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LA PROCESSIONE DEGLI UCCELLI GIGANTI

UtenteMessaggio

06:08
28 ottobre 2010


OmarBunfai

Ospite

Non so come tutto cominciò.
Non so se parliamo di Sogno, di Incubo o di un’altra Realtà parallela.
So solo che vi racconterò quello che ho visto.

Sono in una caverna, molto umida, e mi sto svegliando da un lungo sonno.
Dall’apertura filtra una luce abbagliante e sento un vociare diffuso, un rumore di fondo come quello fatto da una folla di persone in una spiaggia marina estiva.
Riparandomi lo sguardo col palmo della mano, fuoriesco dall’antro e mi trovo in mezzo ad un allegro frastuono di attività umane.

 

Intorno a me sono tutti nudi, ma di una nudità che non ha niente di morboso o pornografico.
Intorno a me avverto una calma esaltazione; niente di febbrile o affrettato, direi solo un ponderato esercizio d’espressione sensuale.
Davanti a me, oltre una siepe, scorgo una bizzarra e festosa processione circolare di animali familiari come l’asino ed esotici come la pantera, cavalcati da un gruppo di giovani turbolenti ed esultanti.
Stanno girando intorno ad una sorgente che so per certo, essere la Fontana della Gioventù.
Sopra il carosello dei ragazzi scatenati, l’aria tersa del cielo è popolata di strane creature ibride, metà aquila e metà delfino.

Mi rendo conto di trovarmi in mezzo ad una meravigliosa flora tropicale di fiori e frutti sgargianti e piante millenarie.
Altre persone, senza veli come il sottoscritto, sono dedite ad abbracciare enormi fragole o a sbocconcellare esorbitanti more, zucche e angurie, rotonde e turgide fino a scoppiare di semi e di polpa.

Improvvisamente, da un laghetto incuneato in questa lussureggiante foresta equatoriale, ecco incedere un’incredibile processione di giganteschi uccelli, grandi come elefanti.
La parata è guidata da un Frosone alto almeno tre metri, che annuncia:

“Venite a noi, figli della Gran Madre Antica.
Noi siamo i Portatori di Vita, proveniamo dal Sacro Uovo creatore del Suono e conosciamo la potenza del volo.
Il tempo dei preliminari è finito.
Vi portiamo il cibo della vitalità. La festa abbia inizio!”.

Gli Uccelli –oltre al Frosone: un’anatra, un albatro, un’oca, un’upupa, due picchi e una civetta- si portano verso alcuni gruppi di ragazzi discinti e cominciano a imboccarli con pezzetti di mora e di lampone o con spicchi di mandarino o d’arancia.
Io sono avvicinato da una grande Civetta, che mi porta a volo sul suo dorso, su un’alta Torre d’osservazione. Si raccomanda:

 

 

-Tieniti ben abbracciato alle mie ali e osserva quanto succede in questo giardino chiamato Regno Millenario.
Col becco affilato mi posa una foglia di platano sul capo e, telepaticamente, m’intima di guardare le scene del Regno, emozionandomi in silenzio, senza disturbarla con domande inutili.
Mi trasmette un ultimo messaggio mentale:
“La chiave di questo Regno sta nel fatto che le cose naturali sono sacre e non turpi.
Quando quello che vedi ti sgomenta o ti stupisce, ricordalo! E sii coraggioso, figlio mio.”

Allora sento nascere nel mio cuore una possente intuizione:
“Per il puro, tutto è puro. Per il distorto, tutto è perverso.”
Provo un sentimento di serena compartecipazione con tutti quei giovani scatenati intorno a me.

La prima scena che noto è un’alta pianta di cardo che si staglia al centro del giardino.
Sul suo fiore azzurro è posata una farfalla della specie Aglossa.
Alle spine di questo arbusto e a quelle ali colorate, lievemente battenti, guardano tutte le coppie e i gruppetti di giovani festanti.
Inoltre, questi amanti e i giocondi sbarazzini adorano in raccoglimento fiori e frutti esorbitanti, e tutto il clima è come saturo e grondante di linfa vegetale, di umida fertilità e d’energia propulsiva.
Essi sono chini su fiori in boccio, mangiano frutti di bosco e grappoli d’uva; portano sulle spalle mirtilli giganti o tentano di entrare in colossali cucurbitacee.
Man mano che i miei occhi si abituano a questo pazzesca baraonda, mi colpiscono degli atteggiamenti particolari.

 

Sotto la Torre vedo scene d’amore struggente e di dolore lacerante.
C’è un adolescente riverso a terra, supino.
In uno spasmo ha piegato le gambe e le braccia spalancate in un abbraccio totale, cercando disperatamente aiuto.
E’ chiaro che sta soffrendo, sta male.
Una seconda ragazza lo soccorre: con una mano, pone leggermente due dita sul suo polso, per sentirne le pulsazioni cardiache.
Un terzo ragazzo allunga, con un’espressione serena dipinta sul volto, l’indice verso lo stelo del cardo, sul cui fiore freme la farfalla.

Vedo una giovane coppia sdraiata in un verde prato, nell’abbandono di un dolce far niente estivo.
Il ragazzo, coricato sulla pancia, perla a una ragazza rilassata e sorridente, con la testa morbidamente appoggiata sulla mano sinistra.
Costei lo ascolta, con timida esitazione, mentre lui le appoggia con delicatezza il palmo della mano nell’incavo del suo braccio.
Con lo sguardo ammicca alla grande Aglossa, palpitante sul cardo.

Ricorre in queste due scene, come in altre circostanti, quel gesto di gentile benedizione delle fresche pulsazioni sanguigne.
La Civetta mi trasmette il nome del rito: il Mistero del Sangue.
Una consacrazione della vitalità e delle affinità elettive –fisiche e spirituali- che legano gli amici e le coppie del giardino della Signora Terra.
In questo Mistero avverto l’impulso alla tenerezza che è nascosto in ogni essere umano.
Non si tratta del moralismo che costringe a osservare regole di cui non si è convinti.
Non parlo di astratta solidarietà che sa di ricatto o di tolleranza che sa di faticosa sopportazione.
Avverto solo una dinamica pura di premura e cura di sé, connaturata all’animo umano; un saper piangere dei propri sbagli e dei propri giorni andati, per mettersi nei panni degli altri e capirli meglio.

Tutti guardano alla farfalla Aglossa.
Radio Civetta dice: lei è il Mistero dell’Anima: una promessa di ristoro e di sollievo; dopo essere stata bruco, strisciante al suolo, essa si libera dalla sua prigione di seta chiamata crisalide.
La lacera e prende il volo verso l’aria libera e azzurra del cielo.

Mi arriva un altro richiamo dalla Nottola gigante:
-Muori e divieni!
Termina e ricomincia da capo!
Quante volte sei già morto!
Se tu riesci a ricordare la prima delle tue diecimila fini, hai vinto la paura e conquistato la tenerezza!

La Civetta, con il suo sguardo che attraversa le tenebre, incarna la sapienza dei Misteri del Sangue e dell’Anima e la penetrazione dell’occulto Mistero della Fine.
La Civetta ha conosciuto tutto questo all’inizio dei Mondi, istruita dal sacro OM venuto del Suono.
Essa fa parte degli esseri da sempre sapienti e iniziati alla conoscenza della Fine e al suo superamento.

 

21:57
28 ottobre 2010


Manfredi

Ospite

e mi è venuto a mente l' Eden di BoschWink

lo leggo come un affondo al moralismo gretto che non ha a che vedere né con la morale, né con l' etica, ma solo con la meschinità della mente.

nel finale, con il " muori e divieni" mi è suonato il campanello della metempsicosi, del morire e rinascere reincarnandosi, del πάντα ῥεῖ eracliteo… di un divenire perenne dove tutto fluisce rinascendo trasformato. ci sono diversi motivi interpretativi, Omar.

05:17
29 ottobre 2010


OmarBunfai

Ospite

Il quadro in questione, caro Manfredi, è il "Trittico delle Delizie", dello straordinario quanto misterioso pittore fiammingo Hieronimus Bosch.

Io ho sempre adorato l'ipotesi del critico Wilhelm Fraenger - ti consiglio il suo "Regno Millenario", edizioni Abscondita"io ho divorato anche gli altri suoi libri su Bosch, imperdibili- , per la quale Bosch era un membro della setta eretica "Fratelli e Sorelle del Libero Spirito".

Le sette eretiche cristiane come fiumi sotterranei percorsero il Medioevo per sbucare fuori dalle prigioni di roccia e di fuoco dei roghi nel Rinascimento della Pittura e dell'Anima liberata dell'individuo.

Questi si denominavano così perchè credevano di incarnare lo Spirito Santo, e sebbene immersi nella carne e nei suoi desideri, erano convinti che la Fede e la Pietà per il prossimo li rendesse immuni dal peccato.

Essi credevano di vivere già sulla terra lo stato paradisiaco di innocenza, e Bosch rappresenta in questo capolavoro la felicità paradisiaca della creatura unita a Dio e riconcilata con la natura.

Tutto questo è simboleggiato dal Gesù creatore che è Dio e si stringe amichevolmente ad Adamo seduto che contempla Eva, ignudi e innocenti.

Ovviamente, nel pannello a destra viene raffigurato l'uomo che non riesce ad amare e il Male assoluto che ne deriva.

Non avere il senso del Male nel medioevo, come sempre, non era certo possibile.

Insomma, un mondo affascinante quello di Bosch e delle correnti eretiche cristiane che credevano alla Resurrezione della carne ora ,adesso e quì.

Un'altra di quelle affascinanti Utopie sulle quali m'intriga scrivere.

 

Ciao e a rileggerci

21:59
29 ottobre 2010


admin

Amministratore

messaggi3520

dmk

18:47
31 ottobre 2010


Manfredi

Ospite

Non parlo di astratta solidarietà che sa di ricatto o di tolleranza che sa di faticosa sopportazione.

Avverto solo una dinamica pura di premura e cura di sé, connaturata all’animo umano; un saper piangere dei propri sbagli e dei propri giorni andati, per mettersi nei panni degli altri e capirli meglio.

qui suona la nota dolente – per me -. ci pensate a quanto poco ci vorrebbe per stabilire dei rapporti decenti, se solo ci si mettesse in testa di cercar di mettersi nei panni degli altri?

non occorrerebbero percorsi filosofici di difficile comprensione, occorrerebbe solo far spesso ricorso al buon senso.

invece no. off limits.

23:02
31 ottobre 2010


admin

Amministratore

messaggi3520

Nel nostro tempo, parlando in senso generale, il buon senso sembra finito in un qualche pozzo nero. Profondissimo. E, naturalmente, questo vale anche per il mettersi nei panni altrui.

dmk



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