dei film e che le ragazze, che studiavano anche recitazione, si esibivano alla fine dei trimestri.

Lo trovavo fantastico.

Passammo poi al “refettorio” dove erano disposti due lunghi tavoli con quaranta sedie, in fondo c’era la cucina.  Poi, uscimmo  nel giardino pieno di alberi di limone e di aranci, di Pini e di fiori, divisi da un vialone. Da una parte c’era pure un pollaio recintato. Noi ci meravigliammo tutte e tre, perché non ci si aspetta un giardino del genere nel centro della città. La suora poi ci condusse alla chiesetta, che aveva anche un’uscita che dava sulla strada. Poi salimmo due rampe di scale, anch’esse con scalini di marmo, e arrivammo al pianerottolo del primo piano, dove da un lato c'era l'accesso al “dormitorio”. Quaranta letti con relativi comodini ed armadietti. I bagni stavano in fondo, accanto la stanza dell’infermeria che ospitava le ragazze quando erano malate.

Notai che tutte le grandi finestre del palazzo erano talmente in alto che non ci si poteva affacciare, senza salire su una sedia.

Dall’altro lato del pianerottolo, si arrivava allo studio con quaranta banchi e una cattedra rialzata da un piano di legno. Era il posto della suora che sorvegliava sulle ragazze, mentre studiavano.  Accanto allo studio c’erano i bagni, erano tre.

Quasi mi perdevo in mezzo a tale vastità e presi la cosa in modo positivo, perché ero curiosa., quando mamma ci salutò con la promessa che sarebbe ritornata l’indomani.

Patrizia ed io salimmo al piano superiore accompagnate dalla suora. Ci assegnò i posti letto, uno accanto all’altro,  e dopo aver sistemato  gli indumenti negli armadi indossammo il grembiule nero con il colletto bianco, “l’investitura del collegio”, pensai.  Avevamo anche una divisa per le occasioni speciali che consisteva in un vestito a pieghe larghe lungo fin sotto le ginocchia di colore blu e un cappotto, che a me parveva simile a quello che portano i militare, solo che il nostro era sempre di colore blu.

Avevo capito che i colori dominanti in questo ambiente era il nero e il blu, a parte il meraviglioso drappo di velluto rosso della sala del cinema e del teatro.

E mentre Patrizia ed io stavamo lì ancora un po’ confuse, il silenzio del luogo fu interrotto dallo schiamazzo delle ragazze che uscivano dalle classi.

Le classe delle elementari e delle medie erano situate al pianterreno, mentre la scuola magistrale era esterna. Un pulman privato portava le ragazze più grandi in via Gallia, sempre in compagnia di una suora, dove c’era un’altra sede delle monache.

In questo luogo, che doveva essere una breve permanenza, vissi per otto anni.

 

(continua)

08:04
9 gennaio 2011


OmarBunfai

Ospite

Ottima la prosa, limpida e fluente come da tuo stile.

Anch'io ho fatto le medie dai SAlesiani e mi sono ritrovato nel tuo sentire.

Autoritarismo e repressione degli istinti da una parte, ma anche imparare la disciplina e cominciare la ricerca del Sacro, ricerca ineludibile per l'essere umano.

Ricordo le botte ma ricordo anche che mi facevano vedere dei film bellissimi e che con lo studio massiccio mi avvicinarono al mio amato mondo dei libri.

In terza media lessi per la prima volta i Vangeli da solo -cosa che i padri salesiani sconsigliavano vivamente anche ai nostri genitori! Solo loro dovevano essere i soli intermediari con Gesù, i furbastri…- per ribellione alla messa giornaliera che dovevo subire, e ci capii poco e niente, tranne che per un episodio: Gesù che salva la MAddalena dalla lapidazione.

A quei tempi leggevo tutto Salgari, il mio primo gramde amore -mai rinnegato- letterario, e nella mia fantasia sovrapposi Gesù con Sandokan, un grande eroe!

Ma la cosa che mi sbalordiva era che questo eroe palestinese non prendeva a colpi di macete gli imperialisti inglesi, ma si lasciava massacrare per amore dei suoi amici.

Non prendeva ma offriva la sua vita.

Ci vollero tanti anni ed esperienze personali per capirlo, per me che come sai sono più Sandokan che Gesù.

Ma penso che senza il colleggio questi fecondi germogli della mia anima non sarebbero mai nati.

Alla prossima puntata, cara amica.

17:49
10 gennaio 2011


admin

Amministratore

messaggi3520

Non ho sperimentato la vita del collegio, né come allieva, né come insegnante. Ne ho sentite tante in proposito, di belle e di brutte (queste ultime in maggioranza, devo dire, tipo l' eccesso di rigidità nel comportamento e nel pensiero, le punizioni, anch' esse eccessive, ecc). Immagino che ci siano diversità fra i diversi collegi anche in riferimento alle "regole" da seguire e alla loro applicazione. Hai reso benissimo l' atmosfera del tuop collegio (per esempio sottolineando i colori dominanti: blu e nero con l' unica eccezione del rosso vivo del teatro) e hai espresso bene il tuo senso di meraviglia di fronte alla vastità del luogo… aspetto il seguito, CarmenLaugh 

PS: per Omar

Anch' io sono stata e sono una fan di Salgari e ancora penso che i suoi tigrotti siano indimenticabili, anche se non ho mai fatto nessun raffronto fra Sandokan e Gesù…Wink 

dmk

18:53
10 gennaio 2011


Carmen

Ospite

Vero Omar, anche l'esperienza del collegio serve se prendiamo l'esperienza come motivo di crescita.

Vedo che poi i collegi non sono tanto diversi, anche a noi venivano proiettati dei film, soprattutto storici e religiosi. Accadeva soprattutto quando dovevamo festeggiare la "Madre Provinciale" (ehi sì perché c'era una bella gerarchia pure tra le suore) per scegliere un film che potesse piacere alla suora. Avrò visto "La Tunica" mille volte.

 

A parte gli studi, non mi piacevano i libri che mi proponevano di leggere le suore, fu allora incominciai a lavorare sulla scrittura, la fantasia non mi mancava e non ho mai avuto difficoltà ad estraniarmi dagli altri,  quando sono impegnata in qualcosa che mi piace.

 

Comunque, certo è che a mio avviso il collegio può temperare il carattere.
Ho trovato la disciplina non solo in collegio ma anche nella musica e nella scrittura.

Grazie Omar e a presto!

 

Carmen

18:58
10 gennaio 2011


Carmen

Ospite

Una cosa offre il collegio che fuori dalle sue mura difficilmente incontri dopo: la solidarietà!

Eravamo molto solidali tra noi ragazze e se potevamo aiutarci lo facevamo senza problemi.

Grazie Daniela !

 

Carmen  

22:56
10 gennaio 2011


Manfredi

Ospite

é vero, ci sono ambienti che promuovono solidarietà più di altri e i collegi sono fra questi. sarà la lontananza dalla famiglia, sarà il bisogno di far gruppo per sentirsi spalleggiati e sostenuti, resta il fatto che vi si trova solidarietà. vero é che non sono mancati esempi negativi, anche qui, ma si tratta di fenomeni sporadici e assolutamente limitati. 

continua, eh, Carmen! Laugh

Omar, dmk, a me piaceva Yanez con la sua sposa Surama….



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